Ricchi o riccastri? Alla festa di Ernesto Maria Ponte – uno spettacolo scintillante per i trent’anni di palcoscenico, tenuto in sold out al Teatro della Verdura – ero seduto in sesta fila. Davanti a me c’era lei. Per evitare offese la chiamiamo con un nome convenzionale: Donna Maddalena. Bene. Poco prima che cominciasse lo spettacolo irrompe per prendere posto, ovviamente in prima fila, Renato Schifani accompagnato dalla moglie e dalle guardie del corpo. Il caldo scioglieva le pietre, quaranta gradi e forse più. Ed è sotto quell’arsura che Donna Maddalena, con uno scatto felino, si sgancia dalla quinta fila e raggiunge il presidente della Regione. Ma non per parlare di politica o di sanità. Semplicemente per offrirgli il suo ventaglio, unico rimedio contro un clima rovente. E siccome lui, da reuccio capriccioso, faceva finta di non accettare quel sovrappiù di gentilezza, allora lei ha cominciato ad agitare il ventaglio con tutte e due le mani e a indirizzare amorevolmente la frescura non verso il proprio corpo ma verso il corpo del presidente. Una scena commovente. Durata comunque pochi minuti. Giusto il tempo di capire perché certi ricchi esponenti della borghesia palermitana vengono da questo giornale chiamati riccastri.

Donna Maddalena ha tanti di quei soldi che potrebbe comprarsi tutto Palazzo d’Orleans, con dentro il governatore e l’intera giunta di governo. Avrebbe potuto ostentare, davanti a Schifani, l’orgoglio della propria storia e l’alterigia delle capacità imprenditoriali della sua grande famiglia. Avrebbe potuto guardarlo dall’alto in basso o addirittura ignorarlo. Ma lei non ne perde una. Era nel 2023 al Politeama per la convention di Forza Italia che ha elevato al trono di Sicilia il pensionato Schifani; ed è sempre lì, pronta a organizzargli feste e cene elettorali. L’altra sera al Teatro della Verdura, fiammeggiato da un’arsura che ottenebrava la vista e i sensi, si è pure sbracciata per rifrescarlo col soffio balsamico del proprio ventaglio.

Hic genuflectur, verrebbe da dire. Madre Teresa di Calcutta aveva la fede e una profonda vocazione a servire, con passione e misericordia, i poveri e i diseredati. Seguiva il precetto che San Paolo ha scolpito a lettere d’oro nella lettera ai Corinzi: “Caritas Christi urget nos”. Donna Maddalena invece ha mostrato, in una irrespirabile sera d’agosto, la sua vocazione a servire i potenti. Anche quelli di seconda e terza fila. I riccastri sono fatti così.

Il corteggiamento di questa gente – con le loro ville, i loro sfarzi, le loro furbizie, i loro sollazzi – manda in sollucchero il presidente Schifani. Il quale ricambia con altrettanta generosità, addirittura con malcelata voluttà. I riccastri più festaioli – Andrea Peria, Tommaso Dragotto, Marcella Cannariato, Jolanda Riolo – hanno trovato l’America e hanno ottenuto incarichi di sottogoverno a dir poco spropositati rispetto alle loro competenze e soprattutto rispetto al loro peso politico. Sono personaggi che hanno adulato tutti i potenti. E che all’improvviso si sono trovati ad occupare quelle poltrone di pregio che Schifani avrebbe potuto attribuire a Forza Italia o agli altri partiti della maggioranza. Ma il segretario Antonio Tajani e i dieci deputati berlusconiani dell’Assemblea siciliana perdoneranno al governatore anche questa caduta di stile. Hanno preso tanti di quegli schiaffi che uno in più o in meno non fa di certo la differenza.