“Non c’è che dire: il governo perde il pelo ma non il vizio. Con l’articolo 3 della Finanziaria ha provato a far rientrare dalla finestra ciò che poco più di un mese fa era uscito dalla porta grazie all’approvazione del decreto blocca nomine. Per fortuna non aveva fatto i conti con noi, col resto dell’opposizione e con i voti di pezzi dell’ex maggioranza, che siamo riusciti a bloccare una norma dal chiaro sapore elettorale”. Lo afferma il capogruppo del M5S all’Ars Nuccio di Paola, commentando il primo capitombolo della maggioranza con la bocciatura dell’articolo 3 sul “potenziamento dell’attività di verifica su enti vigilati e società partecipate dell’amministrazione regionale”.
Il comma 2 prevedeva che “le verifiche richieste dall’attività di controllo esercitata da parte della Ragioneria generale della Regione nei confronti degli enti, delle aziende vigilate e delle società partecipate dell’amministrazione regionale, l’attività ispettiva e di verifica giuridico-contabile può essere espletata avvalendosi, oltre che dei dirigenti o funzionari regionali in servizio iscritti all’albo regionale degli ispettori contabili, anche di avvocati, commercialisti, aziendalisti, revisori dei conti, magistrati e avvocati dello Stato in quiescenza, di dirigenti o funzionari statali e regionali in quiescenza, di comprovata esperienza in materia contabile o amministrativa”. “L’articolo – dice Di Paola – di fatto avrebbe riaperto le porte alle nomine che avevamo stoppato con tanto di legge a metà marzo. Non c’è nulla da fare, questo esecutivo del nulla continua a non pensare agli interessi dei siciliani”.
Passa invece l’emendamento dei Cinque Stelle che prevede maggiori controlli da parte della Regione: “Nel corso di questi 5 anni – spiega Sunseri – il presidente della Regione non ha portato avanti alcuna misura di razionalizzazione e maggiore vigilanza degli enti e delle società partecipate della Regione Siciliana. Abbiamo così cercato noi, da forza di opposizione, a mettere delle pezze alle incapacità di un governo regionale di centrodestra. Con il nostro emendamento di riscrittura, abbiamo previsto una misura sanzionatoria ai dipartimenti deputati al controllo degli inadempimenti degli enti controllati dalla Regione, quali Enti, consorzi, istituti etc, che ha l’obiettivo di creare uno stimolo per l’attivazione di ogni forma di controllo. Come sappiamo infatti la Regione ha la possibilità di dichiararne la decadenza dei consigli di amministrazione laddove si accerti la mancata approvazione, nei termini di legge, dei documenti contabili. Le sanzioni nei confronti degli Enti vigilati, sono praticamente inutili se non si prevede una misura sanzionatoria anche nei confronti dei soggetti vigilanti e cioè della Regione”, conclude Sunseri.
Stralciata dal testo, invece, la norma per agevolare l’ingresso delle famiglie nei luoghi della Cultura. Era prevista una card dal valore di 40 euro per le famiglie residenti con tre figli a carico. “Le famiglie siciliane purtroppo non avranno le agevolazioni che avevamo introdotto nella Legge di stabilità regionale per facilitarne l’accesso nei luoghi della cultura, abbattendo per loro il costo dei biglietti d’ingresso – sostiene l’assessore ai Beni culturali, Alberto Samonà -. Il presidente Micciché, infatti, ha bloccato la norma voluta dal governo regionale, stralciandola e di fatto assecondando le opposizioni, Pd e 5 Stelle in testa, che avevano in tutti i modi tentato di boicottarla. Qualcuno dovrà adesso spiegare alle famiglie siciliane con figli che non potranno usufruire della card scontata, che era stata pensata dall’assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana per avvicinare i nuclei familiari a musei e parchi archeologici regionali. Il rifiuto ci è stato motivato con una serie di tecnicismi che risultano francamente inaccettabili”. Secca la replica di Dipasquale, deputato del Pd, che parla di “una norma senza copertura finanziaria” che “non è ammissibile. L’assessore, che trova più semplice addebitare le colpe all’opposizione ed ha preferito abbandonare l’aula in segno di protesta – prosegue – avrebbe fatto meglio a preparare l’articolo con maggiore attenzione”.
Approvato l’articolo 1, compreso un emendamento del M5s, votato col parere favorevole del governo, secondo cui “gli organi di amministrazione degli enti, istituti, aziende, agenzie, consorzi ed organismi regionali comunque denominati, sottoposti a tutela o vigilanza della Regione o che ricevono comunque contributi regionali, fatti salvi gli enti finanziati con il fondo sanitario regionale, che non adottano il rendiconto generale o il bilancio d’esercizio entro il 30 giugno dell’anno successivo decadono e non hanno diritto al compenso previsto per l’esercizio delle funzioni nell’anno in cui è rilevata la sanzione”.
Con l’approvazione dell’art. 4, invece, “si completano gli stanziamenti necessari per il rinnovo del contratto collettivo di lavoro dei dipendenti del comparto non dirigenziale della Regione Siciliana per il triennio 2019-2021, allineandoli a quelli statali”. Lo dichiara l’assessore regionale alla Funzione pubblica, Marco Zambuto, dopo il voto favorevole dell’Ars. “Il testo – aggiunge Zambuto – recepisce per il personale regionale la normativa statale in materia di revisione del sistema di classificazione professionale, da attuarsi in questa tornata contrattuale sulla base dei vincoli finanziari disposti dalla legge di bilancio dello Stato e nel rispetto di quanto previsto dall’accordo tra Stato e Regione Siciliana per il ripiano decennale del disavanzo. Si tratta – prosegue l’assessore – di risorse necessarie al percorso per la riclassificazione del personale avviato con le organizzazioni sindacali. Un altro impegno mantenuto dal governo Musumeci, dopo l’approvazione del contratto dei dirigenti. Ora mi auguro che, con sindacati e Aran, si proceda speditamente verso il rinnovo del contratto”. Ma i sindacati non ci stanno: “La proposta di rinnovo del contratto dei lavoratori regionali, presentata dall’Aran, è irricevibile: senza soldi veri per la riqualificazione, non firmeremo nulla. I 3,4 milioni di euro promessi dal Governo regionale sono insufficienti”. Lo dicono Giuseppe Badagliacca e Angelo Lo Curto del Siad-Csa-Cisal.