Non si capisce se è stata una straordinaria commedia degli equivoci (con interpreti innocenti ma di tale avvilente scarsezza da rendere inquietante il pensiero d’affidare alle loro cure preziose opere d’arte), o un tentativo furbetto di vendere una cosa per un’altra che è stato smascherato, e poi è diventata una pochade cittadina e regionale per l’imbarazzante dabbenagine dei protagonisti.
Fatto sta che ormai è stato accertato che la “straordinaria stagione caravaggesca” siracusana è nata con un pasticcio. E forse si chiuderà con un rattoppo per cercare di salvare capra e cavoli, ma non l’onore ormai irrevocabilmente perduto.
I fatti. Alcuni mesi addietro la società privata “Musei Sicilia” chiede alla Soprintendenza di poter esporre nella “Sala Caravaggio” di Piazza Duomo “la crocifissione di Sant’Andrea di Michelangelo Merisi detto Caravaggio conservata presso il museo di Cleveland”. Si tratta di una proposta di eccezionale valore tenuto anche conto che lo stesso quadro doveva venire in Sicilia gratis, in forza di una intesa siglata a suo tempo dall’assessore Regionale Maria Rita Sgarlata, ma non arrivò mai per le resistenze del museo di Cleveland.
La buonanima dell’assessore Tusa coglie, giustamente, l’importanza dell’occasione e da mandato alla soprintendenza di attivarsi. In città, a Siracusa, l’assessore alla cultura Granata dà la notizia dell’arrivo del quadro di Cleveland e dell’organizzazione attorno a questo evento eccezionale di una mostra “caravaggesca”.
Per chiarire di cosa stiamo parlando. La “Crocefissione” di Cleveland è quella unanimemente considerata opera di Michelangelo Merisi. Ne esistono altre tre di crocefissioni, due ritenute da tutti copie, una, la cosiddetta “Back-Vega”, oggi nella collezione privata Spier, da molti autorevoli critici viene considerata una copia eseguita dallo stesso Caravaggio, forse addirittura prima di quella di Cleveland, un altro originale insomma. Ci sono tuttavia anche critici che la pensano diversamente.
Avvicinandosi la data di apertura della mostra sorge qualche perplessità, perché non è che il trasferimento dall’America di una opera famosissima, di valore incalcolabile, si possa fare senza una montagna di carte, firme e assicurazioni. La situazione precipita venerdì scorso (a 8 giorni dall’inaugurazione della mostra annunciata per sabato 13 aprile). Su un blog viene “sparata” la notizia che il Caravaggio che arriverà a Siracusa non è quello di Cleveland. Il blogger ha semplicemente parlato con il museo dell’Ohio e gli hanno detto che il “loro” Caravaggio è in USA e non si muoverà da lì.
Il giorno dopo su “La Sicilia” uno dei curatori della mostra parla di un equivoco perché nel 2017 la “Back Vega”, il quadro che arriverà a Siracusa, è stata esposta a Cleveland. Arrampicarsi sugli specchi procura scivoloni. Infatti se di equivoco si fosse trattato non si spiegherebbe la richiesta, fatta mesi prima, di esporre il Caravaggio di Cleveland e non quello di Londra, dove abitualmente “abita” la Crocefissione Back-Vega.
Non si spiegherebbe perché tutti fino a due settimane dall’apertura della mostra parlavano del dipinto di Cleveland e solo con la richiesta all’ufficio esportazioni a fine marzo si è appreso che il quadro in Sicilia non deve arrivare da Cleveland ma dall’Inghilterra e non è “La” Crocifissione “di” Caravaggio ma “Una” Crocefissione “attribuita” a Caravaggio.
E così ieri a Palermo gran consulto fra l’apertura della mostra incombente e la malafigura ormai esplosa urbi et orbi con Repubblica.it costretta a cambiare il pezzo (aveva scritto che il quadro arrivava da Cleveland), e la rivelazione di inconvenienti come la descrizione del dipinto sul sito di Sicilia Musei “copincollando” quella che c’è su Wikipedia, ma riferita all’opera che sta negli USA. Pare che Musumeci (assessore pro tempore), l’assessorato regionale, la soprintendenza e il capo di Sicilia Musei abbiano deciso di mettere una pezza, con richieste e autorizzazioni suppletive che stavolta dovrebbero avere per oggetto il quadro che arriverà davvero a Siracusa.
Sabato comunque inizierà (non senza imbarazzo) la nuova stagione caravaggesca. Forse ancora più interessante dopo tutto il clamore che “l’equivoco” ha innescato. Manca un dipinto del maestro Merisi che sarebbe molto adatto a questa storia: “I bari”. Si potrebbe recuperare in tempo. Anche una copia.