Il mistero non è più un mistero: la parifica della Corte dei Conti sul rendiconto 2019 della Regione siciliana, sub-judice da un anno a questa parte, potrebbe nascondere un finale insidioso: la bocciatura. E’ quanto emerge da alcuni rumors captati da ‘La Sicilia’ relativamente all’udienza di pre-parifica dello scorso 3 giugno, in cui la Regione ha presentato le proprie controdeduzioni. Mentre il pubblico ministero della magistratura contabile ha depositato “una dettagliata ed analitica memoria” che mette in evidenza alcune perplessità relative a un deficit sottostimato e a entrate sovrastimate. Rischia di saltare il banco, anche se dalla maggioranza ci tengono a far sapere che si tratta soltanto di rilievi legati alla dimensione triennale del Bilancio, con un deficit di 1,4 miliardi che va spalmato con cura.
Mercoledì, comunque, dalla Regione sono partiti gli “atti riparatori” richiesti. Ma l’ultimatum nei confronti dell’assessore all’Economia Armao e del ragioniere generale Ignazio Tozzo non è piaciuto a Musumeci – di solito, poco interessato alle vicende finanziarie – il quale, nel corso dell’ultima riunione di giunta, non avrebbe risparmiato critiche alla condotta del dirigente, ritenuto “intoccabile” da Armao (lo stesso Tozzo ha presentato la propria candidatura per il dipartimento dei Beni culturali: un segnale?). Poco o niente, nell’ultimo rendiconto, si sarebbe fatto per ridurre l’impatto sulla spesa di enti inutili, i cosiddetti carrozzoni, per cui la magistratura contabile – ille tempore – avrebbe richiesto a Palazzo d’Orleans la creazione di una sezione specializzata, allo scopo di monitorare i canali della spesa. Negli ultimi giorni, grazie al contributo del presidente della commissione Bilancio, Riccardo Savona, qualcosa si sarebbe mosso. Forse in maniera tardiva.
Il governo comunque cercherà di sfangarla e attende il verdetto – venerdì mattina alle 10 di fronte alle Sezioni riunite per la Regione siciliana – con moderato ottimismo. Un altro pasticcio contabile non è ammesso. Avrebbe una ricaduta sulle casse regionali e sulle generazioni future, più di quanto non abbia fatto l’accordo Stato-Regione, che ha comportato la spalmatura di quasi 2 miliardi di disavanzo nei prossimi 10 anni. Cifre che rimarranno congelate e non potranno essere utilizzate per le reali esigenze della Sicilia. Tutto a seguito di un altro rendiconto sballato, quello del 2018. L’ultimo disponibile da tre anni a questa parte.