Giuseppe Maria Del Basto

Palazzo d’Orleans: il teatro dell’azzardo all’ultima scena

Non faccio per dire, ma oggi voglio darmi un tono e citare, manco a dirlo, quel sant’uomo di Blaise de Pascal. Le ragioni della mente mi dicono che Nello Musumeci è al capolinea, che i fischi di Taormina annunciano già i titoli di coda, che la sua forsennata campagna per la ricandidatura è stato un miserabile flop, che persino la Meloni non sopporta più la sua gnagnera. Ma le ragioni del cuore mi suggeriscono, timidamente, che il Governatore resterà in sella, che il suo proposito di togliere il disturbo è nient’altro che una sceneggiata o, meglio, un altro capitolo della fiction che lui e le tre macchiette che lo circondano – il Bullo, il Balilla e il Corazziere – recitano da oltre quattro anni a Palazzo d’Orleans. Dicono di volere..

E Giorgia Meloni
fa fuoco e fiamme
contro i talk-show di La7

Ma che succede nel dorato e luccicante mondo dei talk-show, lì dove ai conduttori è concessa ogni sbavatura e ogni sbracatura? Che succede nel paradiso del dibattito, in quel luogo geometrico della democrazia trasformato giorno dopo giorno in una vetrina sempre aperta per ogni sfrenato narcisismo, per ogni pensiero illogico, per ogni azzardo senza freno e senza vergogna? Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia – un partito che certamente ha dieci, cento, mille difetti – fa fuoco e fiamme e minaccia querele a palate contro La7 che l’avrebbe offesa e insultata per un giorno intero: conduttori di ogni genere e qualità, da Lilli Gruber a Giovanni Floris, e ospiti di ogni peso e rango, da Ginevra Bompiani a Enrico Letta, l’hanno accusata di misoginia, di omofobia, di “una propaganda di..

Palermo. La riverenza
di un rettore
al potente ricercatore

Massimo Midiri, dal novembre dell’anno scorso riverito e applaudito rettore dell’Università di Palermo, ha sventolato su Repubblica la bandiera della legalità e della trasparenza. Costretto a parlare di quel gigantesco scandalo nazionale che fa riferimento ai concorsi truccati – sono 191 gli indagati, dalla Lombardia alla Sicilia, tra ricercatori, professori, prorettori e rettori con accuse di truffa, abuso e associazione a delinquere – il Magnifico ha detto di avere già avviato le innovazioni necessarie per contrastare la tirannia e la consorteria dei baroni: giorno verrà in cui i commissari saranno designati per sorteggio e non più per patteggiamenti di stampo mafiosesco. Buoni propositi, naturalmente. Vanificati purtroppo da una notizia che la dice lunga sul costume e il malcostume dell’Ateneo palermitano. Un ricercatore di Giurisprudenza, dopo un lungo periodo di aspettativa..

Armao in guerra
con le sue tasse:
Musumeci dov’è?

Ah, l’amaro vento. Verrebbe da citare il poeta per meglio descrivere il punto di svolta in cui è finita la baldanzosa vita dell’avvocato Gaetano Armao. Per anni le ha vinte tutte: all’Amat, all’agenzie delle Entrate, al Tribunale civile di Palermo, al Teatro Massimo, persino all’Istituto delle case popolari. Ha vinto cause e vertenze, ha rastrellato incarichi e consulenze, ha incassato parcelle milionarie, ha conquistato la fiducia di boiardi e avventurieri – da Ezio Bigotti ad Antonello Montante a Stefano Ricucci – ed anche il cuore di due politici, come Silvio Berlusconi e Nello Musumeci, che gli hanno consegnato potere e prestigio aggratis, come si dice a Roma: cioè sulla parola, senza mai sottoporlo a una prova elettorale. Ora però la ruota comincia a girare in senso inverso. Nel giro di..

La sanità dimenticata
dal guardiaspalle
di Nello Musumeci

Sono giorni tosti per la sanità siciliana. Quello che accade al pronto soccorso di Villa Sofia, per dirne una, meriterebbe una risposta urgente. Ma il guardiaspalle di Musumeci, al secolo Ruggero Razza, è in altre faccende affaccendato. Il “delfino” lavora sempre di prospettiva (non elettorale, per carità: ha detto che non sa ancora se candidarsi). Così ha deciso di volare a Roma per la presentazione del Cerpes, il centro siciliano epidemie e pandemie, che avrebbe già dovuto battezzare a febbraio, e che per motivi rimasti ignoti, ha visto la luce soltanto ieri. Un momento di grande pregio per l’assessore, che nella sede della Regione, a Roma, ha ospitato un parterre de rois. C’era persino Silvio Brusaferro, direttore dell’Istituto Superiore di Sanità. Nonché Francesco Bevere, ex direttore del Dasoe e curatore..

L’oggetto del desiderio
dei candidati a sindaco

Se fossi socio onorario dell’antimafia chiodata – quella che vede nel sospetto un’anticamera della verità – mi porrei su Palermo una domanda. Come mai in una città con le finanze devastate e sotto inchiesta della magistratura, con il fallimento alle porte, con i servizi incapaci di assicurare un minimo di decenza, con la monnezza che ormai invade quasi tutte le strade, con i cimiteri che non sanno più garantire pietà ai morti e ai vivi che li piangono, come mai, si diceva, c’è una forsennata corsa a conquistare i posti di comando? Mai visti tanti candidati sindaci. Mai vista una lotta così violenta per accaparrarsi le poltrone di Palazzo delle Aquile. Mai vista una lotta fratricida come quella interna al centrodestra dove tutti, alla fine, hanno fatto, volenti o nolenti,..

Dell’Utri di nuovo intrappolato tra le patacche di Sicilia

Marcello Dell’Utri dovrebbe conoscere bene i pataccari. Per quasi dieci anni è stato impiccato all’albero di un processo – quello sulla fantomatica Trattativa – costruito attorno alle rivelazioni di Massimo Ciancimino, figlio di quel Don Vito che fu sindaco e boss di Palermo al tempo dei sanguinari corleonesi di Totò Riina. E come tutti gli imputati è stato costretto per quasi dieci anni a confutare quelle rivelazioni: perché fasulle e perché costruite a tavolino con la compiacenza – con la complicità, stavo per dire – di magistrati e organi di informazione, come le sentenze hanno ampiamente dimostrato. Ma il duro, durissimo calvario di quel processo forse non gli è bastato. Per un luciferino capriccio della storia, l’ex senatore – che fu, con Silvio Berlusconi, tra i fondatori di Forza Italia..

Armao e la “mossa”
di candidarsi a Palermo:
puro avanspettacolo

Il più grande produttore, esportatore e venditore di fuffa abita in Sicilia e, da oltre venticinque anni, recita la sua parte nel teatrino della politica. Si chiama Gaetano Armao. All’incirca un mese fa, tanto per occupare la scena e far credere agli spettatori di essere ancora una figura importante di Forza Italia, aveva fatto quella che i comici dell’avanspettacolo chiamano ‘a mossa. Aveva detto che – per risollevare le sorti della Sicilia, del suo partito, e della sventurata città di Palermo – lui si sarebbe candidato al consiglio comunale. Ovviamente non era vero: in venticinque anni di carriera lui – proprio lui – non ha ha mai affrontato una competizione elettorale. Ha sempre piritolleggiato tra governo e sottogoverno, ma non ha mai avuto il coraggio di scendere in campo per..

L’estate una e trina
di Filippo Luna
in attesa di Màkari

Estate di Luna piena, nel senso di Filippo, l’attore siciliano: in attesa di tornare per Rai1 sul set televisivo di «Makari», tratto dai romanzi di Gaetano Savatteri, di affrontare Leonardo Sciascia, prima sulla scena in un dialogo tra lo scrittore di Racalmuto e una giornalista (un’intervista “immaginata”, è ancora Savatteri a metterci lo zampino) e poi probabilmente anche nel film di Roberto Andò su Letizia Battaglia, l’interprete e regista jatino si è fatto uno e trino per i mesi caldi. Dall’Astolfo dell’«Orlando furioso» al barbiere Nardino de «Le mille bolle blu», al nuovo «Agamennone» (al debutto all’alba a cavallo del Ferragosto) al teatro greco di Segesta. Un excursus attraverso tre personaggi diversi tra loro, tre monologhi con scritture drammaturgiche differenti, tre modi di interpretare l’utopia folle, il dolore del lutto,..

Fiammetta e i magistrati felloni

La Borsellino ha parlato di depistaggio "grossolano". Non ne verremo fuori se la magistratura non reciterà il mea culpa

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