Giuseppe Sottile

L’armata Brancaleone
di Palazzo d’Orleans

L’annuncio non lasciava dubbi: l’incarico di Salvatore Iacolino al vertice della Sanità sarebbe stato rinnovato “sine die” per dare la possibilità al direttore della Pianificazione strategica di rimanere in sella fino alla conclusione della legislatura. Cioè fino a settembre del 2027. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare delle leggi. Al momento della firma infatti qualcuno – il commissario di Fratelli d’Italia, Luca Sbardella – ha fatto notare al presidente della Regione che prima di rinnovare l’incarico a un “esterno” come Iacolino sarebbe stato utile e necessario interpellare la disponibilità dei dirigenti interni. Obiezione accolta e delibera rifatta: rinnovo sì, ma solo per cinque mesi. Una magra figura che a Schifani poteva essere risparmiata. Solo se a Palazzo d’Orleans ci fossero degli esperti. Invece in..

L’ironia di Bersani
sul 25 aprile “sobrio”

Spinto dal cordoglio per la morte di Papa Francesco, il ministro Nello Musumeci invoca un 25 aprile “sobrio”. Certo, si potrà festeggiare la liberazione dal fascismo, ma senza eccessi né schiamazzi; si potrà inneggiare alla resistenza e si potranno anche ricordare gli eroi partigiani, ma sottotono: senza sventolare bandiere rosse e senza intonare canzoni inappropriate come “Bella ciao”. Comprendono queste strambe prescrizioni i cinque giorni di lutto nazionale proclamato dal governo Meloni? Il compagno Pierluigi Bersani non ci sta. “Vorrei rassicurare il ministro – ha detto durante una trasmissione de La7 – che il 25 aprile Bergoglio riceverà solo lacrime e applausi. In merito alla sobrietà vorrei ricordare che noi abbiamo un governo che è di un sobrio incredibile: nessuno di loro partecipa mai a una celebrazione del 25 aprile”...

Un ricordo per sfuggire
alla tv delle chiacchiere

Molti retequattristi si sono trasformati ieri da apostoli del governo Meloni in teologi pronti a discutere e a giudicare il magistero di Papa Francesco morto alle 7,35 del mattino. Viva la libertà di stampa e d’opinione, verrebbe da dire. Ma bastava guardare, per un solo istante, certi salotti messi in piedi dai “bravi presentatori” per fuggire a gambe levate verso agognate clausure. Tra le analisi e le saggezze sparse nel dibattito, emergevano anche insopportabili punte di trombonismo: “Io e lui…”. E davanti a una chiacchiera che finiva per ammannire miserabili superbie, la mente andava all’infinito silenzio con il quale Francesco, solo in una piazza San Pietro bagnata dalla pioggia, supplicava la Madonna e invocava la fine del Covid. Era il 27 marzo del 2020; eravamo tutti chiusi in casa per..

Palermo negata
al Venerdì Santo

La turpe benevolenza con la quale questa amministrazione comunale ha trasformato in un suk la gloriosa via Maqueda ha finito per mortificare anche il Venerdì Santo. Le processioni che nel tempo andato incantavano Palermo l'altro ieri non trovavano, nel palcoscenico del centro storico, né spazio né respiro. La “nobile strada” che corre dal Teatro Massimo fino alla Stazione è soffocata dalle bancarelle e asfissiata dall’odore di fritto. I marciapiedi non esistono più: sono stati inghiottiti da tavoli e gazebo montati, senza regole né decenza, da bibitari e panellari, da friggitorie e street food. Ed era veramente una pena, per fedeli e Confraternite, ritrovarsi in quel budello ormai dominato dalle chincaglierie degli immigrati e calpestato da un turismo sempre più querulo e straccione. Il Cristo in croce sembrava ancora più straziato..

Tagli di nastri
e medaglie di cartone

Squilli di tromba e rulli di tamburi. Ma chi ci crede più? Il governatore Schifani, scortato dallo stato maggiore dell’Anas, ha tagliato ieri tre nastri. Un record. Vissuto con l’orgoglio di chi ha ricevuto tre medaglie d’oro. Ma lo svincolo di Enna, sulla Palermo-Catania, è stato riaperto al traffico dopo cinque anni mentre i lavori, secondo i tempi fissati dal ministero dei Trasporti, dovevano concludersi entro il 2022. Il ritardo nelle opere pubbliche è una maledizione che affligge la Sicilia. Si pensi a quella infinta ed eterna trazzera chiamata Palermo-Agrigento. I primi cantieri sono partiti dodici anni fa e Schifani aveva previsto la fine dei lavori entro il 2024. Ma fino a oggi sono stati completati 8 chilometri sui 37 previsti dal capitolato d’appalto. Altro che medaglie d’oro. Quelle che..

Il fantasma del voto
farà felice la casta

Provate a chiedere ai vostri amici, vicini e lontani, se sanno qualcosa di queste elezioni provinciali di secondo grado. Chiedete se sanno come e dove si vota, se hanno contezza dei programmi, se hanno gettato un occhio sulla lista dei candidati. Chiedete pure se sanno quale è la posta in gioco, quali sono le storture che gli eletti dovranno raddrizzare e quali sono i vuoti che dovranno riempire dopo dodici anni di abbandono, annunciato in tv e imposto ai siciliani, con sgraziata improntitudine, da quel campione del populismo che fu Rosario Crocetta. Avrete la certezza che quelle del prossimo 27 aprile saranno elezioni fantasma: non riguardano il popolo sovrano né sfiorano la gente che paga le tasse e avrebbe anche diritto ad avere scuole e strade decenti. Le ha volute..

Se Lagalla s’affida
al bar dei pagnottisti

"Non l’ho letto e non mi è piaciuto": così Giorgio Manganelli, un genio della critica letteraria, liquidò uno scrittore che gli chiedeva perché non avesse ancora recensito il suo libro. Quella frase mi è tornata in mente l’altro ieri quando ho visto un’intervista rilasciata da Roberto Lagalla, sindaco di Palermo, al bar dei pagnottisti: un luogo di finto giornalismo che il sedicente editore, Maurizio Scaglione, utilizza per acquisire consulenze da intestare alle sue quattro società di comunicazione. Nell’ultimo anno questo faccendiere ha rastrellato, solo dalla Regione, affidamenti diretti per mezzo milione di euro. Non è uno scandalo ma gli somiglia molto. E’ possibile che Lagalla, uomo di lunga esperienza politica, non conoscesse l’aria che tira nel retrobottega di quel bar? Eppure c’è cascato. Per un briciolo di vanità. "Non l’ho..

Il sonnambulo Nello
non vede gli scandali

Nei cinque anni in cui è stato presidente della Regione, Nello Musumeci non ha mosso una foglia: le emergenze di questa stagione – siccità, sanità, strade e autostrade impraticabili – sono anche frutto della sua indolenza e delle sue distrazioni: mentre lui se ne stava inerte a mirare il panorama, i balilla del suo governo facevano strame del turismo, della salute dei cittadini, della decenza. Ma oggi, col candore di un sonnambulo, l’ex governatore trova il coraggio di sostenere che Fratelli d’Italia attraversa in Sicilia, “solo una crisi di crescita”, dovuta alla “difficoltà di gestire l’ingresso di nuove risorse umane che ci hanno portato a diventare il primo partito”. E no, caro onorevole. Metta in fila tre nomi: Manlio Messina, Carlo Auteri, Ferdinando Croce. Scoprirà che l’unica crescita registrata finora..

Sembra l’età dell’oro
ma è l’età del feudo

Ogni giorno è così. Tu leggi gli articoli sparsi sulle gazzette di Sicilia e credi di vivere nell’età dell’oro: miliardi e milioni per tutti. Oggi si comincia dall’incontenibile Edy Tamajo, assessore alle Attività Produttive, che annuncia bandi a favore delle imprese per un miliardo e mezzo; e si finisce con il presidente Schifani che, per non essere da meno, si guadagna il suo francobollino sui giornali con quindici milioni destinati al restauro del Politeama di Palermo. Dove, ricordiamolo, alberga l’Orchestra Sinfonica Siciliana: un’istituzione che dal maggio dell’anno scorso è governata da un commissario perché la Regione non vuole cedere il comando a un sovrintendente, magari colto e dunque autonomo. Altro che età dell’oro: nella Sicilia assetata non piove acqua, ma piovono milioni. Non si cercano competenze ma sovrastanti. E’ la..

S’avanza in Sicilia
un piccolo Trump

Di Gesap la Regione non detiene nemmeno un’azione. La proprietà dell’aeroporto di Punta Raisi appartiene per quattro quinti al Comune di Palermo e per un quinto alla Camera di Commercio. Non si capisce dunque a che titolo il presidente Renato Schifani – nel silenzio sottomesso del sindaco Lagalla – striglia gli amministratori, impone un direttore generale e silura Vito Riggio, il manager colpevole - si fa per dire - di avere criticato un provvedimento deciso dal Governatore a favore di Ryanair e di due aeroporti minori. È uno Schifani irriconoscibile quello che, dal trono di Palazzo d’Orleans, “giudica e manda” col piglio di un Minosse seduto sulla sponda dell’Ade. Forse, cogliendo lo spirito del tempo, vuole imitare Donald Trump. O vuole essere egli stesso un piccolo Trump. Ovviamente in salsa..

Gerenza

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