Armao, altro conflitto d’interesse

Da sinistra l'assessore all'Economia Gaetano Armao e il governatore siciliano Nello Musumeci. Che lo subisce

S’incupisce l’orizzonte di Gaetano Armao: il vice-governatore siciliano e assessore all’Economia, è finito nel mirino di Riscossione Sicilia per un debito col Fisco che ammonta a 392mila euro. Per evitare un palese conflitto d’interessi con la partecipata incaricata di riscuotere tasse e tributi, che è sotto il controllo dell’assessorato da lui retto, Armao (con colpevole ritardo) ha rimesso la delega nelle mani del presidente Musumeci. Il quale, fin qui, ha scelto di agire da difensore d’ufficio, rimanendo sostanzialmente in silenzio.

Ma quanto potrà durare ancora? Forse al governatore sarà venuto più d’un dubbio dopo aver letto Repubblica stamattina. Tutti gli uffici della Regione, su mandato di Riscossione e della segreteria generale di Palazzo d’Orleans, stanno scavando a fondo nella questione. Per risalire a eventuali crediti che Armao vanta nei confronti dell’Amministrazione. A fronte di un debito complessivo nei confronti del Fisco da quasi 400mila euro, non basta pignorargli lo stipendio (circa 11mila euro al mese), già pignorato – guarda un po’ – dalla sua compagna, Giusi Bartolozzi. Bensì tutto il resto.

E dalle pieghe di queste “indagine” continua a emergere una sequela di conflitti d’interesse. Uno, il più importante, riguarda il Dipartimento della Formazione, nei confronti del quale lo studio legale di Armao ha avviato ben sei cause (in difesa di enti penalizzati dall’Avviso 8) per un valore complessivo di 10 milioni di euro. Tre di esse sono state dichiarate improcedibili, ma tre sono pendenti, in attesa di pronunciamento. Un assessore all’Economia che fa causa al suo stesso Ente è senz’altro una contraddizione in termini. Gli uffici della Formazione stanno passando al setaccio le eventuali condanne comminate ai clienti di Armao, dietro le quali potrebbe celarsi la liquidazione delle spese legali a favore dell’avvocato. Idem per gli altri uffici.

Sul “delfino siciliano” di Berlusconi pende, come si diceva, un altro pignoramento, stavolta quanto mai sospetto: quello ordinato dalla compagna di vita e di partito, Giusi Bartolozzi, all’epoca giudice del Tribunale Fallimentare di Palermo: secondo l’ex moglie Carmela Transirico, si tratterebbe di una trovata per rendere inaggredibili i suoi beni. Il tentativo (o presunto tale) di eludere il Fisco o architettare una strategia per aggirare degli obblighi di legge, rende la posizione di Armao francamente insostenibile. Come spiega Emanuele Lauria nel suo pezzo su Repubblica, siamo di fronte a un uomo al di sotto di ogni sospetto.

A questo punto Musumeci, che ha fatto della trasparenza un suo cavallo di battaglia e ha spesso cercato di mettere il becco, in sede di campagna elettorale, negli affari altrui, al fine di garantirsi liste limpide e insospettabili, potrà sonnecchiare ancora? Il Movimento 5 Stelle ha già chiesto il conto con una nota di Cancelleri: “Troppe zone d’ombra sul vicepresidente della Regione Armao, Musumeci alla ripresa dei lavori solleciti un dibatto parlamentare su di lui, visto che l’interessato ha ripetutamente ignorato le nostre richieste di venire a riferire in aula. Bisogna fare chiarezza una volta per tutte sulle numerose e più che imbarazzanti zone d’ombra che circondano l’assessore. Non basta rimettere in sordina la delega su Riscossione Sicilia per togliersi dall’enorme imbarazzo di indossare gli incompatibili panni di controllato e controllore della partecipata. Armao, per il ruolo che riveste, deve ai siciliani ampi chiarimenti”.

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