La soluzione l’ha trovata il governo nazionale. Il Ministro per il Sud Peppe Provenzano, reduce da alcuni giorni di tensione con Musumeci, ha comunicato che “la procedura costituzionalmente corretta” per permettere alla Regione siciliana di spalmare il disavanzo in dieci anni “è un decreto legislativo su norme di attuazione dello Statuto in materia contabile, che sarà varato nel prossimo Consiglio dei ministri, il 23 dicembre”. La proposta è stata concordata con il ministro Francesco Boccia, a seguito dell’accordo raggiunto in commissione paritetica Stato-Regione. In questo modo la Sicilia potrà scongiurare tagli immediati per 260 milioni di euro (840 milioni sono già stati impegnati nell’ultimo Bilancio alla voce “risanamento”), che già pendevano su comuni, teatri e precari. Per l’ufficialità, comunque, bisogna attendere lunedì.

Provenzano ha spiegato pure che “la norma sul disavanzo non poteva andare nel Milleproroghe, come proponeva qualcuno in maniera alquanto irrituale”. Quel qualcuno è Gaetano Armao, assessore regionale all’Economia, che aveva trovato un accordo col sottosegretario del Ministero dell’Economia, Alessio Villarita (Movimento 5 Stelle), per utilizzare il decreto Milleproroghe come traino e addivenire a una soluzione in tempi celeri (rispetto al disegno di legge parlamentare), che però sarebbe stata oggetto, a valle, di un controllo da parte delle due Camere. La formula del decreto legislativo, invece, è più rapida e prevede un solo intervento: quello del governo. Il provvedimento, quindi, sarà immediatamente esecutivo.

Il Consiglio dei Ministri ha deciso sì di dare una mano alla Sicilia, ma senza evitare una coda polemica. “Il governo – prosegue Provenzano, rifilando schiaffi a destra e a manca – è mosso dalla volontà di aiutare a risolvere problemi che ricadrebbero sui lavoratori e sugli enti locali, che non portano alcuna responsabilità nella gestione dei bilanci regionali, su cui è necessario fare maggiore chiarezza, seguendo il richiamo forte che è venuto dalla Corte dei conti. Il governo c’è, come dimostra l’impegno centrale per evitare che la Sicilia perda i fondi europei, come dimostra la norma approvata oggi in Consiglio dei ministri sul Commissario per le strade provinciali siciliane”.

Una stoccata in piena regola a Nello Musumeci, che proprio in settimana aveva polemizzato col Ministro sul tema dei fondi europei e sull’incapacità da parte della Regione di certificare la spesa comunitaria: “Il ministro Provenzano ha perso un’occasione preziosa per tacere – aveva detto Musumeci perché nessuno gli ha detto che da quando io sono alla guida della Regione, sono stati spesi più fondi di quelli chiesti dall’Unione. Al ministro e al Governo centrale chiediamo piuttosto regole celeri perché oggi non bastano meno di 4-5 anni per realizzare un’opera pubblica nel Mezzogiorno”. Un atteggiamento, quello di Musumeci, che aveva provocato le ire del Pd siciliano (oggi il capogruppo Lupo si è congratulato con Boccia e Provenzano) e anche a Roma. I rapporti di vicinato, già scarsi, non hanno messo a rischio la collaborazione fra istituzioni, anche se Provenzano ci ha tenuto a far sapere a Musumeci che certi metodi non pagano. E certe dichiarazioni nemmeno.