L’industria degli anniversari non conosce lockdown. Produce a getto continuo libri, film, rievocazioni, testimonianze più o meno narcisistiche. Passato Mattarella, tocca a Sciascia, che oggi desta, a quanto pare, unanime consenso benché in vita fosse sì amato da molti ma anche da molti snobbato, detestato, attaccato.
A futura memoria (se la memoria ha un futuro, direbbe lui) osservo che il peggiore sfregio che possiamo infliggergli, a cento anni dalla nascita, è tributargli un omaggio corale e compiaciuto, trasformarlo in un ritratto a tinte pastello con cui adornare la libreria del salotto buono. Nascondendo invece le ferite, le ustioni, i lividi che Sciascia lasciò sulle ipocrisie, sugli unanimismi, sui conformismi di cui la società, la cultura, la politica italiana del suo tempo (che non era poi così diverso dal nostro) si nutrivano per non fare i conti con la realtà.
Buon compleanno, professore, e ci perdoni gli applausi rituali. Lei lo sa, del resto, che il teatro della memoria ha le sue liturgie inesorabili. (tratto da Facebook)