Accogliendo il ricorso delle sezioni riunite della Corte dei Conti, la Consulta ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della norma con la quale la Regione siciliana aveva destinato 29 milioni di euro all’Arpa prelevando le risorse dal fondo sanitario regionale. E’ una norma che risale al 2015. La sentenza, emessa lo scorso 23 novembre, è stata depositata oggi. La questione era stata sollevata dalla Corte dei Conti nel giudizio di parificazione del rendiconto generale della Regione per l’esercizio finanziario del 2020.
La Consulta rileva che “il legislatore siciliano, dopo l’adozione dell’ordinanza di rimessione della Corte dei conti, ha radicalmente modificato la disposizione censurata, innovando – con l’art. 4 della legge regionale siciliana n. 2 del 2023 (la Legge di Stabilità dello scorso anno, ndr) – la pregressa disciplina sul finanziamento dell’Arpa e prevedendo un contributo ordinario di funzionamento di tale Agenzia che si aggiunge a quello gravante sul Fondo Sanitario regionale. Significativamente – si legge nella sentenza della Corte Costituzionale – è ora stabilito che la parte di risorse assegnate all’Agenzia a valere sul Fondo sanitario regionale debba essere destinata al ‘perseguimento degli obiettivi di prevenzione primaria correlati ai determinanti ambientali e climatici'”.
“Dunque – prosegue la Consulta – si evince che il precedente enunciato normativo era sprovvisto della necessaria correlazione tra le risorse assegnate all’Arpa a valere sul Fondo sanitario regionale e i Lea”. Ma adesso il nodo della questione si riflette sul bilancio e sulla Finanziaria in discussione all’Ars, oltre che sui rendiconti precedenti (da correggere?): infatti il governo potrebbe vedersi costretto a spostare la spesa per l’Arpa dal Fondo sanitario ai fondi ordinari, intaccando l’impianto della manovra che, invece, sembrava al riparo da imprevisti. A rischio sarebbero alcune norme di spesa inserite nel maxi emendamento in lavorazione all’Ars, che dovrebbe vedere la luce il prossimo lunedì.