Giuseppe Sottile

Se il commissario
non dà un segnale

Per carità, nessuno ha la bacchetta magica. Nemmeno Luca Sbardella, inviato da Giorgia Meloni in Sicilia per riportare un po’ pulizia in un partito che sembrava totalmente piegato alle ambizioni del Balilla. E’ pure vero che la politica ha i suoi tempi ma il commissario di Fratelli d’Italia un segnale forse avrebbe dovuto già darlo. Invece no. Il camerata Ferdinando Croce, manager dell’Asp di Trapani e protagonista di uno scandalo che ha mortificato centinaia di pazienti colpiti da tumore, resta in piedi perché il partito gli copre con indecenza le spalle. E ciò mentre gli eredi e i servitori del Balilla continuano a pilotare i congressi provinciali e a riversare cataste di denaro pubblico nei propri collegi elettorali. Ultimo caso: ventiquattro milioni di euro stanziati dall’assessore al Turismo Elvira Amata,..

Tra Porro e Prodi
lo scoop dell’anno

Prepariamoci allo scoop dell’anno. Stasera Nicola Porro, frontman televisivo dei guardiani della rivoluzione meloniana, mostrerà il video integrale dello sfortunato incontro tra una sua giornalista e Romano Prodi, padre nobile di una sinistra sempre in cerca di un’identità. Il pentolone pubblicitario di “Quarta Repubblica” ribolle già da qualche giorno. Finora si sa che la giornalista ha rivolto al Professore una domanda provocatoria sul tanto discusso Manifesto di Ventotene; e che l’ex presidente del Consiglio ha risposto in maniera piccata, irritata e anche un po’ scomposta, agitando addirittura una mano. Stasera l’autorevole conduttore retequattrista rivelerà in diretta se quella mano ha sfiorato il viso o ha strattonato i capelli della giornalista. Oppure – terza ipotesi – se le ha semplicemente tirato le orecchie. Come si faceva a scuola con gli asinelli.

Un doppio oltraggio
per i malati di tumore

Il primo oltraggio al corpo di Maria Cristina Gallo, l’insegnante di Mazara colpita da un tumore, è stato il ritardo con il quale le è stato consegnato il risultato dell’esame istologico: otto mesi: una scelleratezza. Il secondo oltraggio è il balletto con il quale i poteri forti della sanità – i gerarchi di Fratelli d’Italia, la burocrazia del ministero, la palude di Piazza Ottavio Ziino – girano attorno alle responsabilità di Ferdinando Croce, il camerata che l’ex assessore Ruggero Razza ha imposto come direttore della Asp di Trapani. La denuncia arriva proprio dalla signora Gallo, la cui tragedia ha consentito di scoprire che i ritardi dell’Asp riguardavano oltre tremila pazienti, duecento dei quali risultati poi positivi. Da quasi due mesi si inseguono e si accavallano le ispezioni. Ma le acque..

Scandalo di Trapani
Chi fa il gioco di chi

E’ la stagione degli interrogativi: tanti, inquietanti, cupi. Per chi gioca Trump: per la pace, per sé o per Putin? E Giorgia Meloni sta con Salvini che fa smaccatamente il gioco della Russia o con Tajani che timidamente vorrebbe sostenere Ursula von der Leyen? E la Schlein, con chi sta la segretaria del Pd: con l’Europa del riarmo o col pacifismo paraculo di Giuseppe Conte? Anche in questa Sicilia, lontana dalla tragedia dell’Ucraina e dalle sceneggiate su Ventotene, si affacciano interrogativi drammatici (si fa per dire). Riguardano Ferdinando Croce, il camerata manager del disastro sanitario di Trapani. Si sa per certo che Schifani vuole la sua testa. Ma gli altri? L’assessore Faraoni sta col governatore o con Fratelli d’Italia? E il ministro Schillaci – un meloniano di ferro – andrà..

Palermo in attesa
di Caltanissetta

Daniela Faraoni, nominata a metà gennaio assessore regionale della Sanità, deve aver lasciato nell’Asp di Palermo, dove ha governato per sei anni, un’eredità molto pesante. Da quelle parti non funziona quasi nulla. Pensate: ai convenzionati dovevano essere saldate, già ai primi di febbraio, le fatture relative alle prestazioni effettuate nel dicembre del 2024; ma nel labirinto del vecchio manicomio, dove sono allocati gli uffici finanziari, i conteggi sono andati in tilt e i pagamenti sono stati rinviati a data da destinarsi. A correggere storture e inefficienze dovrebbe provvedere il nuovo manager. Ma l’assessore Faraoni non riesce a scegliere il proprio successore. Probabilmente cerca anche per l’Asp di Palermo – come è successo per Trapani e Villa Sofia – un direttore proveniente da Caltanissetta, città elevata per incanto a capitale siciliana..

Schifani propone,
la Faraoni dispone

Anche i bambini dell’asilo lo capiscono: da un lato c’è Renato Schifani che non vede l’ora di licenziare Ferdinando Croce, il manager del disastro sanitario trapanese; ma dall’altro ci sono i poteri forti – Fratelli d’Italia, i burocrati delle Asp, la palude di Piazza Ottavio Ziino – che gli remano contro. In maniera sorda, obliqua, furbesca. Stesso schema con il tariffario ministeriale che dal 30 dicembre spinge ambulatori e laboratori convenzionati verso il fallimento. Il governatore ha assicurato ampio sostegno e ha pure stanziato una congrua somma per risolvere i punti più critici. Ma i poteri occulti di cui sopra hanno fatto di tutto per affogare la trattativa e vanificare, con un approccio da azzeccagarbugli, gli impegni assunti da Palazzo d’Orleans. Aridateci la Volo. Con quel cartonato, almeno, la parola..

Pubblica o privata?
Urge un raffronto

Forse è arrivato il momento di fare un raffronto. Per esempio bisognerebbe verificare quanti interventi – di identica natura e complessità – riesce a totalizzare l’unità chirurgica di una struttura convenzionata e quanti interventi riesce a realizzare, nello stesso arco di tempo, l’unità chirurgica di una struttura pubblica, governata da un manager che deve rispondere alla politica. La relazione degli ispettori regionali sulla Asp di Trapani – quella dei 3300 esami istologici accumulati tra il 2024 e il 2025 – ricorda che secondo la Società italiana di anatomia patologica ogni medico dovrebbe eseguire in un anno almeno 2500 diagnosi. Ma i camici bianchi trapanesi ne avrebbero portato a termine, sia nel 2023 che nel 2024, un numero compreso tra 500 e 1700. Forse più che delle liste d’attesa bisognerebbe parlare..

L’oltraggio della sanità
e quello della politica

Maria Cristina Gallo, l’insegnante di Mazara alla quale l’esame istologico è stato consegnato con otto mesi di ritardo, era la punta dell’iceberg. Sono almeno centosettanta i tumori che, in provincia di Trapani, dovevano essere scoperti in tempo e invece hanno continuato a devastare i corpi degli sfortunatissimi pazienti: poveri cristi che potevano essere curati facilmente e che ora dovranno affrontare un calvario più iniquo, più crudele, più infame. Chi pagherà? La magistratura ha già deciso di andare fino in fondo. E ci andrà di sicuro: una società civile non può sopportare l’oltraggio di tremila e trecento esami istologici accumulati in un cassetto. Quell’oltraggio invece lascia indifferenti i gerarchi di Fratelli d’Italia, i quali hanno alzato un muro di protezione attorno al loro camerata: il manager dell’Asp, Ferdinando Croce. Uno scandalo..

Il tempo, un rimedio
contro gli scandali

Date tempo al tempo e vedrete che ogni scandalo si appanna e che ogni marciume si riassorbe. Prendete Maurizio Scaglione, il super pagnottista che ha incassato dalla Regione affidamenti diretti per oltre mezzo milione di euro. Non desiste e non si arrende. Anzi, per sottolineare che non gli manca la copertura di Palazzo d’Orleans, intervista il mandarino Marcello Caruso, coordinatore di Forza Italia. Oppure prendete Daniela Faraoni, assessore alla Sanità. Ordina ispezioni, traccia linee guida, tappa i buchi più vergognosi. Insomma fa di tutto pur di non licenziare Ferdinando Croce, il manager dell’Asp di Trapani che ha accumulato ritardi scellerati su 3300 esami istologici di altrettanti povericristi colpiti da tumore. Riuscirà a salvare l’intoccabile pupillo del potente Ruggero Razza, suo predecessore al vertice di Piazza Ottavio Ziino? Casta non mangia..

Le duecento indagini
che girano a vuoto

Siamo ai grossi numeri. Repubblica rivela che la Corte dei Conti – la magistratura che dovrebbe sorvegliare sull’onestà dei bilanci – ha messo in moto circa duecento indagini sulle malefatte della Regione, delle società partecipate e dei Comuni. Segue un elenco. Nel quale però non c’è traccia degli scandali più clamorosi e delle ruberie più conclamate che hanno impegnato in questi anni le cronache politiche e anche giudiziarie della Sicilia. Abbiamo assistito a devastazioni del denaro pubblico; a incursioni proditorie di avventurieri, tangestiti, truffaldi e pagnottisti. Ma di tutte queste “onorevoli imprese” nell’elenco di Repubblica non c’è traccia. Ci sono cosuzze. Minutaglia. Più che di grandi numeri, la Sicilia avrebbe bisogno di vedere che almeno uno dei tanti ladri cresciuti nei retrobottega della Regione paghi finalmente il conto. Con sentenza..

Gerenza

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