Due proposte per dare nuovo slancio all’Ars

Sala d'Ercole, sede del parlamento siciliano. Anche ieri è rimasta vuota. La politica è in campagna elettorale

L’abolizione del voto segreto e un disincentivo economico per scoraggiare i cambi di casacca sono le ultime proposte che potrebbero accompagnare l’Assemblea regionale siciliana in questo ultimo anno (abbondante) di legislatura. Passano entrambe da una modifica del regolamento.

La prima è (diventata) un pallino di Diventerà Bellissima. Dal novembre di due anni fa, quando i ‘franchi tiratori’ affondarono la riforma dei rifiuti all’articolo 1, i seguaci di Musumeci si sono messi in testa di riformare l’istituto. “Il nostro obiettivo – ha spiegato il capogruppo Aricò a ‘La Sicilia’ – è di recepire il regolamento vigente al Senato, o comunque evitare che questo tipo di voto possa essere utilizzabile per le leggi di riforma o la Finanziaria”. Cioè quelle che, negli ultimi anni, hanno paralizzato il lavoro di Sala d’Ercole. Su questo tema, Db sta cercando sponde in parlamento: e sembra trovarle nei Cinque Stelle, oltre che in Attiva Sicilia, la costola (ex) grillina che ha da poco firmato un patto di fine legislatura con Musumeci, andando a ingrossare le fila del centrodestra.

I numeri risicati della maggioranza, fin qui, non hanno permesso di affrontare con serenità i disegni di legge più delicati: al netto dell’Urbanistica, approvata quasi all’unanimità, non è rimasta traccia di riforme epocali. Quella dell’edilizia, che recepisce il testo nazionale, è bloccata all’Ars da settimane (l’ultimo stop è dovuto alla positività di un deputato del M5s), e deve ancora giungere alla discussione dei due articoli più salienti: l’estensione del condono di berlusconiana memoria per gli edifici che sorgono in aree a vincolo relativo e la doppia conformità. A meno di colpi di scena clamorosi, vedrà la luce prima della pausa estiva. Ma dovrebbe essere l’unica. Sui rifiuti, infatti, non c’è ancora la quadra. Mentre dei disegni di legge già incardinati in aula, avrà priorità quello su accoglienza e inclusione, che gode di favori bipartisan.

L’altra questione sollevata in queste ore all’Ars, da parte del capogruppo del Pd, Giuseppe Lupo, è applicare un disincentivo economico nei confronti dei parlamentari che cambiano gruppo durante la legislatura. In assenza del vincolo di mandato, si avverte la necessità di porre un freno al trasformismo. Repubblica parla di 25 deputati su 70 che hanno già cambiato fronte nell’arco di questa legislatura. Marianna Caronia, addirittura, sei volte. “Serve una modifica al regolamento per scoraggiare da un punto di vista economico i continui cambi – ha spiegato Lupo – Spesso si tratta di deputati chiamati a fare opposizione dopo le elezioni, ma che passano con la maggioranza. Questi continui traslochi comportano modifiche della rappresentanza in Consiglio di presidenza e nelle commissioni parlamentari”. In un’Assemblea che procede come i gamberi, ci sarà tempo per buttare la croce addosso a un terzo dei suoi componenti?

Foti (Attiva Sicilia): “Lupo? Ha una doppia morale”

Sentitasi chiamata in causa dalla proposta di Giuseppe Lupo – il suo gruppo, Attiva Sicilia, è reduce da un patto di fine legislatura con Musumeci dopo aver abbandonato i Cinque Stelle – la vicepresidente dell’Ars, Angela Foti, replica alla proposta del capogruppo del Pd. “Mi stupisce non poco che sia proprio Giuseppe Lupo a sollevare la questione del cambio di partito dei parlamentari. Proprio lui fu, infatti, tra i principali protagonisti del più clamoroso ribaltone politico ai tempi del Governo Lombardo. Poi penso a chi è Giuseppe Lupo, campione della doppia morale, e il mio stupore cessa. Anche nella scorsa legislatura, facendo parte dell’ufficio di Presidenza dell’Ars, preferì dimenticare, per ragioni d’opportunità, che un vice presidente della minoranza passò al gruppo misto e tantomeno che numerosi parlamentari decisero di rimpolpare la sua, stavolta, di maggioranza. E ora quale geniale idea partorisce? Colpire le indennità dei singoli deputati che cambiano schieramento. Del resto, ciascuno ragiona con i propri codici morali, per cui si abbandona la casa madre solo per convenienza e non per nuove convinzioni”.

“A Lupo – prosegue Foti – voglio ricordare qualche altro particolare. Attiva Sicilia non ha aderito alla maggioranza che regge il presidente Musumeci, ma più semplicemente ha concordato una serie di provvedimenti da approvare da qui alla fine della legislatura, provvedimenti attesi. Azioni a favore dei siciliani secondo quell’impegno civico che caratterizza Attiva e che dovrebbe giustificare la presenza di ciascuno di noi all’Ars. Rispetto al cambiare posizione politica gli ricordo la sua esperienza in Noi Siciliani, un movimento autonomistico che segnò il suo debutto politico. Di quegli ideali che ne ha fatto l’onorevole Lupo? Il consiglio che mi sento di dargli: prima di avventurarsi in considerazioni barocche, rifletta. Noi di Attiva, lasciando il Movimento, non abbiamo guadagnato alcunché, anzi. Seguiamo soltanto con coerenza quei principi che ci hanno portati sin qui. Un giorno, quando avremo tempo e se lo vorrà, gli spiegheremo il significato delle parole coerenza e principi”.

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