Uno dei migliori interpreti della “palermitudine”, per la sua capacità di identificarsi nel linguaggio e nei comportamenti dei quartieri popolari. Luigi Maria Burruano manca da un anno – se ne andò il 10 settembre 2017, prima di spegnere 69 candeline – ma un gruppo di artisti, domani alle 21, lo ricorderà nella chiesa dello Spasimo, nell’omonima via. “Luigi oh caro” è lo spettacolo messo su da quelli che vogliono raccontare Gigi. Che non hanno mai perso, in questi mesi di forzato distacco, l’ammirazione più profonda per un uomo che con la sua “maschera” ha impersonificato il teatro popolare.
Sul palco ci saranno Salvo Piparo, Costanza Licata, Davide Velardi, Alessandra Salerno, Marcello Mandreucci, Sigfrido Giammona, Giovanni Libeccio, Jack Cottone e tutti coloro che vorranno raccontare Gigi e il suo mondo. Un ricordo come avrebbe voluto lui, sempre restio a etichette e formalità. Luigi Maria Burruano per tutti Gigi, era attore, scrittore, regista, maschera, inconfondibile, cantore di tradizioni, vizi e virtù panormite. L’iniziativa è promossa dall’Associazione Kleis per la direzione artistica di Clara Cogera.
La serata è inserita nelle manifestazioni di Palermo Capitale della Cultura 2018. “In suo onore e in punta di piedi – scrive l’Associazione culturale Kleis che produce lo spettacolo, in collaborazione con il Comune di Palermo – ci si vuole ritrovare per dare vita ad un sobrio cadeau fatto di aneddoti, ballate e proiezioni, per celebrare colui che inventò con la sua drammaturgia un linguaggio universale e una poetica fatta di “patate”, che esaltava i reietti scalzi, i vastasi più caravaggeschi, i pirandelliani che camminano controvento”.
“Con una mano rivolta al cielo – si legge nella nota – saluteremo la sua amorevole stella, l’uomo che non mostrò mai per intero il suo animo da guascone innamorato della vita, e la sera del 10 settembre andremo oltre quel Gigi che raccontava meglio di chiunque altro “il Nofrio” che c’è in noi e ci accosteremo delicatamente al caro Luigi che amava fermarsi a guardare il mare, finché un giorno non superò l’invalicabile montagna trovando più che le sole patate: “Addabbanna a muntagna… patati, patati” così diceva in un’altra sua punta di diamante teatrale Acquadicielo. L’ingresso allo Spasimo è libero, ma la prenotazione consigliata.