L’aumento del canone d’imbottigliamento delle acque minerali, previsto in uno dei “collegati” alla manovra finanziaria in discussione dell’Ars, ha fatto balzare sulla sedia Confindustria Sicilia. Secondo Mineracqua – la federazione che raggruppa le industrie di acqua minerale – l’incremento da 2 a 10 euro a metro cubo “metterebbe fuori mercato le imprese siciliane. Se venisse approvata, una legge del genere porterebbe al licenziamento di tanti lavoratori”. Nel settore, in Sicilia, lavorano un migliaio di persone. In sei aziende distinte: Nestlè Vera, Cavagrande, Sibam, La Fonte, Terme di Gerace Siculo e Sicil Acque Minerali. Il costo dell’imbottigliamento, rivendicano a Mineracqua, è già più alto che nel resto d’Italia e non è vero, al contrario di quanto sostiene il governo, che “i concessionari siciliani non sopportano gli stessi costi di trasporto sostenuti invece dai produttori del continente. Si spende di più per portare un carico d’acqua da Ragusa a Palermo in camion che da Napoli a Palermo in nave”.
Ma la proposta del governo è chiara: chi imbottiglia in plastica pagherà 10 euro al metro cubo, chi lo fa in vetro addirittura 20. Le associazioni di categoria cercheranno un ultimo confronto con la Regione, dato che il “collegato” sarà discusso dopo il 25 gennaio. Ma l’assessore all’Energia Pierobon non lascia troppi spiragli: “L’acqua è un bene comune e la Regione è tenuta ad agire considerandola come tale e dunque come un bene da valorizzare. Il rapporto tra giro d’affari e introiti della pubblica amministrazione non sempre è perfettamente proporzionato”. “La nuova proposta di Legge – prosegue Pierobon per allentare la pressione – prevede tutta una serie di vantaggi come la tutela e la valorizzazione della risorsa acqua e la riduzione di imballaggi in plastica e vetro”.