Parole di fuoco su Armando Siri

Vito Nicastri continua a cantare, aggravando la posizione di Armando Siri, ex sottosegretario alle Infrastrutture e, più o meno indirettamente, di Matteo Salvini, che lo ha sempre sostenuto. Nell’inchiesta sull’eolico Siri è entrato per la promessa di Paolo Arata, ex consulente all’Energia della Lega, di fargli avere trentamila euro in cambio di un emendamento (poi bloccato dai Cinque Stelle) da far inserire in una legge. Un aggiustamento che avrebbe facilitato le aziende legate a Paolo Arata, socio in affari dello stesso Nicastri. Un personaggio poco raccomandabile per i suoi legami con la mafia e con Messina Denaro. In un’intercettazione svelata un mese fa, Arata diceva a suo figlio e al figlio di Nicastri che “gli do 30.000 euro perché sia chiaro tra di noi. Io ad Armando Siri ve lo dico…”.

A distanza di qualche settimana, e nel corso di alcuni interrogatori, sia Nicastri padre che Nicastri figlio hanno confermato la tesi. Svelando il filo rosso fra Roma e Trapani: “So che Siri e Arata avevano buoni rapporti” ha esordito Nicastri junior, inizialmente titubante. Ma dopo aver ascoltato l’intercettazione di cui sopra, non ha fatto resistenza: “C’ero pure io quella sera. Siri non è stato pagato, ma Arata mi disse di avergli promesso 30 mila euro se l’emendamento fosse passato”. Basta la promessa, però, a rivelare l’azione corruttiva.

Anche Nicastri senior, l’8 luglio di fronte al procuratore di Roma Paolo Ielo e al sostituto Mario Palazzi, ha confermato: “All’epoca stavo in carcere, era mio figlio che parlava con Arata. E mio figlio mi ha detto che Arata avrebbe fatto un regalo a Siri se l’emendamento fosse passato. Un regalo che ritengo fosse quantificabile in 30 mila euro. Arata non disdegnava di pagare. Come anche io”. Il signore del vento ha parlato di alcune tangenti nei confronti di funzionari regionali per sveltire alcune pratiche e aggiunto che “Arata mi chiese di creare provviste in contanti. I legali di Siri e Arata, Fabio Pinelli e Gaetano Scalise, ì puntano a smontare l’attendibilità dei Nicastri.

Proprio con l’accusa di essere soci in affari di Nicastri, Paolo Arata e il figlio Francesco finirono in carcere il 12 giugno scorso. Mentre Siri, costretto a dimettersi dopo l’esplosione del caso, ha partecipato a un incontro coi sindacati, su invito di Matteo Salvini, la scorsa settimana. Un super consigliere con qualche scheletro nell’armadio, che rischia di inquinare ulteriormente i rapporti coi 5 Stelle.

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