Giuseppe Sottile

Due svarioni che Giorgia
poteva e doveva evitare

Giorgia Meloni, ha tutto il diritto di rivendicare le proprie ragioni. Ma perché delegittimare – sfregiare, stavo per dire – un procuratore della Repubblica equilibrato e per niente fanatico come Francesco Lo Voi? Nella piccata difesa televisiva, consegnata ai social e puntualmente ripresa da tutti i tg, la presidente del Consiglio sbeffeggia anche l’avvocato Luigi Li Gotti, autore della denuncia sui tanti misteri legati al rimpatrio del torturatore libico Osama Njeem Almasri. Ma nella foga, chiamiamola così, della sua controreplica dimentica di dire che il suo accusatore ha una storia politica vissuta dentro il Msi. Gli rinfaccia solo di avere difeso i più importanti pentiti di mafia e di essere un uomo “di sinistra” in quanto è stato anche sottosegretario del governo Prodi. Due svarioni che, con un contegno più..

L’indecente bivacco
di Palazzo dei Normanni

Vivono in un palazzo dorato, un tempo abitato dai principi e dai re. Sono avvolti da una storia di magnificenze. Sono ricoperti di denaro e di privilegi. Ma i settanta deputati dell’Assemblea regionale non fanno altro che bivaccare tra Sala d’Ercole e il cortile Maqueda. Hanno perso il lume della politica. E anche della decenza. Non intercettano più i bisogni della società e non riescono a incardinare una sola riforma degna di questo nome. Sono allo sbando. Le emergenze della Sicilia si fanno ogni giorno più pressanti ma chi se ne frega della siccità o della sanità? Loro, i settanta di Palazzo dei Normanni, vibrano soltanto quando ci sono da incassare le mance distribuite dal governo per imbambolare le opposizioni. Che aspetta il presidente Gaetano Galvagno a dichiarare pubblicamente il..

Sono retequattristi
o avanguardisti?

Più che retequattristi sembrano avanguardisti. Ovviamente non indossano né orbace né camicia nera ma ci sono dibattiti in cui sembrano stringere un pugnale tra i denti o un manganello tra le mani. “A chi Trump? A noi”. “A chi Musk? A noi”. Difendono la nuova destra, quella tecnologica che arriva impetuosa e straripante da Oltreoceano. E se nei talk-show incontrano un poveraccio che la pensa diversamente, insorgono col piglio dei picchiatori. Il conduttore, manco a dirlo, li lascia fare. E loro randellano con le armi della retorica più vetusta e più aggressiva: con l’irrisione, con gli sberleffi, persino con le faccine puntualmente inquadrate dal regista di turno per ridicolizzare e svilire, all’occhio del telespettatore, ogni argomento sostenuto dai malefici rossi della sinistra. Più che Musk o Trump o Giorgia Meloni..

Un sussulto di pudore
per il super pagnottista

Maurizio Scaglione – lo ricorderete – è il super pagnottista che in due anni ha ottenuto dalla Regione affidamenti per oltre mezzo milione di euro. Tutti con la banalissima scusa di garantire agli allocchi del Turismo o di Palazzo d’Orleans “una copertura mediatica” a prova di bomba. Per accreditarsi come “grande operatore della comunicazione” e collezionare incarichi dagli assessorati e dagli enti collegati alla Regione, il callido Scaglione ha utilizzato un giornaletto di sua proprietà che si definiva “indipendente nei fatti”. Un azzardo. Perché nel giornaletto trovavano spazio, con interviste tagliate su misura, gli stessi personaggi che consentivano al suo editore di rastrellare denaro pubblico. Ma in questi giorni, complice un restyling, la scritta “indipendente nei fatti” è scomparsa dalla testata. Anche i pagnottisti, ogni tanto, hanno un sussulto di..

Ma la Faraoni conosce
le strade della politica

La tentazione più scontata sarebbe quella di dire: esce un cartonato e al suo posto si insedia un altro cartonato. Oppure: esce una controfigura di Renato Schifani ed entra un’altra controfigura del medesimo presidente della Regione. Ma Daniela Faraoni, da ieri nuovo assessore alla Sanità, ha poco da spartire con Giovanna Volo, la “figura tecnica” che l’ha preceduta al vertice di Piazza Ottavio Ziino. E per capirlo basta dare uno sguardo alla geografia degli applausi che, al momento del giuramento, le forze politiche hanno tributato all’ex manager dell’Asp di Palermo. Perché, a differenza della Volo, la Faraoni è impastata con la politica: conosce uomini e cose, ha sempre trattato con i partiti e all’occorrenza ha cambiato pure cavallo e punti di riferimento. Ma non sempre le relazioni politiche sono fiori..

Da Washington
alla Noce di Palermo

Nel giorno in cui Donald Trump si insediava alla Casa Bianca e, tanto per gradire, annunciava la deportazione di milioni di migranti, Sergio Mattarella entrava in una scuola multietnica di Palermo – la De Amicis del quartiere Noce – per incontrare gli alunni vittime di un gratuito e squallido episodio di razzismo: “Voi siete una scuola che con la cultura, la lettura, la musica e tante altre iniziative di crescita culturale esprime i valori della convivenza”, ha detto il Capo dello Stato, rivolto particolarmente ai ragazzi – tutti italiani, ma nati da genitori ghanesi e mauriziani – che lo scorso novembre, davanti alla Feltrinelli di via Cavour, furono insultati da alcuni passanti. Non facevano del male a nessuno: raccoglievano soldi per l’acquisto di libri. L’America, si sa, è una grande..

Meno male che c’è
Sergio Mattarella

Per fortuna c’è Lui. Per fortuna c’è Sergio Mattarella che, dall’alto del Colle, vigila sulla nostra Costituzione e sulla nostra Democrazia. Sentite quali preziose parole ha pronunciato ad Agrigento, Capitale della Cultura 2025. “Viviamo un tempo in cui tutto sembra comprimersi ed esaurirsi sull’istante del presente. In cui la tecnologia pretende, talvolta, di monopolizzare il pensiero piuttosto che porsi al servizio della conoscenza. La cultura, al contrario, è rivolgersi a un orizzonte ampio, ribellarsi a ogni compressione del nostro umanesimo, quello che ha reso grande la nostra civiltà”. Con il suo tocco da maestro, il “picconatore gentile” ha rifilato un nuovo colpo a Elon Musk e ai suoi torvi progetti di “tecno-destra”. Nei giorni in cui Sky trasmette “M, il figlio del secolo”, Mattarella ci ricorda che il figlio del..

Dimenticare Palermo
(e la febbre del 2018)

Ricordate quel magico 2018, traboccante di speranze per una Palermo che si affacciava al mondo come capitale italiana della cultura? Sei anni dopo che cosa resta di quelle promesse, di quegli slanci, di quegli entusiasmi? Nulla. Il degrado ha proseguito regolarmente il suo corso; le periferie sono più sole e selvagge di prima; la monnezza ci ammorba sempre di più; il centro storico rimane immerso in un perenne odore di fritto; il nuovo sindaco, Roberto Lagalla, è più imbambolato e impotente del vecchio sindaco Leoluca Orlando, quello dell’antimafia e nulla più. E la cultura? Galleggia. Marco Betta, al Teatro Massimo, fa le stesse cose che faceva – con una visione più alta – Francesco Giambrone. Il Teatro Biondo è scivolato da Roberto Alajmo a Pamela Villoresi e poi nelle mani..

Arte contemporanea
o acne contemporanea?

Arte contemporanea o acne contemporanea? Il dubbio nasce dal fatto che la Fondazione, nata per curare Agrigento Capitale della Cultura 2025, ha inserito nel board un valente dermatologo: Giuseppe Ferro da Raffadali. Comunque, meglio un dermatologo che un pagnottista. Anche se la lottizzazione del consiglio di amministrazione non ha portato fortuna, almeno fino a questo momento, né alla Fondazione né ad Agrigento. Il presidente della Regione, Renato Schifani, dice che vuole metterci mano, ma non si sa ancora chi entrerà nel mirino. Dovrebbe cavarsela senza particolari contraccolpi il direttore della Fondazione, Roberto Albergoni. Che è una sorta di cucchiaio per tutte le pentole culturali della Sicilia. Nel 2018 a Palermo ha seguito Manifesta12 e, dopo Agrigento, prenderà in mano le redini di Gibellina Capitale dell’Arte Contemporanea. Che Dio gliela mandi..

Agrigento, il tempo
dei giochi è finito

Nonostante i malumori, né il ministro della Cultura, Giuli, né il presidente della Regione, Schifani, lasceranno da solo il Capo dello Stato, Mattarella. Sabato saranno tutti al Teatro Pirandello per dare il via ad “Agrigento, capitale della Cultura 2025”. Ma non sarà solo una festa. Al di là delle gaffe e delle sciatterie, la Fondazione – che per un anno intero organizzerà eventi e manifestazioni – avrà certamente bisogno di una messa a punto. Sino all’altro ieri, più che su una prospettiva di ampio respiro culturale, la Fondazione ha galleggiato sul mare, un po’ torbido e appiccicoso, del provincialismo e della lottizzazione. Concedendo spazi, forse eccessivi, ad appetiti e ambizioni che andavano lasciati fuori dalla porta. Da qui a sabato però tutti i giochi malsani dovranno essere dismessi e archiviati...

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