Non si è verificato lo stesso sovraffollamento dell’Inps, ed è già qualcosa. Mentre il sito dell’istituto nazionale della Previdenza sociale, qualche giorno fa, è andato in tilt dopo aver subito l’assalto delle partite Iva e un attacco hacker, www.silavora.it, la piattaforma messa a disposizione della Regione siciliana per gestire il traffico della cassa integrazione in deroga, ha funzionato più o meno bene. Da ieri mattina le aziende, attraverso i propri delegati (commercialisti e consulenti del lavoro), si sono registrate al portale da cui, nei prossimi giorni, la documentazione potrà essere inviata ai Centri per l’impiego, che si occuperà di verificare i requisiti (mentre le spettanze saranno liquidate dall’Inps). E’ stato uno start a luci spente. Ne dà conferma il sito stesso: “Avviso – si legge sulla home page – In questo momento è possibile effettuare la sola registrazione al sistema e predisporre la documentazione per l’invio della domanda. A partire dalla data indicata nell’avviso sarà possibile effettuare l’upload della cartella .zip contenente i documenti previsti”. Ma la data non c’è ancora. Nelle ultime circolari del Dipartimento al Lavoro, è previsto che l’inoltro dei documenti potrà cominciare nei “giorni immediatamente” successivi al 3 aprile.
Si tratta di un’indicazione un po’ generica, l’ennesima, che non fa dormire sonni tranquilli a datori di lavoro e dipendenti. La Cig in deroga, infatti, verrà erogata in base alla cronologia in cui perverranno le richieste. E’ facile immaginare che la confusione sul sito web aumenterà non appena la caccia sarà dichiarata aperta. In Sicilia sono attese almeno 200 mila domande. Ma i soldi messi a disposizione da Roma – 108 milioni – non basteranno per tutti. Sbrogliare questa matassa burocratica non è affatto facile, tanto che gli stessi Consulenti del Lavoro, in una mozione, hanno segnalato al governo nazionale “l’inadeguatezza delle disposizioni sinora adottate per la gestione della fase emergenziale”.
Gli Stati generali dei Consulenti del lavoro, che si sono tenuti l’altro ieri in videoconferenza, hanno evidenziato numerose criticità: in particolare, la mancata previsione di un sostegno finanziario diretto alle piccole e medie imprese, che ha comportato enormi difficoltà gestionali oltre che disagio sociale per le centinaia di migliaia di aziende che hanno sospeso la loro attività; la mancata previsione di un rinvio generalizzato di scadenze e di adempimenti fiscali e contributivi, segno dell’evidente disinteresse verso chi rappresenta il tessuto produttivo del Paese; la mancata previsione di uno strumento straordinario di Ammortizzatore Sociale Unico, cosi come proposto dai Consulenti del Lavoro, a fronte di una situazione di altrettanto straordinaria emergenza; la mancata semplificazione delle procedure di ricorso agli ammortizzatori sociali, che sta comportando per i Consulenti del Lavoro un sovraccarico di adempimenti, reso ancora più gravoso dalla presenza di richieste sindacali irricevibili; l’annuncio della liquidazione delle pratiche e del pagamento degli importi maturati per ammortizzatori sociali per il 15 aprile, senza tenere in considerazione i contenuti del decreto legge n. 18/2020 che, confermando le procedure ordinarie, non crea le condizioni necessarie per l’erogazione degli importi nei termini previsti”.
Sarà impossibile vedere i soldi il 15 aprile, come aveva palesato il premier Giuseppe Conte. Ed è ancora più difficile che in Regioni come la Sicilia, dove non si è ancora arrivati alla fase operativa, i fondi possano essere bloccati prima che altrove. I Consulenti del lavoro, nella loro mozione, hanno chiesto “di prevedere un piano straordinario di investimenti in economia reale e di finanziamenti in favore delle PMI per creare i presupposti di una ripartenza dell’economia italiana; e di insediare a cura del Governo una task force di specialisti, tra cui i Consulenti del Lavoro, che elabori sin da ora un piano di interventi strategici per ridurre gli effetti negativi che le misure restrittive adottate avranno sul Pil italiano”.
Quella della task force è una proposta che, guarda caso, avanza pure l’Ance Sicilia, l’associazione dei costruttori: “In questa situazione rinviare le tasse e le rate e mettere il personale in cassa integrazione non basta per superare la crisi e ripartire dopo la rimozione del blocco – afferma Santo Cutrone –. Lasciandole senza liquidità per fornitori e gestione minima e senza cantieri, la burocrazia condanna tutte le imprese del settore costruzioni a morte certa”. Dunque, il presidente di Ance Sicilia ritiene “urgente, da parte del governo regionale e dell’Ars, un intervento veramente incisivo, una moratoria sulla burocrazia, che renda snello e veloce ogni passaggio amministrativo, nonché la costituzione di una task force che si occupi di sbloccare subito tutto ciò che serve alle imprese edili, dai pagamenti ai bandi di gara”. “E da parte del governo Musumeci – conclude Cutrone – ci aspettiamo anche una strategia chiara per il futuro della nostra Isola: quali programmi, quali risorse finanziarie e quali strutture operative intenda mettere in campo, una volta superata l’emergenza, per ricostruire e rilanciare il tessuto produttivo”. Un’emergenza eterna va combattuta con le armi migliori: sia a Palermo che a Roma. Ma qualcuno ci sente?