Da cinque anni è il responsabile delle sedi nazionali dell’università telematica Pegaso. Pochi, come lui, conoscono il valore del web e della formazione. Di una comunicazione applicata che oggi risulta l’unico strumento per abbattere gli steccati, per riconsegnare ai giovani le chiavi del futuro. “Io ho fiducia nei ragazzi. Ho una squadra di sessanta dipendenti e saperli motivati mi fa star bene. Qualcuno dovrebbe capirlo. I politici poco lungimiranti hanno tolto le speranze alla next generation. Ma da qualche tempo a questa parte registro un entusiasmo nuovo che mi fa essere ottimista”.

Chiuso nelle stanze di palazzo Mazzarino, una perla nel cuore di via Maqueda, a Palermo, Calogero Di Carlo, il pioniere dell’università telematica, ha appena finito di consegnare alla sua platea un libricino in cui è contenuta la storia di ognuna delle 73 sedi Pegaso in Italia (15 in Sicilia): “Un vero percorso d’arte, in cui riusciamo a coniugare le nostre radici con l’evoluzione del web, che ci ha permesso di creare uno strumento veloce e dinamico. La nostra università telematica consente a tutti, ma a tutti davvero, di poter conseguire un titolo di studio”.

Non è semplice (o spietata) concorrenza alle università residenziali, quelle classiche, con i loro docenti e la fama che le insegue. E’ un’opportunità in più, che si adatta al tempo e ai cambiamenti. “Bisogna offrire strumenti che partano dalla tecnologia – spiega con convinzione il professore -. E’ questo che cerchiamo di fare ogni giorno. Se fai camminare le idee sul web puoi arrivare a risultati sorprendenti, puoi diventare l’uomo più ricco e felice del pianeta”.

Una passione, la sua, nata una decina danni fa a Siena, quando cominciò a occuparsi di un grande progetto di formazione online che permise di far laureare 10 mila marescialli dell’Arma. Già, perché Di Carlo, 58 anni di Caltavuturo, nella sua “vita precedente” era un carabiniere. E’ in pensione, si fa per dire, da cinque anni. Ma il cervello è in moto perpetuo, alla ricerca di soluzioni che possano arricchire il portfolio di esperienze fornite da Pegaso.

L’università telematica si integra perfettamente – e questo è un concetto che torna più volte durante la discussione – con quella “classica”. Offre un ampio ventaglio di opportunità (esistono 10 corsi di laurea) e soprattutto una diversa gestione del proprio tempo sotto il profilo organizzativo:  “Ti permette di non svolgere esami di sbarramento, di poter studiare da casa, di avere spese sostenibili. Se da noi un corso di laurea costa mediamente 3 mila euro, i giovani arrivano a pagare un terzo di quella cifra. E anche i ragazzi che vivono nei posti più sperduti d’Italia avranno le stesse opportunità di chi vive la metropoli ed è facilitato dalla vita. L’età media dei nostri iscritti? La situazione si è capovolta negli ultimi anni e sono tanti i ragazzi della fascia 18-23 che scelgono l’università telematica”.

Pegaso detiene anche il 66% dell’Università Mercatorum, la cosiddetta università delle imprese. Venne tirata su una decina d’anni fa dalle Camere di Commercio riunite, un esempio concreto di pubblico e privato che decidono di tuffarsi nell’esperienza della formazione: “L’offerta è integrata a quella di Pegaso. Siamo partiti dalle facoltà economiche relative a Management e Scienze Turistiche. Oggi introduciamo sei nuovi corsi di laurea fra cui Economia Gestionale e Scienze Giuridiche. E ci stiamo espandendo”.

Ai giovani viene chiesto di studiare. Ma loro sono stanchi di studiare. E stanchi di sentirsi dire che a 30 anni si è ancora giovani. “Resta il fatto – si infervora Di Carlo – che studiare è di fondamentale importanza anche per svolgere il lavoro più umile. La formazione che ti porti dietro è un biglietto da vista per l’azienda che rappresenti. Oggi, dato che non esiste più la figura dell’impiegato del catasto, è necessario provare, fallire, rimettersi in discussione. Io ammiro profondamente quei ragazzi che per mantenersi gli studi la sera consegnano le pizze. Un giorno avranno maturato una tale consapevolezza di cosa vuol dire lavorare e compiere sacrifici, che si troveranno alla grande”.

Le ultime promesse della politica, specie quella sul reddito di cittadinanza, non rischiano di disincentivare la gavetta e offrire una forma di assistenzialismo esagerato? “Credo alla buona fede di chi, adesso, ci rappresenta nei palazzi della politica. Forse non hanno ancora valutato bene la dimensione del progetto, ma sulla ratio non discuto. Il sussidio non deve essere fine a se stesso, ma deve coprire quel periodo in cui ti arrabatti per la ricerca di un lavoro. Io ho fiducia nei giovani e non mi stancherò mai di dirlo. Bisogna offrirgli gli strumenti per andare avanti, per abbracciare a pieno la globalizzazione. Per non rimanere indietro rispetto agli altri paesi. Siamo fra le sette nazioni più importanti al mondo e bisogna dimostrarlo. Dobbiamo smetterla di pagare dazio nei confronti della cattività politica, dell’arretratezza, della criminalità organizzata. Dobbiamo risvegliare le menti e aprirci al cambiamento. Come, se non partendo dai giovani?”.