E’ una storia di degrado e di slogan appiccicosi quella che ci racconta Santi Consolo, noto magistrato palermitano, fino al 2018 a capo del Dap (il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria). Una storia di rispetto del decoro urbano ma anche umano, di buona e cattiva politica. Di un concetto di giustizia (forse) da rivedere. Lo sfondo è Palermo, con le sue mille criticità. La differenziata che non ingrana, la monnezza che sovrasta le bellezze, il fiume Oreto caduto in disgrazia. Così nel maggio dello scorso anno Consolo ha un’idea: utilizzare i detenuti per ripulire il fiume fino alla foce. E – perché no – contribuire allo smaltimento dei rifiuti e alla raccolta differenziata, punto debole dell’amministrazione palermitana. Il sindaco Orlando è entusiasta: così, di fronte a telecamere e taccuini, viene siglato un protocollo d’intesa che prevede il coinvolgimento dei carcerati dell’Ucciardone e del Pagliarelli.
“L’obiettivo iniziale era occuparsi del verde pubblico e ripulire il fiume Oreto. – racconta oggi Santi Consolo – Avremmo voluto trasformarlo in un grande giardino, rispettando le biodiversità. Ma essendo a conoscenza dei gravi problemi che affliggono Palermo, rappresentai al sindaco la disponibilità del dipartimento a realizzare anche altre iniziative, che potessero incidere sulla percentuale di differenziata, con particolare riferimento all’attuazione di un sistema di raccolta e riciclo della frazione umida per l’avvio al compostaggio”. “Questi protocolli furono firmati – racconta Consolo – e immaginavano andassero avanti. Fu grande la mia sorpresa quando il 16 novembre dell’anno scorso, in un articolo di stampa, Orlando e il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, salutavano sorridenti la firma di un nuovo protocollo, in cui si diceva che i detenuti dell’Ucciardone venivano impiegati per la cura del verde, per la pulizia della foce del fiume Oreto e di Monte Pellegrino”.
Bonafede scese a Palermo per cambiare nome al protocollo – venne intitolato “Mi riscatto per Palermo” – e presentarlo come una rivoluzione. “Il ministro, che è bravissimo a cambiare etichetta alle cose, sostenne che il protocollo ‘rivoluzionava il sistema giustizia dal punto di vista della rieducazione della pena e della tutela dei diritti di tutti i cittadini’” sostiene Consolo. Ma la sorpresa più amara, per l’ex magistrato, fu scoprire che persino il sindaco Orlando “ha utilizzato frasi a effetto, che denotano la cancellazione della memoria. Ma i protocolli – dopo averli fatti – vanno portati avanti. Invece, oggi, mi capita spesso di passare dal fiume Oreto e notare che è una discarica a cielo aperto, che degrada e peggiora di giorno in giorno. Mentre a Monte Pellegrino, forse saltuariamente, lavora qualche detenuto, ma non riempiono nemmeno le dita di una mano”.
Tuttavia Consolo riconosce a Bonafede il merito di averci provato: “Nella mia rassegna su Radio Radicale, di cui mi occupo dall’anno scorso – spiega – non mi lamentai del fatto che non venissi citato come ideatore dell’iniziativa, anzi mi complimentai perché finalmente il ministro sembrava aver compreso qual è la funzione dell’esecuzione penale”. Eppure, Consolo, resta molto perplesso rispetto a “tutto ciò che viene annunciato con gli spot. La legge spazzacorrotti, l’abolizione della prescrizione, l’annuncio di mirabolanti assunzioni per l’amministrazione della giustizia, rendono – sicuramente – sotto il profilo elettorale. Ma non mi pare che dietro tutto questo ci sia un impegno vero e tecnicamente corretto: né per risolvere i problemi della giustizia, né per garantire diritti e libertà ai cittadini”.
Alfonso Bonafede, che è entrato nella ristretta cerchia di Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, ieri è tornato per il giuramento di fronte al Capo dello Stato e rivestirà il ruolo di Guardasigilli anche nel governo giallorosso: “Confermato per cosa? Per aver rinnegato quanto aveva fatto il governo a guida Pd? Nella prefazione alla terza edizione del codice penitenziario commentato – a cui Consolo ha dato il nome – segnalo che le innovazioni normative più importanti che erano state suggerite all’ordinamento penitenziario, sono state disattese dal ministro grillino. E’ stata stralciata la modifica normativa che prevedeva l’introduzione della liberazione anticipata speciale per i detenuti che in modo meritevole avessero svolto lavori di pubblica utilità. Se vuoi avviare i detenuti ad attività socialmente utili – riflette – bisogna agevolarli e incentivarli in sicurezza affinché apprendano un mestiere e abbiano un’alternativa quando torneranno nell’ambiente libero. Col braccialetto elettronico e una modifica legislativa minimale, in centinaia avrebbero potuto contribuire alla pulizia e al decoro di Palermo”. Che da questo punto di vista, resta una delle città più sporche d’Europa.
“Il ministro – è il verdetto finale dell’ex capo del Dap – ha promesso cose che non ha mantenuto, ha agevolato una riforma che si legge in termini di maggiore carcerizzazione e rigore e ha deluso con le sue promesse le aspettative di un cambiamento. Non posso nascondere il mio profondo dolore nel registrare che quanto era stato fatto in tre anni e mezzo di forti sacrifici, a capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziario, anche per merito del contributo fondamentale di tutto il personale, in quest’ultimo anno sia andato perso”.