Brilla il ponte di Genova. E la Sicilia?

E’ stato ultimato questa mattina, alla presenza del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il varo della diciannovesima campata d’acciaio del nuovo ponte Morandi, a Genova: il viadotto è lungo 1067 metri. Sono state usate 17.500 tonnellate di acciaio. L’operazione è stata salutata dal suono delle sirene del cantiere e delle navi alla fonda e di alcune aziende. A nemmeno due anni dal crollo, il 14 agosto 2018 (43 morti), Genova è stata ricucita. “Lo Stato non ha mai abbandonato Genova. Lo abbiamo solennemente detto a poche ore dalla tragedia: ero già qui e abbiamo detto subito che Genova non sarebbe stata lasciata sola – ha detto Conte -. Questa presenza è doverosa ma sono qui anche con grande piacere perché oggi suturiamo una ferita”.

“Ricongiungiamo una importante arteria di comunicazione al centro, al cuore, della città di Genova. La portata concreta di questa giornata è nel fatto che c’è un progetto reale che sta giungendo a completamento. Qualcuno ha parlato di miracolo: credo sia possibile parlare di miracolo, senza enfasi, perché c’è il lavoro di tanti qui, dell’autorità pubblica, dei progettisti e in particolare Renzo Piano, degli operai e i tecnici” ha sottolineato il premier. “Oggi, nei tempi che più o meno ci eravamo ripromessi di rispettare, tempi brevissimi. Quando fissammo questo termine i vostri sguardi erano molto preoccupati ma io vi incitai a fissare un termine molto sfidante perché avevo consapevolezza che se pure avessimo ritardato l’importante era darsi una data la più immediata possibile. Siamo nei tempi e tra poco torneremo per l’inaugurazione, perché il progetto è pressoché completo”.

Sopra il ponte di Genova, sotto il viadotto Himera

Se tutta Italia esulta per un traguardo così importante e dal valore simbolico così importanti, ai siciliani non sarà sfuggito il paragone impietoso con il viadotto Himera, lungo l’autostrada Palermo-Catania, che ormai dal 10 aprile 2015 divide in due la Sicilia a causa del crollo di un pilone. I lavori sarebbero dovuti terminare nel 2018, ma poi sono slittati più volte, fino all’aprile di quest’anno. L’esplosione della pandemia, però, ha provocato la sospensione dei cantieri, che dovrebbero ripartire a giorni. L’assessore alle Infrastrutture, Marco Falcone, ha verificato lo stato dell’arte: “Una vicenda divenuta veramente paradossale che se non fosse tragica sarebbe persino ridicola – ha detto l’esponente del governo Musumeci –. Purtroppo anche Anas deve imparare che quando le imprese commettono grossolani errori o non sono in grado di realizzare determinate opere bisogna attivare procedure di rescissione contrattuale in danno. Purtroppo, ormai pazienza speriamo di concludere prima dell’estate”.

Paolo Mandarà :Giovane siciliano di ampie speranze

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