Giuseppe Sottile

Sanità e il nodo tariffe:
le furbizie della Faraoni

Il presidente della Regione fa di tutto per tenere il punto. E per non deludere le strutture convenzionate ha messo addirittura altri milioni nel piatto delle trattative. Ma la furbissima Daniela Faraoni, assessore della Sanità, fa orecchio di mercante. Quei soldi dovrebbero servire per rivalutare le tariffe (di fame) che costringono i laboratori a lavorare sottocosto, ma lei – la tecnocrate passata dall’Asp al vertice di piazza Ziino – tenta di dirottarli sull’aggregato: un trucco come un altro per garantirsi il maggior numero di prestazioni senza incidere sulla remunerazione delle singole voci. La ex manager vuole dare prova di efficienza. O di spavalderia. Lo dimostra il fatto che le organizzazioni di categoria avevano segnalato quarantacinque tariffe da rivalutare, ma l’assessorato ne ha preso in considerazione – e male – appena..

L’assessore Faraoni
e la sfida alla politica

Ricordate Jap Gambardella, il ganzo de “La grande bellezza” magistralmente interpretato da Toni Servillo? “Io non volevo solo partecipare alle feste, io volevo avere il potere di farle fallire”. A Daniela Faraoni, assessore regionale alla Sanità, il ruolo di tecnocrate probabilmente sta stretto. Chiamata a chiudere la trattativa con i laboratori convenzionati – flagellati da un tariffario che rischia di portarli alla chiusura – si è messa subito di traverso ed è riuscita ad affondarla. Il presidente della Regione, Schifani, aveva promesso ogni possibile aiuto. Ma lei – la manager promossa al vertice di Piazza Ottavio Ziino – si è trincerata dietro i suoi cavilli e ha polverizzato quasi tutti gli impegni assunti dal Governatore. Lei – per dirla con Gambardella – non vuole solo partecipare al gioco politico, lei..

Una risposta di popolo
alle minacce di Donald

No, non si è svegliata l’Europa di Ursula von der Leyen. E non si è svegliata nemmeno la nostra vecchia politica, stordita dalle tambureggianti aggressioni di Donald Trump e dai filibustieri, come Elon Musk, che vorrebbero quanto prima scardinare le democrazie dell’Occidente. Le elezioni tedesche – con la vittoria della Cdu, e l’innegabile affermazione della destra neonazista – hanno dimostrato soprattutto che si è svegliato il popolo. Sì, quel popolo che fino all’altro ieri – e non solo in Italia – si mostrava così stanco e sfiduciato da disertare in massa le urne. Sarà stata la paura delle nuvole nere lanciate da quella nave ubriaca che è la Casa Bianca di Trump, o il terrore di ritrovarsi sul collo l’oppressione zarista di Putin, sta di fatto che domenica l’84 per..

Tra Trump e Schifani
c’è di mezzo Gongora

In questo ardere e gelare in cui il mondo è precipitato, che ne sarà di noi sicilianuzzi stretti tra un Mediterraneo in subbuglio e un’Europa annichilita dalla paura? Veniamo lampeggiati dalla torva teatralità di Trump, dall’aggressività di Elon Musk e dai giochi proibiti di una oligarchia di tecnocrati che vuole impadronirsi del mondo. Ci spaventa il delirio di un potere, quello americano, che ogni giorno tenta di rovesciare le nostre certezze e i nostri valori, trasformando i carnefici in vittime. Chi ci difenderà? Lo smarrimento di Giorgia Meloni non ci rassicura e ogni altra emergenza sembra passare in second’ordine: persino la siccità che ci ha afflitto fino all’altro ieri. Quando il tempo si fa nero – annotava Luis Gongora – ogni caduta diventa un precipizio. Ci rifletta Schifani: nemmeno la..

Sanità, come il potere
azzera le competenze

Ovviamente aveva tutti gli elementi per decidere. Aveva guidato quella formidabile macchina di potere per sette anni; aveva deciso ogni promozione e ogni retrocessione; conosceva ogni piega di bilancio e anche i segreti annidati dentro ogni stanza della sua ricchissima Asp, quella di Palermo. Era pertanto lecito aspettarsi che Daniela Faraoni, promossa a gennaio assessore regionale della Sanità, nominasse subito – come primo atto di governo – il manager destinato a raccogliere la sua eredità negli uffici di via Cusmano. Invece, dopo un mese, il vertice dell’Asp è ancora vacante. Con tutte le inefficienze e i ritardi che l’assenza di un coordinamento comporta. Evidentemente la dottoressa Faraoni aspetta le decisioni della politica: quel rito esoterico che trasforma in attrezzi di scena tecnici, manager e ogni sedicente esperto dell’irredimibile sanità siciliana.

Dal fronte operatorio
al fronte operativo

Rieccomi. Il giorno che Bernal Diaz del Castillo – esploratore spagnolo – sbarcò nell’ignoto mondo degli Atzechi temette per un momento di trovarsi di fronte a un feroce impero e di calarsi in un mondo dal quale non sarebbe uscito vivo. Invece scoprì che gli uomini di Montezuma arrivavano nei paesi assoggettati “alteri, eleganti, profumati e con una rosa dal lungo stelo nella mano”. Lo stesso magnifico stupore è toccato a me nel giorno in cui ho voluto esplorare il “feroce impero” della sanità. Mi sono trovato tra medici che non indossano solo il camice bianco della professionalità e del rigore scientifico. Tengono in mano, pure loro, una rosa dal lungo stelo. Una rosa preziosa. Che, con i petali impregnati di soave gentilezza e tenace umanità, spazza via i predicati..

Dal nostro inviato
sul fronte operativo

Abbiamo tanto parlato di sanità – del suo sfascio e delle sue disperazioni – che mi è venuta voglia, come si addice a un vecchio cronista, di mollare per alcuni giorni carta e penna, di ricoverarmi in un ospedale, di sottopormi a un intervento chirurgico e di vedere l’effetto che fa. E sì. Basta con la narrazione di esperienze che non ci appartengono. Voglio avvertire il brivido arcano del bisturi che, serpigno, si ingrotta nel mio corpo, tra le stelle filanti delle flebo e le luci colorate dei monitor; voglio assaporare la soave apnea dell’anestesia – una discesa negli inferi blandi delle paure – e poi vivere il momento stridulo del risveglio e il lento ritorno alla percezione, anche se punteggiata da mille dolori. Fidatevi. Per una settimana non leggerete..

Sanità, dalla Sicilia
un urlo: “Fate presto”

C’è lo sfascio di Villa Sofia, dove i poveri cristi vengono lasciati morire sulle barelle abbandonate nei corridoi e c’è lo scandalo del Policlinico, dove una cricca di furbetti e mascalzoni truccava le liste di attesa. C’è un vuoto di potere all’Asp di Palermo – la più grande, la più ricca e la più sgangherata della Sicilia – e c’è il cappio che il ministro Orazio Schillaci, meloniano di ferro, ha stretto, con le nuove tariffe, al collo degli specialisti e dei laboratori convenzionati. Per la sanità che cade a pezzi - bisogna riconoscerlo - non mancano le mobilitazioni e gli impegni della politica regionale: governo e opposizioni formulano promesse e lanciano proclami, ma la luce in fondo al tunnel ancora non si intravede. La situazione è al collasso. Non c’è..

Un gioco politico
ad altissimo rischio

Si fa presto a dire: magistratura. E la destra ha fatto presto, troppo presto a scatenare una guerra senza quartiere contro i pubblici ministeri che aprono inchieste, giuste o sbagliate poco importa. Certo, le persecuzioni giudiziarie non si contano e la politicizzazione dell’azione penale è stato un vergognoso show-down che per vent’anni ha accompagnato la vita, le imprese e i governi di Silvio Berlusconi. Tutto vero. Ma è altrettanto vero che sul brutto affare del torturatore libico riportato dolcemente a casa, ci sono state opacità e negligenze che l’opinione pubblica non può ignorare e che Giorgia Meloni non può cancellare con un attacco indiscriminato al sistema giudiziario. Finirebbe per buttare con l’acqua sporca anche il bambino. L’Italia, piaccia o no ai sovranisti di Palazzo Chigi, ha ancora bisogno di un..

L’ente, morto, è risorto
Miracolo del pagnottista

L’Esa, l’ente che tutti noi credevamo morto, è appena risorto. Il miracolo è avvenuto sul giornaletto di Maurizio Scaglione, il super pagnottista che in due anni ha ottenuto dalla Regione affidamenti diretti per oltre mezzo milione di euro. Sotto un vistoso titolo di prima pagina, corredato dalle foto di rito, appare un articolo debordante ove si narrano le eccelse e meritorie imprese del commissario Carlo Turriciano. Il quale – “dietro impulso”, va da sé, dell’assessore all’Agricoltura, Salvatore Barbagallo – ha messo in sicurezza, sui tre angoli della Sicilia, canali e corsi fluviali trascurati da chissà quanti anni. Scaglione, da par suo, riveste la cronaca con i toni ampollosi e salivosi dell’epopea. Un dettaglio non trascurabile. Lascia spazio al dubbio che, dalla resurrezione dell’Esa, il super pagnottista ci abbia ricavato un’altra..

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