Dall’audizione di oggi in commissione Bilancio è arrivata un’altra sonora bocciatura per la Regione siciliana. Da parte dei giudici contabili sono giunte alcune valutazioni negative sul Defr, il documento economico e finanziario della Regione approvato lo scorso ottobre, due mesi prima del giudizio di parifica sul rendiconto 2018: “Il Defr 2020-2022 risulta ben lontano dal modello tracciato dal legislatore mancando anche quest’anno di elementi sostanziali per poter espletare pienamente le proprie funzioni nel processo di programmazione di bilancio”. Per la Corte “permane la difficoltà di raccordare gli obiettivi di politica economica definiti quantitativamente in termini di Pil programmatico alle politiche di governo regionale”. Inoltre, il quadro macroeconomico della Sicilia tracciato dal governo Musumeci non appare “realistico” almeno per il biennio 2020-2021 alla luce “delle recenti stime della Commissione europea sulle previsioni di crescita dell’economia italiana e delle perturbazioni allo scenario globale legato all’andamento dell’economia cinese”. Nella nota di aggiornamento il governo stima una crescita del Pil regionale programmatico in +0,6% per il 2020, +0,8% per il 2021 e +0,9% per il 2022. “Si tratta di stime – si legge nella relazione dei giudici contabili – che la Sezione reputa ottimistiche”.
Un’altra stoccata riguarda le procedure concorsuali per i nuovi dirigenti. Nonostante sia venuto meno il blocco delle assunzioni con la legge regionale 14 del 2019, per la Corte dei conti “l’avvio di un ricambio generazionale” del personale della Regione “anche per le figure dirigenziali non può prescindere da una compiuta riforma della dirigenza regionale, mai realizzata e non più procrastinabile”. “Appare infatti assai problematico – scrivono i giudici nella relazione al Defr – avviare assunzioni di nuovo personale dirigenziale senza aver prima proceduto al superamento della terza fascia dirigenziale”. Per i giudici “in assenza di un adeguamento dell’ordinamento della dirigenza a quella statale, tale condizioni metterebbe in luce tutte le sue storture in caso di immissione in servizio di figure dirigenziali a tempo indeterminato, con il paradosso di unità dirigenziali neo assunte, inquadrate direttamente in seconda fascia, in posizione teoricamente prioritaria nell’attribuzione degli incarichi dirigenziali nei confronti della totalità dei dirigenti in servizio, collocati in terza fascia, molti dei quali titolari da anni di incarichi dirigenziali generali o di strutture dirigenziali intermedie”.