A vent’anni aveva un sogno: laurearsi in Giurisprudenza e fare l’avvocato. Vent’anni dopo si apprestava a riordinare la vecchia casa di Agrigento – glielo aveva chiesto il papà – quando lo sguardo di Carmelo Sardo si posò su un vecchio baule, “come quelli che conservavano le nostre nonne, che ci mettevano dentro la dote della figlia femmina”. Lo aprì e tornarono a galla i ricordi di un 21enne che lo Stato strappò per qualche mese agli studi, spedendolo a fare il servizio militare in un carcere di massima sicurezza in mezzo al mare, nell’isola di Favignana. Non avrebbe mai scommesso che quella esperienza sarebbe diventata un libro.
Sardo, caporedattore del TG5 e scrittore per passione, è legato al suo primo romanzo da un amore viscerale. Si chiama “Vento di tramontana” e torna in libreria a dieci anni dalla prima pubblicazione: “Tutto ciò di cui parlo è una storia drammaticamente vera – spiega l’autore – Non c’è una sola cosa inventata, se non il finale. A vent’anni ho vissuto uno svezzamento umano come pochi. Sono passato da una vita comune – capelli al vento, in moto senza casco, fidanzatine varie – a intere notti trascorse dentro un super carcere, ad ascoltare i drammi dei detenuti, molti dei quali ergastolani. Quando ho terminato il servizio militare e sono tornato alla quotidianità, mi sono reso conto che quella esperienza mi aveva segnato tantissimo”.
Ma l’idea di farci un libro è legata a una maturità diversa, quella di un giornalista quarantenne, e al baule di cui sopra. Al suo interno Sardo ritrova una sacca verde e quattro quaderni su cui sono appuntati, minuziosamente, i ricordi dell’epoca: “Sembra quasi un romanzo nel romanzo. Sono rimasto incantato, perché la mente tende a rimuovere. Così ho cominciato a leggere e rievocare quei momenti. Quando andavo a fare il servizio nella garitta del carcere, portavo con me i quaderni, ben nascosti nei pantaloni. Dovevo passarci due ore a notte, e in quell’arco di tempo cominciavo a scrivere tutte le confidenze dei detenuti: c’è chi mi raccontava di aver ammazzato la moglie, chi di aver sventrato l’amante”.
Un romanzo di formazione, scritto in una forma lieve e intensa, che lascia trapelare l’orrore e la bellezza dell’uomo. Un’umanità che il giovane protagonista impara a conoscere e che l’autore ci racconta attraverso una lettura a tratti cruda, a tratti delicata, a tratti struggente. Sardo, in particolare, instaurerà un profondo legame con un vecchio capomafia, che ha bisogno della sensibilità del giovane per porre rimedio agli errori del passato. Storie dolorose, passioni forti e travolgenti. Uno spaccato di vita che all’esterno non è dato sapere. “Vento di Tramontana” torna in libreria a dieci anni dal primo successo clamoroso. Ne sono seguiti altri: da “Malerba”, scritto a quattro mani con Giuseppe Grassonelli, a “Per una madre”. Ma il primo romanzo è quello del cuore.