“L’Italia è una Nazione civile e accogliente, soprattutto con chi scappa dalla guerra o da una persecuzione individuale. L’accoglienza, tuttavia, può esserci nell’ambito di un rapporto basato sul rispetto reciproco. Se una persona arriva in Italia – perché sostiene di scappare da un pericolo oppure perché ambisce a una vita migliore – deve rispettare il nostro Paese, altrimenti se ne deve andare”. Lo ha detto Wanda Ferro, Fratelli d’Italia, sottosegretario all’Interno, in un’intervista a Francesco Borgonovo della Verità pubblicata sabato 12 agosto. L’Italia è una Nazione civile, ha detto, per dare la misura di quanto sia intollerabile l’assassinio di Iris Setti, massacrata una settimana fa a Rovereto da Chukwuka Nweke, nigeriano quarantenne.
E siccome l’Italia è una Nazione civile, la premier Giorgia Meloni e il ministro Matteo Piantedosi si sono riuniti per lo studio di norme affilate e concordate col ministero della Giustizia utili ad affermare un principio e forse, immagino, persino un precetto: “Chi viene in Italia deve seguire le leggi vigenti e deve cercare di integrarsi, altrimenti deve essere espulso”. Nessuno, ha aggiunto, “deve approfittarsi del senso di civiltà e accoglienza dell’Italia”, di cui molto – si intuisce – ha approfittato Nweke prima di straziare la sua vittima, fra spaccio di droga, resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento, lesioni, atti osceni in luogo pubblico, e altre prodezze raccontate dai precedenti dell’omicida. Perdonate se lo chiamo così, e per una volta trascuro l’assioma della presunzione di innocenza, ma mi preme soprattutto seguire il ragionamento del governo di una Nazione civile.
E proprio mentre Wanda Ferro spiegava alla Verità che dovrebbe fare un Nazione civile con chi, come il nigeriano in questione, si approfitta del senso di civiltà, da Torino arrivava la notizia di un’altra nigeriana, Susan John, 43 anni, morta in carcere in capo a venti giorni di sciopero della fame e della sete. Non mangiava e non beveva, dopo essere stata condannata a dieci anni per sfruttamento della prostituzione, perché voleva vedere suo figlio di quattro anni, e probabilmente perché afflitta da problemi psichiatrici. Il garante dei detenuti non era stato avvertito.
Una Nazione civile, quando priva una persona della libertà, assume su di sé la responsabilità di prendersene cura. Una nazione civile, quando un recluso rifiuta acqua e cibo, fa l’impossibile per salvargli la vita, perché quella è una vita cui ha già tolto tutto, legittimamente, con un atto di forza supremo e consentito solamente alla Nazione, civile e no. Che cosa succederebbe a me e a te se qualcuno morisse di sete e fame in casa nostra? Che cosa farebbe di noi la Nazione civile? E una persona con problemi psichiatrici resta in un penitenziario comune, in una Nazione civile?
Poche ore dopo, altra notizia, altra donna suicida in carcere, poco più di una ragazza: e siamo a quarantadue dall’inizio dell’anno. Nel 2022 i suicidi furono ottantaquattro, uno ogni quattro giorni. In una Nazione civile, ci si può ammazzare di disperazione in carcere con tale frequenza senza che nessuno muova dito, né il governo in carica né i precedenti, da decenni? In una Nazione civile, si possono avere prigioni oscene, con quattro detenuti e una latrina per cella? In una Nazione civile, prigioni del genere possono contenere diecimila detenuti più di quanto previsto per legge, la legge violata dalla stessa Nazione civile che se l’è data? Una nazione civile può progettare, lo ha annunciato il ministro Carlo Nordio, di recuperare le caserme dismesse per farne altri luoghi di detenzione, perpetuando un modello ottocentesco, anziché cambiare il concetto di privazione della libertà in uno più affine alla Costituzione? Una Nazione civile, può infischiarsene delle leggi e specialmente della legge fondamentale, la Costituzione, che nega “trattamenti contrari al senso di umanità” e prescrive pene “tendenti alla rieducazione del condannato”? Una Nazione civile, che non rispetta la propria Costituzione, e nel disinteresse quasi totale dei suoi cittadini, è sicura di poter insegnare agli altri che cosa è una Nazione civile? Ed è sicura di potersi fregiare dell’aggettivo “civile”?
Ho scritto Nazione maiuscolo per tutto il pezzo perché la maiuscola è stata usata nell’intervista e non volevo essere sgradevole. Non ho nulla contro la parola Nazione e le maiuscole mi stanno tendenzialmente antipatiche ma non ne vorrei farne una crociata. Però io, almeno in questo caso, avrei scritto più prudentemente nazione, minuscolo. Leggi su Huffington Post