Il fuoco incrociato su Totò Cuffaro ha una matrice (non ufficiale): gli ex grillini. Lo sono, non a caso, Federico Pizzarotti (primo sindaco M5s d’Italia, a Parma, e oggi presidente di +Europa) e Laura Castelli, ex viceministra all’Economia nei governi Conte e Draghi, oggi felicemente schierata con Cateno De Luca. Lo vorrebbero fuori dalle dinamiche elettorali e, nel caso di Pizzarotti, dall’infelice alleanza con Matteo Renzi, a cui ha già aderito un pezzo del suo partito (schierato con Emma Bonino). Le voci su Cuffaro, i ricordi dei trascorsi tristi di Cuffaro, le notizie su una presunta candidatura del genero di Cuffaro, sono diventati una scusa per far saltare tutto.
“Io sono innamorato di +Europa e vorrei che si scegliessero i migliori da portare in Europa – ha detto Pizzarotti a Repubblica -. Vorrei che si ottenesse il migliore risultato. Onestamente Totò Cuffaro non mi sembra un buon esempio, anche se non si candiderà direttamente. Se non c’è lui, ci saranno i suoi. Quelli imbarcati da Renzi non sono compagni di viaggio desiderabili”. La risposta del segretario nazionale della Dc non s’è fatta attendere: “Il signor Pizzarotti continua a fare il mestiere di ‘zizzaniatore’. Stia tranquillo e confermi, se lo vuole fare veramente, la sua partecipazione elettorale. Ne io ne altri miei parenti siamo e saremo candidati in una lista dove possa solo paventarsi la sua giustizialista presenza”.
Il listone degli Stati Uniti d’Europa è ancora soggetto a fibrillazioni. Ma anche fuori da quel perimetro si usa Cuffaro per riflettere di luce non propria. Come nel caso di Laura Castelli, che pur di dare addosso all’allenza centrista di Renzi (che le ha promesso una querela, come accaduto qualche giorno prima col suo leader Cateno De Luca), ha affermato: “Per noi la politica dev’essere una cosa pulita, non un accordo con chi è stato condannato per reati di mafia”. Parole che hanno aperto una maglia: “Ho ascoltato la delirante auto-intervista di Laura Castelli, già grillina 5 Stelle, già vice ministra del governo Conte e oggi col partito di Cateno De Luca – ha replicato Cuffaro -. Domani non sappiamo con chi andrà, ma credo conti poco. Si indigna perché io segretario nazionale della Dc e già condannato per reato di mafia e tra i pochissimi in Italia ad avere rispettato la sentenza e avere scontato per intero e con dignità la pena in carcere e sempre con ostinata fiducia nella giustizia, oggi debba e possa fare alleanze per poter partecipare alle elezioni europee. Oggi, però, è oggi. Ieri, invece, Castelli veniva a trovarmi a casa mia. Si sedeva comoda in poltrona e parlava con me di politica, e prospettava un possibile futuro nel para-politico. Non mi è apparsa indignata, anzi molto attenta e interessata. Da democristiano penso che abbia diritto a cambiare idea”.
Castelli ha ribattuto a stretto giro: “Non mi fanno paura i vostri atteggiamenti politico-mafiosi. Nell’esercizio delle mie funzioni da vice ministro – ha spiegato Castelli – mi trovavo a Palermo per una serie di incontri istituzionali. Amici mi contattano dicendomi che Cuffaro, segretario di partito, insiste per incontrarmi. Figurarsi se nego un caffè. Porto con me due persone del mio staff, tra queste anche un colonnello della Guardia di finanza. Incontro Cuffaro, mi racconta del suo progetto della Dc. Mi dice che avrebbe vinto alle Regionali siciliane e, di fatto, si sarebbero aperte le porte del paradiso per le figure di spicco della Dc. Mi alzo, saluto, ringrazio per il caffè e vado via con il mio staff”. Chissà se queste beghe muoveranno mai un solo voto.