L’assessore Armao ha un grosso difetto: arriva sempre a scoppio ritardato. Il vicepresidente della Regione, nell’intervista di ieri a Repubblica, s’è accorto che i burocrati presenti negli uffici dei dipartimenti non basteranno ad arginare l’onda d’urto del Pnrr (cit.). Lo stesso Pnrr, di cui si parla da mesi, che già ci ha inflitto, nell’imbarazzo generale, una batosta da 422 milioni: ossia i soldi – potenzialmente – andati in fumo a causa della bocciatura dei 31 progetti malandati messi in campo dai Consorzi di Bonifica per le infrastrutture irrigue.
Ecco, onde evitare altri problemi di questo tipo, e prendersela con Roma (un rituale), l’assessore all’Economia ha spostato avanti l’asticella: “Ne ho parlato con il ministro Renato Brunetta, gli ho detto chiaramente che siamo col cappio al collo e rischiamo di non farcela. Quello che stiamo cercando di ottenere è di spingere per dirottare nei nostri uffici una fetta di burocrati statali, anche quelli che si stanno assumendo con i concorsi nazionali. Secondo me è l’unica strada praticabile perché, se iniziamo a pensare a nuovi concorsi da far partire, perderemo almeno due anni e sarà troppo tardi”. I nuovi concorsi, fra l’altro, sono fuori discussione, dal momento che c’è un accordo (vigente) con lo Stato che li vieta espressamente. Si chiama blocco del turnover, ed è una delle condizioni imposte da Roma – e accolta da Palermo – per contenere le spese e, contestualmente, permettere alla Regione siciliana di ripianare in dieci anni un disavanzo da quasi 2 miliardi. Lo chiamano do ut des, e richiede una buona dose di sacrifici.
La via praticabile – tempo fa, quando i soldoni dell’UE sono diventati una prospettiva seria e concreta – sarebbe stata un’altra: chiedere al ministro Brunetta, che è dello stesso partito di Armao (sulla carta), una modifica a tale accordo. Ma fin qui, al netto di convenevoli e comunicati stampa, una richiesta ufficiale non è mai partita, così la Sicilia dovrà tenersi i suoi limiti e le sue ristrettezze. E serve a poco l’attivismo mostrato sui social dall’assessore, sempre a caccia di un interlocutore da abbindolare o di un tavolo da celebrare in giro per l’Europa. Mentre la Sicilia brucia, lui promette soluzioni a lungo termine, figlie di accordi e di speranze che non quagliano mai. E questo di per sé è un pessimo biglietto di presentazione del suo operato.
Fra l’altro anche l’ex collega di giunta, Bernadette Grasso (Forza Italia), ha già bocciato la proposta di assoldare nell’Isola da 300 a 500 burocrati statali. C’era già una norma, inserita nell’ultima Legge di Stabilità, che “prevedeva l’accesso per un triennio nella pubblica amministrazione siciliana di una task force di 300 esperti, necessaria a garantire un solo obiettivo: intercettare le ingenti risorse stanziate dall’UE e trasformarle in progetti finanziabili. Va rivista e resa funzionale”. Ma Armao lo sa o è in ritardo anche stavolta?