Assunzioni per direttissima, come nel caso dei dipendenti (o dirigenti) che potrebbero aspirare al “posto fisso” grazie a un emendamento (fuori sacco) del governo alla Legge di Stabilità regionale; o tramite incentivi, da dirottare ai privati (si parla di 50 milioni e non più 100), per assumere i giovani a tempo indeterminato. La cifra distintiva della Finanziaria che ieri ha varcato il portone di Sala d’Ercole è chiara: la Regione vuole favorire il processo di occupazione perché siamo vicini alla scadenza elettorale e un simile congegno porterà senz’altro acqua al mulino.
Con le Europee alle porte, anche la manovra diventa di stampo elettorale. Sebbene la mossa del governo, scovata dal quotidiano ‘La Sicilia’, non sia avvenuta proprio alla luce del sole: la promozione di 136 dirigenti e i 552 dipendenti è inserita in uno degli ottocento emendamenti al ddl esitato fra mille polemiche in Commissione Bilancio, che consta di appena una trentina d’articoli. Il meglio, a quanto pare, deve ancora venire. Come precisa Mario Barresi nel suo pezzo, i numeri “al netto di prepensionamenti e personale del Corpo Forestale, sono imponenti: già nel recupero delle «risorse assunzionali» del 2023 sono previsti 55 dirigenti” (per un costo di oltre 4 milioni) “più ben 215 nuovi ingressi nel comparto non dirigenziale, tutti di categoria D” (per 8 milioni circa. Ma “in contemporanea si potrà sfruttare il contingente del 2024: ben 81 dirigenti (6.172.031,92 euro) e 337 dipendenti (13.158.300,64 euro)”.
Altre risorse saranno pompate nella pubblica amministrazione negli anni a venire. Ma occhio all’inganno: la proposta partorita dal governo fuori dal dibattito in commissione, non è che l’applicazione pedissequa del nuovo Accordo Stato-Regione, messo nero su bianco da Schifani e Giorgetti lo scorso ottobre, che da un lato – per dirla col governatore siciliano – “rafforza il percorso di risanamento economico della Sicilia, dall’altra elimina alcune condizioni del vecchio patto con lo Stato che ormai fungevano da zavorra per la nostra Regione. L’accordo consentirà di riaprire la stagione dei concorsi – ha aggiunto Schifani – dando il via a centinaia di assunzioni, ringiovanendo così gli organici e dotando la Regione di professionalità che oggi mancano. Potremo finalmente far fare all’amministrazione il salto di qualità per affrontare le nuove sfide che ci attendono: dal Pnrr alla nuova programmazione, dalla transizione energetica a quella digitale”.
Ci sarebbero attualmente un migliaio di posti scoperti nel comparto non dirigenziale (categoria “D”), mentre va un meno peggio fra i dirigenti (con le piaghe ataviche che conosciamo: a partire dalla presunta illiceità nella nomina dei dirigenti apicali di “terza fascia”). Per le assunzioni si utilizzerà la regola del turn over al 125 per cento dei pensionamenti nell’anno precedente per il triennio 2023-2025 e al 100 per cento a decorrere dal 2026. Per il personale con qualifica dirigenziale, invece, le assunzioni sono effettuate sulla base della regola del turn over al 125 per cento dei pensionamenti nell’anno precedente per il biennio 2023-2024 e al 100 per cento a decorrere dal 2025.
Tutti a leccarsi i baffi, quindi. Ma non è l’unica misura di stampo elettoralistico prevista in Finanziaria. Un’altra, assai popolare, riguarda la stabilizzazione di un gruppo di 3.700 precari storici: i cosiddetti Asu. Oggi prestano servizio nei comuni e nelle pubbliche amministrazioni, anche se da 25 anni sono abbandonati al loro destino. Musumeci e Armao avevano provato ad accontentarli nel 2021, con la Finanziaria di guerra. Ma la legge è stata impugnata da Palazzo Chigi e giudicata “incostituzionale” dalla Consulta. Alla beffa prova, quindi, a rimediare questo governo. In Commissione Bilancio, con una condivisione che non può non essere bipartisan, è arrivata la bollinatura che tutti – da Fratelli d’Italia alla Dc all’assessore Falcone – hanno salutato con entusiasmo: “Le stabilizzazioni – ha detto l’assessore all’Economia – sono rese possibili da uno stanziamento da ben 24 milioni che ci consente di assicurare a queste figure anche la copertura previdenziale. Ciascuno di loro potrà scegliere fra il mantenimento dell’attuale contratto o il passaggio a tempo indeterminato per 24 ore settimanali, muovendo un passo verso la stabilità occupazionale. Raggiungiamo un obiettivo che rende la nostra Regione più solida e ordinata, riconoscendo dignità e diritti a migliaia di lavoratori siciliani”.
E sicuramente il governo sarà meglio “remunerato” nelle urne. Anche se, giova dirlo, la proposta dovrà passare indenne l’esame dell’aula ed eventualmente – dipende da come è scritta – la valutazione di Palazzo Chigi. Che potrebbe non arrivare in tempo per le Europee e che all’ultimo giro non ha concesso sconti. Insomma, in Sicilia si buttano le basi per far felici tutti, anche se i risultati spesso non sono allineati con gli annunci. Chissà come andrà questa volta.
Ad ogni modo Schifani e Falcone ce la stanno mettendo tutta per confermare l’indirizzo dato alla manovra. Esso prevede quattro pilastri: sostegno ai Comuni, aiuti per imprese e lavoro, lotta al precariato, stabilità per i servizi ai siciliani. Sul fronte degli aiuti alle imprese, però, si registra un piccolo stop: i 100 milioni per assumere giovani a tempo indeterminato, che il governo s’impegna a “recapitare” alle imprese, in realtà sono diventati 50 dopo il taglio in Commissione (sembra che l’altra parte possa diventare un “tesoretto” per far felice l’opposizione). Per ogni assunzione, ad ogni modo, è prevista un’agevolazione di 10 mila euro l’anno per tre anni, sotto forma di sgravi fiscali nei confronti delle imprese più coraggiose. Ci sono i fondi per circa 5 mila assunzioni, solo nel primo anno. Non poche, considerata la contrazione del mercato e il processo di desertificazione che sta investendo l’Isola.
Ad avvantaggiarsi del contributo, grazie a un emendamento della leghista Marianna Caronia, saranno anche le microimprese “aventi un’unità produttiva nel territorio siciliano”. Il contributo sale a 40 mila euro, sempre nel triennio, “quando le assunzioni o trasformazioni di contratti a termine riguardino lavoratori con cittadinanza italiana provenienti da imprese aventi sede e operanti esclusivamente fuori dal territorio italiano da almeno 24 mesi”. Una misura per favorire il ritorno dei cervelli in fuga. I contributi saranno versati alle aziende che avranno partecipato a un Avviso pubblico, anche se non sono ammessi spazi per i furbetti: la Caronia, nella sua proposta di modifica, ha precisato che saranno “erogati solo se il lavoratore assunto versava da almeno tre mesi in stato di disoccupazione o inoccupazione”. Nessuno potrà concedersi il lusso di licenziare e ri-assumere per ottenere gli sgravi. Ma tutti potranno ambire a restare in una terra di grande ricchezza e fecondità: dove a giugno si gioca una partita elettorale che giustifica questo grande e immenso scambio di cortesie. Furbo ma assolutamente lecito.