Federica Olivo per HuffPost

Come svolazzano i garantisti sulla poltrona del ligure Toti

Da una settimana esatta il presidente della Liguria, Giovanni Toti, è agli arresti domiciliari. Più passano i giorni e più le dimissioni si fanno plausibili: lo statuto prevede una reggenza solo temporanea e non è possibile sapere se il gip, dopo l’interrogatorio che dovrebbe avvenire in settimana, gli revocherà o no gli arresti. Se resterà ai domiciliari, non avrà (quasi) scelta. Sul futuro politico di Toti si assiste, da giorni, a un balletto di posizioni all’interno del centrodestra che scivolano dal sostegno di maniera, alla solidarietà un po’ tiepida, agli attacchi alla magistratura, fino alla volontà di isolarlo, che sarebbe un modo per andare subito al voto. Partiamo da Fratelli d’Italia, che ha offerto reazioni differenti. A caldo aveva sorpreso la dichiarazione di Matteo Rosso, coordinatore di FdI in Liguria,..

Finito lo show, il centrodestra
a Bari è ancora senza candidato

Se il centrosinistra barese è nel caos (e sta trascinando con sé le macerie del campo largo), il centrodestra non scherza. Dopo la processione al Viminale per perorare un faro sull'amministrazione Decaro a seguito dell'inchiesta di febbraio su una consigliera passata dal centrodestra al centrosinistra, dopo la conferenza stampa-teatrino in cui, in barba al millantato garantismo, i parlamentari locali sventolavano stralci dell'ordinanza di custodia cautelare, FdI, Lega e FI non hanno ancora ufficializzato chi sarà il loro candidato sindaco per tentare la presa di Bari. Dopo aver gonfiato il petto davanti alle lacrime di Decaro, le varie dirigenze nazionali e locali dei partiti di centrodestra hanno capito che rischiano di schiantarsi. E così, complici alcuni dissidi interni, temporeggiano sul nome. "Questa campagna elettorale - si sfoga con HuffPost un parlamentare..

Meloni e Tajani affondano
Salvini sul terzo mandato

“Addio De Luca!”, un senatore maggioranza esce dalla commissione Affari costituzionali poco prima del voto e, a passo veloce e sfuggendo ai cronisti, pronuncia ad alta voce queste parole. In realtà, addio Vincenzo De Luca ma anche addio Michele Emiliano, Stefano Bonaccini, Luca Zaia, Giovanni Toti, Massimiliano Fedriga. Addio a tanti governatori che aspiravano al terzo mandato. Nessuno di loro di Fratelli d'Italia. Finisce così la partita in commissione sull'emendamento pro Zaia della Lega. La conta restituisce questi numeri: 16 voti contrari 4 favorevoli, un astenuto. A favore della norma pro Zaia solo i tre senatori leghisti e l’unico senatore di Italia Viva. Tutta la maggioranza, tranne il Carroccio, ha votato contro la Lega. Azione si è astenuta. Contrarie le altre opposizioni: M5s e Avs, che lo avevano annunciato, e..

Povero Salvini. Meloni lo esclude e Lollobrigida lo bullizza

Prima erano buffetti, dati anche un po' di nascosto. Ora sono schiaffoni. Inflitti, peraltro, in maniera piuttosto plateale. In un crescendo di tensioni alimentate dall'avvicinarsi delle europee, Fratelli d'Italia attacca sempre più forte la Lega. E i pizzini mandati non da un ma da due ministri meloniani nelle ultime ore ne sono l'esempio più lampante. Oggetto del contendere: il terzo mandato per i governatori. La Lega lo vuole, per incoronare ancora una volta Luca Zaia. Fratelli d'Italia, invece, non ci pensa proprio. Innanzitutto perché vorrebbe prendersi il Veneto alle prossime elezioni. In secondo luogo perché dire no al terzo mandato significa azzoppare anche Vincenzo De Luca e Michele Emiliano e tentare di prendersi anche la Puglia e la Campania, regioni rosse. PUBBLICITÀ Ma cosa sta succedendo nelle ultime ore? Dopo..

Europee. Perché l’amletica Schlein irrita le donne dem

Una pratica "tipicamente italiana". La querelle sulla candidatura dei leader dei partiti italiani alle Europee di giugno si accende a Roma - anche all'interno dei partiti stessi - e arriva fino a Bruxelles. Stando a quanto racconta LaPresse, un alto funzionario del Parlamento europeo osserva: "Fa parte della tradizione politica italiana, così come candidarsi in più collegi elettorali contemporaneamente. Non credo esista in altri Paesi e non ricordo altri casi". In Italia le attenzioni si concentrano sulla premier, Giorgia Meloni, e sulla segretaria del Pd, Elly Schlein. Mentre, però, la prima ha liquidato la questione dicendo che sta riflettendo - e pare curasi poco della rinuncia alla corsa degli alleati Matteo Salvini e Antonio Tajani - intorno alla possibile candidatura di Schlein si ricama parecchio. Dentro e fuori il partito,..

Rispetto, diversità, Costituzione
L’architrave d’Italia per Mattarella

Il rifiuto dei sentimenti d'odio - che sono ancora più gravi se espressi da chi ha un ruolo istituzionale, quale che esso sia, nella società - e dell'esaltazione di "anacronistici nazionalismi". E l'elogio della Costituzione - faro a cui guardare nei momenti difficili, come questo, "di confusione e di transizione" per il Paese - della diversità e dell'amicizia. Da intendersi, quest'ultima, come collaborazione, necessaria e auspicabile sempre, tra le istituzioni. Come solidarietà tra le persone, in tutti i campi della società. E nei confronti di tutti: dai migranti ai cittadini dei territori alluvionati. È qui il cuore del discorso che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha affidato alla platea di Rimini, nel giorno della conclusione del meeting di Comunione e Liberazione. Sceglie di non fare cenni all'economia e alle..

Migranti senza governo

Con la Meloni 100 mila arrivi. Si parlava di fermare gli sbarchi. Ma erano tutti slogan

Per errore o per malizia, manco
il governo si fida della Santanchè

I nuovi guai per Daniela Santanchè arrivano da un ordine con un giorno del PD. Ma, soprattutto, arrivano da un esponente (di governo) del suo stesso partito che a quell'ordine del giorno, in cui veniva chiaramente - e per diverse righe - citata Visibilia, ha detto sì. Per volontà o per errore.Trascinandosi tutta la maggioranza. Montecitorio, pochi minuti dopo le 18 di una giornata molto lunga, iniziata alle 9 con le comunicazioni della premier in vista del Consiglio europeo di domani e dopodomani, che sarebbe dovuta finire con la discussione degli ordini del giorno al decreto Lavoro. Le scintille tra maggioranza e opposizione c'erano state la mattina, sul Mes, sui migranti e sugli altri dossier caldi per il Paese. Sembrava che la giornata si avviasse alla conclusione. A un certo..

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