La sfida tra quattro mesi sarà far assicurare almeno 4 milioni di aziende contro terremoti e alluvioni. A meno che l’obbligo per le imprese di sottoscrivere polizze contro le catastrofi naturali – che per legge parte dal primo gennaio 2025 – non slitti a gennaio 2026, come chiedono alcuni parlamentari di Fratelli d’Italia e dell’opposizione.
L’ultima relazione dell’Ania, la Confindustria delle assicurazioni, mette il dito nella piaga. L’Italia “si distingue per una gestione dei danni relativi a calamità naturali che tradizionalmente si basa sull’intervento ex-post da parte dello Stato. Questa modalità di gestione dei danni, attuata ripetutamente nel tempo, ha accresciuto la convinzione che esista un garante di ultima istanza disposto a farsi carico della ricostruzione”. Parole che risuonano attuali, alla vigila di una legge di Bilancio che dovrà fare molta attenzione alla spesa pubblica e proprio mentre una nuova alluvione si è abbattuta sull’Emilia-Romagna.
Da inizio settembre il governo ha accelerato sull’attuazione dell’obbligo di polizza catastrofale previsto con l’ultima manovra e ancora fermo quando sono trascorsi nove mesi. “È un sistema, che ora è in fase di operatività, che si baserà su una partnership pubblico-privata per colmare l’attuale divario di protezione. Ciò segnerà un passo importante verso il miglioramento della nostra resilienza economica, finanziaria e sociale contro gli shock legati al clima”, è andato dritto al punto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, mentre il collega alla Protezione Civile, Nello Musumeci, ha nuovamente parlato della graduale introduzione della copertura obbligatoria anche per le abitazioni dei privati cittadini. Continua su Huffington Post