Calogero Pumilia

Regione. Il governo Mattarella e un omaggio alla verità

Per questa prima “Finestra sulla storia” prendo spunto da un lungo servizio sulla guerra di mafia che divenne terrorista, pubblicato ieri, venerdì, su un quotidiano nazionale. Nella ricostruzione dei tragici anni nel corso dei quali le stragi insanguinarono la Sicilia e non solo, la scelta di Cosa Nostra viene collocata in un contesto che va molto al di là della dimensione isolana e dell’esclusivo protagonismo della criminalità organizzata. Le argomentazioni sono interessanti, ricorrenti e tuttavia ancora attendono riscontri perché passino dal campo delle ipotesi a quello della verità storica, essendo state, peraltro, ritenute non attendibili in tutti i passaggi giudiziari. Ma non è su questo che voglio soffermarmi. Mi interessano due riferimenti alla politica di quel tempo, che seguono il filo consueto di molti dei racconti che si sono ormai..

Dopo di lui il diluvio. Miseria e nobiltà del sindaco Orlando

Le elezioni comunali di Palermo della prossima primavera avranno un’importanza del tutto particolare. Esse riguarderanno il capoluogo dell’Isola, che, ormai da molti anni, ha assunto un ruolo emblematico nel panorama politico non solo nazionale, si svolgeranno a pochi mesi dal rinnovo dell’Assemblea regionale e poi del Parlamento nazionale e, infine, con quella scadenza, si chiude la lunga storia di Orlando nel ruolo di sindaco, anche se non si può escludere che continuerà in forme diverse. Alla luce di queste premesse, si capiscono, almeno in parte, le recenti fibrillazioni del consiglio comunale e la conseguente rottura tra Italia Viva e il primo cittadino. La fine della sua permanenza a Palazzo delle Aquile apre una fase nuova e crea spazi finora inesistenti, che alimentano aspettative e ambizioni favorite anche dalla convinzione che..

Da Fava a Forza Italia: un possibile scenario per la Regione

L’autocandidatura di Claudio Fava alla presidenza della Regione ha aperto una utile finestra sulla scadenza, ancora lontana, della attuale legislatura. Manca un anno e mezzo alle prossime elezioni e tuttavia è opportuno che si cominci a ragionarne. Del resto, all’interno dei partiti che sorreggono la giunta Musumeci, da tempo è iniziato un confronto, anche molto duro, sulla scelta del candidato alla presidenza e di conseguenza sulla leadership dell’alleanza. Fin dall’inizio, dall’autunno del 2018, le tensioni nel governo e tra le forze che lo sostengono hanno accompagnato una azione politica e amministrativa faticosa e priva di una precisa direzione, che ha tentato di fronteggiare una realtà drammatica, resa ancora più insostenibile dalla pandemia, con strumenti di ordinaria amministrazione. In Assemblea, malgrado la consistenza numerica della maggioranza, consolidata, peraltro, dai renziani e..

Iene e sciacalli. La lingua disperata di chi è rimasto solo

Quando iene e sciacalli “brindano sulle disgrazie della collettività” e accerchiano il governo della Regione che non ha nulla, proprio nulla da rimproverarsi per la gestione della pandemia, viene voglia di urlare, come fa Musumeci, tutta la rabbia contro l’opposizione per un comportamento inqualificabile e privo di ogni fondamento. Una opposizione che si attarda a speculare sui morti “spalmati”, sui numeri ballerini, sulla esigua percentuale degli ultra ottantenni vaccinati, sul grande numero di quanti hanno saltato la fila, su una indagine della magistratura che ha costretto alle dimissioni l’assessore regionale alla sanità ed ha portato in carcere alcuni burocrati, è una opposizione del tutto “irresponsabile”. Poi, se una parte di essa, nella precedente legislatura, ha sostenuto il governo Crocetta, non ha alcun titolo per parlare. Da giorni viene richiamato il..

Quelle parole ricordano lo sconcio odore dei monatti

È probabile che non abbiano riflettuto sul significato delle parole, che non si siano resi conto del loro tragico peso, che le abbiano pronunciate con leggerezza, come si fa, a volte, tra persone che lavorano insieme, stressate dall’impegno gravoso che affrontano giorno per giorno. Per mesi hanno cercato di apparire efficienti, hanno provato ad offrire alla Giunta argomenti per respingere le ripetute polemiche delle opposizioni, per rivendicare gli ottimi risultati raggiunti e mettere, perfino, sotto accusa il governo nazionale. Immaginavano, ridipingendo arbitrariamente una tragica realtà, di preservare la Sicilia dalla collocazione nella zona rossa. Ma le parole spesso assumono un valore che va al di là della volontà di chi le pronuncia, del loro stesso senso letterale. A volte diventano di per sé oscene. E in effetti c’è qualcosa di..

Fenomenologia della transumanza. Cifre e possibili rimedi

Sono stati due siciliani gli ultimi protagonisti della transumanza politica di questi giorni. Alla Camera dei Deputati il 101esimo parlamentare ha lasciato il Movimento Cinque Stelle, dove era approdato, attraverso un misterioso percorso, dalla sua esperienza nella sinistra democristiana. Egli, aderendo al gruppo misto, ha dichiarato di averlo fatto “nell’interesse reciproco (suo) e del Movimento”. Dal che si capisce che la scelta potrebbe essere avvenuta nel “suo” interesse, non essendo per nulla chiaro quale possa essere stato quello del Movimento, che continua a sfaldarsi con un ritmo impressionante. Ad oggi, con il “nostro”, naturalmente il conto va costantemente aggiornato, il numero dei parlamentari che, in tre anni, hanno cambiato casacca è arrivato a 199, 126 deputati e 65 senatori. Dopo i grillini, è stato il Pd a perdere il maggior..

Quel che resta della strepitosa vittoria dei Cinque Stelle

Lo scatto fotografico che ritrae i parlamentari Cinque Stelle appena eletti al Senato e alla Camera nel 2018 e quelli all’Assemblea nell’anno precedente, dà il senso di una vittoria di proporzioni eccezionali. A rivedere quella immagine, si scorge che sono tanti, al punto che a stento entrano nell’obiettivo. Sono 73, 53 parlamentari nazionali e 20 regionali. Con oltre il 48%, di poco sotto solo al 54 del collegio uno della Campania, i grillini avevano conquistato il Mezzogiorno e la Sicilia, arrivando a Siracusa a superare il 60% e vincendo in tutti i collegi uninominali. Il successo fu così straripante da mancare il numero di candidati sufficiente a coprire quello degli eletti, un evento mai verificatosi in Italia. I grillini erano arrivati vicini al 49,34% – il famoso 61 a zero..

La Sicilia come metafora di un Pd che non respira più

Enrico Letta potrebbe essere la persona giusta per tentare di fare uscire il Partito democratico dalle difficoltà nelle quali si trova. Le capacità personali, l’esperienza, il prestigio, la serietà dell’ex presidente del Consiglio sono una buona base di partenza per imboccare una strada nuova e molto difficile da percorrere. La crisi che investe quella forza politica non può essere risolta da un nuovo segretario, per quanto di valore egli sia. Restano, solo per citare i titoli, i problemi di identità, di cultura, di linea politica, di identificazione dei ceti sociali di riferimento, di capacità di attrarre, dare spazio e voce al composito mondo della sinistra, del riformismo e dell’ambientalismo, a quel mondo che, finora, non ha trovato una casa comune. Insieme a tutto ciò c’è da mettere mano alla organizzazione..

Quel che resta della gioiosa macchina da guerra

Appena due giorni addietro scrivevo: “Zingaretti, come tutti i suoi predecessori vince le primarie e subito dopo diventa bersaglio di polemiche e di delegittimazione. Fuori un altro”. Volevo dare un senso scaramantico alla conclusione del mio articolo e non credevo che il conflitto interno al Partito democratico fosse arrivato ad un punto di non ritorno, che la crisi avesse assunto dimensioni tali da indurre il segretario nazionale alle dimissioni. Invece è capitato, puntualmente confermando che non c’è vita in quel partito se non ci sono conflitti permanenti, scontri incomponibili, vere e proprie forme di cannibalismo, tutti tratti, viene da dire, della identità di un partito che, dalla sua nascita, non trova pace. Probabilmente è stato concepito male, in una sorta di laboratorio di buone intenzioni ad opera di gruppi con..

L’astronave di Grillo lascia Marte e si schianta sulla Terra

Una domenica di novembre del 2007, Berlusconi, in piazza San Babila a Milano, dal predellino di una macchina, annunciò la nascita di un “nuovo grande partito del popolo delle libertà” e invitò tutti a seguirlo nell’impegno “contro i parrucconi della politica”. Una domenica del mese appena passato, Grillo, con un casco da marziano in testa, è sceso a Roma ad annunciare la rifondazione del Movimento cinque stelle. Le analogie non finiscono con i colpi di teatro di due grandi protagonisti dello spettacolo e padroni incontrastati di due formazioni molto diverse eppure con evidenti affinità, ma proseguono nella contrapposizione ai “parrucconi” e alla “casta” e nella pratica del populismo che, in forme diverse, ha caratterizzato molta parte della seconda Repubblica, lasciando pesanti scorie che non sarà facile eliminare. La storia e..

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