Giuseppe Sottile

Anche i suoi servitori
dicono addio al Balilla

Mai viste tante risate, tante pacche sulle spalle, tante cameratesche manifestazioni di amorosi sensi. Guardate le foto. I patrioti sono tutti lì, a inaugurare la segreteria provinciale di Enna e a fare da corona a Giovanni Donzelli, l’uomo che su mandato di Giorgia Meloni, è sceso in Sicilia per allontanare i mercanti dal tempio di Fratelli d’Italia e chiudere finalmente la forsennata stagione degli scandali e degli sprechi, dei ventitré milioni di euro bruciati per SeeSicily e degli imbrogli lussemburghesi di Cannes. Sono tutti lì, a Enna, per fare atto di ubbidienza a Luca Sbardella, il commissario venuto da Roma al seguito di Donzelli. E tra i ridanciani e i genuflessi ci sono, manco a dirlo, pure gli uomini del Balilla. Ora che il capo della corrente turistica è stato..

Risvolti di un fumettone
chiamato Gattopardo

Dimentichiamo gli svarioni letterari e le sgrammaticature storiche; evitiamo il raffronto tra Burt Lancaster e Kim Rossi Stuart o tra Paolo Stoppa e quella macchietta senz’anima che recita la parte di Calogero Sedara; e scordiamoci, per favore, di Angelica la cui interpretazione è stata affidata alla figlia di Monica Bellucci: più che un’attrice, un legnetto. Il Gattopardo di Netflix è un fumettone ma ognuno, ci mancherebbe, è libero di leggere come crede il romanzo di Tomasi di Lampedusa. Ai produttori della serie va dato atto di non avere badato a spese. Alle quali ha contribuito non poco la Regione. Che con la Film Commission, ancora governata dagli uomini del Balilla, spende milioni e milioni di euro per diffondere nel mondo non solo le bellezze e le meraviglie della Sicilia. Anche..

La bugia è diventata
una cifra di governo

Ferdinando Croce, manager dell’Asp di Trapani, non si è preoccupato molto dei malati di tumore. In compenso ha speso oltre centomila euro per curare la comunicazione. Cioè per tenere alta la propria immagine di amministratore oculato e per nascondere con una sfilza di bugie la voragine di inefficienza in cui ha trascinato l’azienda sanitaria. La menzogna è diventata in Sicilia una cifra di governo. Prendete i trasporti. Repubblica ha rivelato che per un viaggio in treno da Palermo a Catania occorrono più di sei ore. Uno scandalo. Come le autostrade colabrodo che dovrebbero condurci – domani o chissà quando – al Ponte sullo Stretto. Ma l’assessore, che non riesce a garantire una viabilità decente, spende altri centomila euro per foraggiare un clan di pagnottisti e garantirsi quel giornalismo servile e..

Ma dove sono gli eroi
di legalità e antimafia?

Dove sono le gloriose colonne dell’antimafia, quelle che sfidavano i boss di Cosa Nostra e sbaciucchiavano Massimo Ciancimino, figlio del terribile don Vito, pur di agguantare un pizzico di giustizia e verità? E dove sono finiti gli eroici giornalisti – scusate se insisto – che negli anni esaltanti della purificazione fiancheggiarono Leoluca Orlando con la certezza di spazzare via ogni collusione e complicità con le forze del male? Oggi succedono cose che il fatato mondo dei professionisti dell’antimafia non avrebbe mai tollerato. Succede che un cronista rivela lo scandalo di un Gran Truffaldo che ha sottratto all’Irfis, la cassaforte della Regione, un milione e mezzo di euro e viene guardato con sospetto, indifferenza e distacco non solo dai palazzi della politica ma pure dai colleghi (ex coraggiosi) per i quali..

Altro che sinedrio…
Asp non mangia Asp

Doveva essere un sinedrio. I precedenti – soprattutto quelli di Villa Sofia, dove il vertice dell’ospedale è stato destituito in ventiquattr’ore – deponevano male per Ferdinando Croce, il manager dell’Asp di Trapani convocato dal presidente della Regione per spiegare come mai il risultato di un esame istologico fosse stato consegnato ad una paziente di Mazara dopo otto mesi, quando il tumore aveva provocato già altri danni. Ma Croce ha varcato la soglia di Palazzo d’Orleans con la spocchia tipica dei patrioti: quella che assegna una sorta di impunità alla Santanché, a Del Mastro, ai Balilla e a tanti gerarchi di Fratelli d’Italia. Altro che sinedrio. A Croce sono state perdonate omissioni e bugie. Gli ha fatto da spalla Daniela Faraoni, divenuta assessore alla Sanità dopo avere governato per sette anni..

Uno scontro fra titani
sui ruderi della sanità

Il giornalismo d’inchiesta – quello eroico e straordinario – purtroppo tace. Si è perduto nel labirinto dei sospetti e non riesce a cavare un ragno dal buco. Di conseguenza non conosceremo mai il nome del Grande Truffaldo che, con un trucco da magliaro, ha rapinato all’Irfis un milione e mezzo di euro. Peccato. In compenso la cronaca – quella viva e palpitante – dedica fiumi di inchiostro a uno scontro titanico tra due colossi delle istituzioni. Palazzo d’Orleans da un lato e la Corte dei Conti dall’altro lato dibattono da giorni sul numero dei letti di terapia intensiva che la Regione avrebbe dovuto realizzare e che sono rimasti invece a mezz’aria. Chi vincerà? Chiedetelo, se ne avete il coraggio, a Maria Concetta Gallo, la paziente di Mazara che ha aspettato..

Misteri da risolvere
Pataccari cercansi

Chi è il Gran Truffaldo che ha rifilato all’Irfis – la banca della Regione – una carta falsa dal valore di oltre un milione e mezzo di euro? Si sono mobilitate procure e Corte dei Conti; indagano carabinieri, finanzieri, squadre di appuntati e brigadieri, ma dell’uomo mascherato non è stato tracciato ancora nemmeno un identikit. Altrettanto ruvida e pesante la cappa di mistero che protegge il deputato a servizio della cosca mafiosa di Terrasini. Si sa solo che non è Alessandro Aricò: “Ovviamente non sono io. E adesso spero che quel nome salti fuori”, ha tagliato corto l’assessore regionale di Fratelli d’Italia. Investigatori, corpi speciali e le forze – sempre vigili, va da sé – dell’antimafia brancolano nel buio. Forse bisognerebbe richiamare in servizio i gloriosi pataccari del cosiddetto giornalismo..

La violenza della Sanità
sulla paziente di Mazara

Persino nella Bibbia, che è il libro più austero, c’è un accenno alla leggiadria e alla gentilezza. Nel Salmo 29 – “Hai trasformato in una danza il mio tormento” – si coglie addirittura un richiamo alle buone maniere. Bene. Chi si è ricordato in Sicilia di Maria Cristina Gallo, l’insegnante di Mazara che, in attesa dell’esame istologico arrivato dopo otto mesi, è stata devastata dalle metastasi di un tumore? Poteva andare a farle visita e a chiederle scusa il capo dell’Asp di Trapani, Ferdinando Croce, ma il manager ha preferito esercitarsi nelle bugie necessarie per oscurare lo scandalo. Poteva anche andare l’assessore alla Sanità, Daniela Faraoni, ma a una burocrate del suo calibro basta annunciare un’ispezione e il gioco è fatto. Ci è andato Giorgio Mulè, siciliano di Mazara e..

Giorgia M, il Balilla
e il monito di Musil

Fino a quando sopporteremo la spocchia della Santanché, il bau bau della Montaruli, l’arroganza di Del Mastro o le spregiudicatezze del Balilla, l’assessore siciliano del Turismo che ha elargito 23 milioni di euro in pubblicità a Mediaset, alla Rai e ai giornali di Urbano Cairo? Giorgia Meloni tiene alta la postura del vincitore. Il popolo sovrano le ha assegnato un consenso di quasi il 30 per cento e i suoi uomini indossano la legittimazione come una corona: “Dio ce l’ha data, guai a chi ce la toglie”. Fino a quando? Robert Musil, lo scrittore che visse sulla propria pelle la straripante ascesa di Adolf Hitler, fu facile profeta della sua caduta e della sua rovina. “Arriva sempre un momento – si legge ne ‘L’uomo senza qualità’ – in cui la..

Gerenza

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