Burocrati sul filo del rasoio

La vista interna di palazzo d'Orleans, sede della presidenza della Regione. Musumeci litiga con i dipendenti

Manca poco alla nomina dei dirigenti generali. L’atto di interpello per piazzare i capi dipartimento è scaduto a metà febbraio e, ben prima che esplodesse l’emergenza Coronavirus, le segreterie tecniche degli assessorati hanno valutato le candidature. Gli incarichi sono stati prorogati fino al 17 aprile, con un’eccezione: a capo del dipartimento al Lavoro, tirato in ballo dall’emergenza Coronavirus, lo scorso 19 marzo è stato nominato Giovanni Vindigni, ex direttore del Centro per l’impiego di Ragusa. Restano “libere” ventisette posizioni apicali: ad occuparle saranno i dirigenti che già fanno parte della pianta organica, i  cosiddetti “interni”. Anche se, in questa occasione, l’Amministrazione regionale ha previsto paletti molto stringenti per assegnare alcuni ruoli chiave. Per l’ufficio legislativo e legale, ad esempio, è richiesta “l’iscrizione all’Albo degli avvocati da almeno 12 anni, l’iscrizione all’albo degli avvocati cassazionisti, un’esperienza dirigenziale decennale, la sussistenza di titoli accademici (dottorato di ricerca, assegno di ricerca, ricercatore o professore) o, in alternativa, un’esperienza maturata in qualità di magistrato”. L’uscente Gianluigi Amico ha buone chance di conferma, ma limitata nel tempo: pare che Musumeci, in quel ruolo, voglia piazzare un esterno.

E qui interviene la seconda parte della delibera della giunta regionale approvata lo scorso 16 gennaio. Nel caso in cui la “verifica tra tutte le professionalità dirigenziali interne all’Amministrazione regionale” non vada a buon fine, ed emergesse l’esigenza di un maggior grado di specializzazione e di competenze più affinate, si potrà “valutare se ricorrere a professionalità esterne al ruolo della dirigenza con i limiti percentuali previsti dalla (…) legge regionale n.10/2000”. Almeno un paio di dirigenti potrebbero arrivare da fuori: sarebbe una soluzione per lenire l’impatto dell’affidamento degli incarichi ai dirigenti di “terza fascia” che, come avete potuto leggere ieri su Buttanissima, non hanno le carte in regola per scalare la burocrazia regionale.

Di recente, anche la Corte dei Conti ha evidenziato come per la Regione sia necessario “l’avvio di un ricambio generazionale” del personale, che “anche per le figure dirigenziali non può prescindere da una compiuta riforma della dirigenza regionale, mai realizzata e non più procrastinabile”. “Appare” però “assai problematico – scrivono i giudici nella relazione al Defr – avviare assunzioni di nuovo personale dirigenziale senza aver prima proceduto al superamento della terza fascia dirigenziale”. La terza fascia dà e la terza fascia toglie. L’ingresso in campo di nuovi dirigenti di seconda fascia, infatti, farebbe emergere “il paradosso di unità dirigenziali neo assunte, inquadrate direttamente in seconda fascia, in posizione teoricamente prioritaria nell’attribuzione degli incarichi dirigenziali nei confronti della totalità dei dirigenti in servizio, collocati in terza fascia, molti dei quali titolari da anni di incarichi dirigenziali generali o di strutture dirigenziali intermedie”.

Come anticipato nella puntata precedente, però, i dirigenti di “terza fascia” non possono (ma sarebbe più corretto dire: non potrebbero) accedere a incarichi dirigenziali generali. La magistratura contabile, su questo tema, rischia di doverci tornare. Qualche settimana fa, il deputato regionale del Pd, Nello Dipasquale, ha presentato un esposto alla procura della Corte dei Conti, contestualmente a un’interrogazione parlamentare urgente, per far luce sulla legittimità delle nomine: “Bisogna avviare una attenta verifica sui requisiti dei dirigenti generali della Regione Siciliana, quelli già nominati e quelli da nominare – ha scritto Dipasquale –. In particolare, fra questi vi sarebbero dirigenti di “terza fascia”, la cui nomina sarebbe illegittima alla luce delle norme vigenti e delle indicazioni della Corte Costituzionale, del CGA e del Giudice del Lavoro che limitano la possibilità di conferire l’incarico in questione ai dirigenti di prima e seconda fascia. Appare evidente – ha aggiunto il parlamentare del Pd – che l’eventuale nomina illegittima di chi ricopre il ruolo di dirigente generale determinerebbe non solo un danno economico alla Regione, ma anche la nullità degli atti prodotti durante il loro mandato, con le conseguenze amministrative che è facile immaginare”.

Nell’interrogazione, articolata in quattro pagine, Dipasquale chiede di sapere “quali siano state le procedure seguite per la nomina dei dirigenti generali ad oggi in carica e, la documentazione istruttoria con le attività espletate volte a dimostrare il pieno rispetto delle norme” e, “nel caso in cui si riscontri l’assunzione dell’incarico di vertice da parte di dirigenti generali non in possesso dei requisiti di legge (…), quali siano le iniziative al fine di assicurare, il ripristino del principio di buona amministrazione volto a garantire l’ordinato svolgimento dell’attività amministrativa e di tutela dell’interessa pubblico. Ciò nella considerazione del grave danno, quantificabile in termini amministrativi ed anche economici, arrecato all’amministrazione, conseguente all’aver nominato soggetti privi dei requisiti di legge con le conseguenti responsabilità amministrative ed erariali”.

Inoltre, l’ex sindaco di Ragusa, vista la prossimità delle nuove nomine, chiede se “si è proceduto a svolgere tutte le attività propedeutiche e funzionali al fine di assicurare la corretta individuazione dei soggetti chiamati a ricoprire le posizioni di Dirigente Generale il cui incarico risulti in atto scaduto o in scadenza. A tal fine si chiede di conoscere e acquisire la documentazione istruttoria, in ogni fase della procedura e i provvedimenti adottati nei confronti di ciascuno dei soggetti prescelti o nel caso di mancata conclusione del procedimento la relativa documentazione disponibile, atta ad avvalorare il rispetto delle disposizioni normative richiamate in premessa, con riferimento specificamente alla istruttoria nei confronti dei soggetti in possesso dei requisiti di legge (appartenenti pertanto alla prima e/o alla seconda fascia)”.

In questa lunga storia che Buttanissima vi ha raccontato, va inserito un ulteriore parere – l’ultimo della serie – reso dal Cga (il Consiglio di Stato siciliano) alla richiesta dell’assessorato all’Energia, relativo alla “possibilità di potere affidare ai funzionari direttivi di ruolo nella amministrazione regionale incarichi dirigenziali con l’istituto della delega (…), ciò in mancanza di dirigenti del RUD (ruolo unico della dirigenza) in possesso di adeguati requisiti accademici ed esperienza professionale”. Il Cga ha riposto che “una particolare attenzione deve essere dedicata agli affidamenti della dirigenza a personale non dirigenziale o a dirigenti non appartenenti al ruolo che non debbono andare a pregiudizio della posizione del personale dirigenziale di ruolo. Occorre, inoltre, che siano conservati i caratteri di eccezionalità, residualità e breve durata di istituti quali la reggenza dell’ufficio mediante incarico ad interim”. Ad interim vuol dire temporaneo.

Il Cga ha inoltre equiparato i dirigenti di “terza fascia” a dei funzionari e ribadito il concetto che “l’incarico di dirigente generale può essere conferito ai dirigenti di prima fascia, e nel limite di un terzo, che può essere superato in caso di necessità di servizio, a dirigenti di seconda fascia”. Gli altri restano fuori, ma qualcuno non l’ha ancora capito. Reiterare un comportamento sbagliato, oltre a far emergere un eventuale danno all’erario, rischia di avere una rilevanza penale. Si arriverà a tanto?

Paolo Mandarà :Giovane siciliano di ampie speranze

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