La maggioranza non si vede a Sala d’Ercole

Sala d'Ercole, sede del parlamento siciliano. Anche ieri è rimasta vuota. La politica è in campagna elettorale

I lavori all’Ars non ingranano. Anche ieri la seduta è stata rinviata dopo mezz’ora di (inutile) attesa. Mancava il numero legale. A differenza di qualche giorno fa, quando si riuscì a votare la riforma dei Forestali per il rotto della cuffia, molti deputati di opposizione non si sono prestati al giochino. Le assenze nella maggioranza hanno fatto il resto. Nemmeno lo sforzo di radunare il governo – c’erano Musumeci e quasi tutti gli assessori – è bastato al centrodestra per arrivare alla votazione del rendiconto predisposto dall’assessore all’Economia, e già approvato in giunta il 7 settembre, nonostante le resistenze della Corte dei Conti. Un altro siluro nei confronti di Armao.

La scollatura nella maggioranza era chiara già alla vigilia. Moltissimi deputati, infatti, si erano schierati contro le variazioni di Bilancio, già incardinate, che prevedono un taglio dei fondi previsti nell’ultima Finanziaria per il personale Asu. Una platea di 4.571 precari che il parlamento avrebbe voluto stabilizzare (ma l’impugnativa di Palazzo Chigi ha stoppato tutto). Il leghista Figuccia, intervenuto anche in aula, aveva dichiarato a mezzo stampa che “poiché sto dalla parte dei lavoratori precari siciliani, mi opporrò alla volontà di tagliare i fondi necessari per la stabilizzazione degli ASU. Auspico che il governo regionale continui a mantenere la trattativa aperta con Roma per superare l’impugnativa alla luce del fatto che il parlamento nazionale ha esitato le giuste leggi per stabilizzare i lavoratori socialmente a carico del fondo nazionale”.

Stessa versione quella di Carmelo Pullara, altro parlamentare della Lega: “Il taglio dei fondi destinati alla stabilizzazione di oltre 4.500 Asu causerebbe anche la mancata integrazione delle ore lavorative, con il conseguente rallentamento degli uffici pubblici. Considerato che stiamo parlando di personale che da oltre 25 anni ha garantito, con grande responsabilità, servizi ai cittadini a fronte di sussidi irrisori, pari anche a 590 euro al mese, ci sentiamo in dovere di difendere questa categoria di lavoratori che merita rispetto”. Persino Daniela Ternullo, di Forza Italia, aveva parlato di catastrofe: “Si tratta di una brutta pagina di precariato che non contribuirò a scrivere ulteriormente”. Aveva rimpinguato la dose Danilo Lo Giudice, di Sicilia Vera (gruppo Misto): “Purtroppo per motivi personali non potrò partecipare ma spero vivamente che li prenderanno a pernacchie”. Non è stato necessario, dato che la seduta è stata sospesa e l’oggetto della trattazione rinviato.

Micciché ha chiesto un “segnale di responsabilità” da parte delle opposizioni, che però non ci sentono. Così Musumeci, dopo una lunga riunione con deputati di Diventerà Bellissima e con gli “stampellisti” di Attiva Sicilia prova a serrare i ranghi: per le 15 di oggi, prima della seduta a Sala d’Ercole, ha convocato gli assessori della sua giunta per fare il punto e, soprattutto, per chiedere che i deputati dei rispettivi partiti di riferimento (la Lega in primis) tornino a occupare i banchi del parlamento.

Sulle vicende di palazzo dei Normanni si è soffermato il segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo: “Anche oggi a sala d’Ercole abbiamo infatti assistito alla liquefazione dei deputati che sostengono il governo Musumeci: assenti e aula rinviata per mancanza del numero legale. Eppure si doveva votare un documento finanziario di una certa rilevanza, il rendiconto 2019. Tutto questo non è accettabile, Musumeci tragga le sue conclusioni”. E ancora: “Sono spaccati su tutto, si arrovellano sulle nomine e litigano anche attraverso gli organi di stampa sulla prossima candidatura alla presidenza della Regione mentre la Sicilia assiste attonita, l’Ars paralizzata e il Governo è impegnato soltanto in inutili passerelle. Musumeci non può pensare – conclude il deputato dem – di tirare avanti così fino alle prossime elezioni, lo faccia per il bene dell’Isola: si dimetta e la chiuda qui”.

Anche i deputati dei Cinque Stelle chiedono un passo indietro del governatore: “Oggi non è riuscito a raccattare uno straccio di numero legale pur precettando quasi tutti i suoi assessori. Peggio è andata in prima commissione, dove le nomine attese si trascinano di settimana in settimana senza che riesca a trovare il numero minimo per poterle votare. La cosa assurda è che si chiede alle opposizioni di essere responsabili. Ma se la maggioranza ha altro a cui pensare e snobba le importanti votazioni in aula, non è certo colpa nostra”.

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