Rispettate il pane, sudore della fronte, orgoglio del lavoro, poema di sacrificio. Quando c’era Lui, così recitava sui muri la laicissima preghiera del pane. Così, novant’anni dopo, in Sicilia torniamo a rispettare quella piccola e grande gioia del focolare.
Da oggi, infatti, in Sicilia il pane fresco è solo quello caldo. Il che non è mica un gioco di parole, è verità di cronaca: non sarà più possibile vendere con la dicitura “di giornata” pane precedentemente congelato e parzialmente cotto. Potevamo forse permettere che una muffoletta venisse volgarmente profanata in celle freezer? Nonzi che non potevamo. Potevamo dunque acconsentire che uno sfilatino venisse imbastardito da mezze cotture? Nonzi che non potevamo.
Un plauso dunque all’assessore regionale alle attività produttive Mimmo Turano la cui direttiva, volta alla tutela del pane siciliano, restituisce piena dignità al protagonista indiscusso di ogni tavola. D’altro canto, prima d’oggi, una languida e generica strafottenza aveva permesso un triste scempio e una sistematica dissacrazione di quello che per noi siciliani è un alimento sacrosanto. O per meglio dire, se vogliamo restare nel solco della laicissima preghiera e della tradizione magnogreca, un alimento kalòs kagathòs. Perché, insomma, cosa puoi dire di meglio del pane se non che è bello e buono?