Con 35 voti a favore e 24 contrari, l’aula di Sala d’Ercole ha approvato la Finanziaria 2021. La discussione della manovra, soprattutto nelle ultime ore, ha evidenziato l’implosione del centrodestra. Ma a pagare dazio è soprattutto il governo, messo nel mirino dai franchi tiratori dopo la decisione della presidenza di depurare il testo dagli emendamenti aggiuntivi. “Molti di essi non sono di natura legislativa, ma amministrativa – ha spiegato il presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché -. Inoltre, non c’è l’accordo e rischiamo di perdere solo tempo”. E’ finita in soffitta, quindi, l’ex Tabella H, con una serie di contribuiti a pioggia che molti deputati, soprattutto della coalizione di centrodestra, avevano richiesto.
Tra gli ultimi provvedimenti, la soppressione col voto segreto dell’articolo 53, che avrebbe consentito all’assessorato all’Economia di stipulare – per un milione l’anno – contratti con l’Irfis “per l’affidamento alla stessa di servizi di supporto amministrativo, organizzativo ed assistenza tecnica ad alto contenuto professionale in favore dell’amministrazione regionale”. Bocciato, dopo un dibattito estenuante, anche l’articolo 114 relativo alla “pubblicazione dei bilanci della Regione e degli enti regionali sulle testate giornalistiche”. Passa solo un emendamento di Catalfamo (Lega), che prevede il rimborso del pedaggio autostradale (fino a 200 euro l’anno per utente) al casello di Villafranca (Messina): la norma, qualche giorno fa, era stata al centro di un alterco fra il capogruppo della Lega e gli alleati di centrodestra.
“Diciamoci la verità, qui è la maggioranza che vota contro – ha spiegato Micciché all’ora di pranzo, prima di sospendere la seduta per oltre due ore -. Non ha senso andare avanti e farsi bocciare tutto. Facciamo prima a chiuderla questa Finanziaria. Ci prendiamo una pausa e decidiamo, ma non rincorretemi nei corridoi per chiedermi di inserire altri emendamenti”. Alla ripresa dei lavori, di fronte all’insistenza della Caronia (FI) di mettere in votazione una norma su Villa Deliella (da trasformare in un museo Liberty), Micciché non si è mosso di un millimetro: “Quest’aula non risponde più al governo, né all’Assemblea. E’ saltato il banco. Dobbiamo interrogarci tutti”. Segnali di resa anche da Musumeci, che dopo aver sottolineato “l’ascarismo” di alcuni elementi della maggioranza, ha avallato la scelta del presidente dell’Ars. Tra gli articoli stralciati alcune iniziative di Armao, come il “Ritorno in Sicilia” (art.50), l’assunzione diretta dei figli di Sebastiano Tusa (art. 21) e l’acquisizione della Torre Ventimiglia nel comune di Montelepre (art. 111).
I capigruppo d’opposizione e Danilo Giudice (Misto), infine, non hanno voluto apporre la propria firma sull’ordine del giorno che avrebbe impegnato il governo a ristorare le imprese in crisi con 250 milioni di risorse extraregionali, da erogare (comunque) per via amministrativa e una volta ottenuto il via libera da parte del governo nazionale. “Non potevamo che essere contrari nel metodo e nel merito, dal momento che non siamo stati coinvolti nella stesura di questo atto di indirizzo, tra l’altro scritto nemmeno in Parlamento e non firmato nemmeno da tutti i capigruppo – ha detto Di Caro (M5s) -. Volevamo dare il nostro contributo solo ed esclusivamente nell’interesse dei siciliani, non contribuire all’ennesima presa in giro nei loro confronti”. Il governo, al termine della seduta, ha confermato l’impegno di spesa, precisando che si tratta “di 250 milioni di euro provenienti dalla rimodulazione di risorse del Fondo di sviluppo e coesione per la copertura dei ristori da assegnare alle aziende colpite dalla crisi dovuta alla pandemia”. L’obiettivo è “evitare di distribuire somme irrisorie e assicurare tempi rapidi”.
Lupo (Pd): questa è la Waterloo di Musumeci
“È saltata la maggioranza, Musumeci alza bandiera bianca: rinuncia agli ultimi articoli della finanziaria per paura di affondare ancora in aula, e se la prende con gli ‘ascari’ della sua stessa coalizione. Il governo regionale è al capolinea per ammissione del suo presidente, questa finanziaria è la Waterloo di Musumeci”. Lo ha detto il capogruppo PD Giuseppe Lupo.
Fava (CP): Musumeci chiuda la sua esperienza di governo
“La maggioranza non esiste più. All’incredibile somma di strafalcioni e menzogne sull’emergenza Covid si aggiunge adesso un dato politico incontestabile: la finanziaria è stata affondata dal voto contrario di molti parlamentari del centrodestra. Ragioni morali e sostanziali dovrebbero indurre il presidente Musumeci a prenderne atto e trarne le conseguenze chiudendo la sua esperienza di governo adesso. Nell’interesse di tutti”. Lo dice in una nota il deputato dei Cento Passi e presidente della commissione regionale Antimafia, Claudio Fava.
Di Caro (M5s): pietra tombale sull’esperienza di governo
“La disastrosa Finanziaria di oggi, falcidiata da voti contrari di parte della maggioranza, arrivata alla fine per il rotto della cuffia e nemmeno completa, è la plastica rappresentazione della fine del governo Musumeci, la pietra tombale su un esecutivo disastroso che non è riuscito a portar in porto nemmeno una riforma degna di questo nome. Se a ciò si aggiunge la pessima gestione dell’emergenza sanitaria, caratterizzata, per usare le parole degli inquirenti, da ‘atteggiamenti criminali’, non possiamo che chiedere a Musumeci di dimettersi. Sarebbe, forse, la prima cosa degna di nota del suo mandato”. Lo afferma il capogruppo del M5S all’Ars, Giovanni Di Caro. “È più evidente – aggiunge Di Caro – la fine di questo esecutivo, proseguire ancora sarebbe solo inutile accanimento terapeutico, che farebbe solo male alla Sicilia e ai siciliani piegati dall’emergenza sanitaria e dall’inconsistenza dell’azione governativa di questi inutili tre e anni e mezzo: Musumeci, per il bene della Sicilia, stacchi la spina”.
Lo Giudice (Misto): non sono stato eletto per fare il pupo
“Non sono stato eletto per fare il pupo, ma per fare gli interessi dei siciliani”. Lo ha detto in una nota Danilo Lo Giudice, deputato regionale di Sicilia vera e Presidente del Gruppo Misto. “Certamente non per fare il pupo di una maggioranza che dopo mesi di lavoro in commissione e in aula pensa di poter risolvere i problemi veri dei siciliani con un pezzo di carta che non ha alcun valore. Un pezzo di carta che pretende di distribuire senza alcun criterio 250 milioni fra tutte, ma proprio tutte le possibili categorie produttive, professionali ed economiche. Se con 120 milioni siamo riusciti a dare appena 2000 euro a poche fortunate imprese, cosa potremo dare a centinaia di migliaia di potenziali beneficiari? La verità – insiste Lo Giudice – è che con questa finanziaria abbiamo sì fatto alcune cose utili e importanti, ma non abbiamo affrontato il vero nodo: quello dei ristori e degli aiuti economici di cui i siciliani e l’economia siciliana hanno bisogno. La verità è che da mesi chiediamo di sapere cosa ne è stato del miliardo e quattrocento milioni stanziati lo scorso anno, ma non riusciamo ad avere alcuna informazione. Il Governo ha taciuto, ha fornito dati contrastanti, l’assessore ha letteralmente dato i numeri. L’attendibilità dei dati sul bilancio sembra persino inferiore a quella dei dati sul Covid! Di fronte a questa approssimazione non ho firmato, per la verità nessuno me lo ha chiesto, ma non l’avrei mai firmato, il documento della maggioranza che, lo ripeto, non ha alcun valore ma è solo un “pezzo di carta straccia” per consentire a qualcuno, come infatti già avvenuto, di fare un comunicato stampa per farsi bello. Ma sappiano che i cittadini non si faranno prendere in giro, anche perché i nodi verranno presto al pettine”.
Caronia (FI): su villa Deliella hanno perso Palermo e la Cultura
“Ad uscire sconfitta in questa vicenda sono la politica, la cultura, la città di Palermo”. Lo ha detto Marianna Caronia, deputata regionale di Forza Italia, commentando lo stralcio della norma su Villa Deliella. “La decisione del presidente Miccichè di non mettere in votazione l’articolo non è, come lui ha detto, la certificazione della inesistenza della maggioranza, quanto piuttosto della incapacità che il Parlamento si ritrovi, al di là della contrapposizione fra maggioranza e opposizione, su temi ed interventi che non dovrebbero avere colore politico. Villa Deliella, abbattuta in una notte dagli speculatori è il simbolo di ciò che il malaffare e l’illegalità hanno fatto a Palermo e alla Sicilia. Il Museo del Liberty e il percorso turistico dell’Art Nouveau pensato dal Governo potrebbero (potevano?) essere un simbolo di riscatto”.
Figuccia (Lega): scollamento fra governo e parlamento
“Ciò che è mancato è un coordinamento complessivo tra i lavori d’aula e l’attività del governo”. A dirlo in una nota è il parlamentare della Lega all’Ars Vincenzo Figuccia che prosegue: “Se la Sicilia in questo momento difficile chiedeva interventi straordinari a sostegno dell’economia, alcuni hanno ritenuto di procedere attraverso marchette a sostegno di pezzi di territorio. Non è stata certo la soluzione migliore e alla fine è saltato il banco insieme ai nervi di tanti deputati. Come Lega avevamo chiesto a più riprese una finanziaria diversa, di visione per lo sviluppo e di rilancio per la Sicilia. Risultato? La maggioranza oggi paga il prezzo di un mancato coordinamento e l’assenza di una prospettiva complessiva per il futuro dei siciliani. Non si può lavorare con governo e parlamento da separati in casa”.
Aricò (Db): approvate norme importanti nonostante ‘ascari’
“Nonostante il ricorso strumentale al voto segreto da parte delle opposizioni e, come giustamente ha fatto notare il presidente Nello Musumeci, l’ascarismo di alcuni deputati della maggioranza di governo, la Finanziaria approvata dall’Ars contiene importanti norme”. Lo afferma Alessandro Aricò, capogruppo all’Ars di Diventerà Bellissima, aggiungendo: “Ad esempio, è stato dato il via libera alla stabilizzazione di migliaia di lavoratori Asu, sono stati stanziati fondi per porti, aeroporti, Irfis ed assistenza ai disabili. Significative pure le norme, da noi fortemente volute, che prevedono l’installazione d’impianti di videosorveglianza all’interno di case di riposo e asili nido e il potenziamento della Commissione Via Vas, così come quelle che garantiranno ai siciliani un migliore accesso alle cure e il turnover nei Consorzi di bonifica. Gli articoli stralciati saranno riproposti dal 15 aprile e soprattutto è fondamentale l’ordine del giorno che impegna il governo regionale a garantire almeno 200 milioni di euro per il sostegno delle categorie produttive e delle famiglie siciliane colpite dall’emergenza Coronavirus. Per l’ennesima volta il presidente Musumeci ha dimostrato grande senso delle istituzioni, annunciando immediata disponibilità a un confronto in aula sulla vicenda relativa alla Sanità”.
La giornata di giovedì
Ieri l’Ars, nonostante l’ostruzionismo delle opposizioni, ha portato a casa la riscrittura dell’articolo 2 della Legge di Stabilità, e l’articolo 52, con una serie di modifiche normative. Sono stati sbloccati i fondi per l’aeroporto di Comiso e per gli ex dirigenti dell’Eas, ma anche 180 mila euro in tre anni per i (3) dipendenti del disciolto consorzio I.te.S (innovazione tecnologica per la serricoltura) che sono assorbiti dal consorzio di ricerca ‘Gian Pietro Ballatore’. Bocciato col voto segreto, invece, l’articolo 75 sulla mobilità studentesca internazionale, relativo alle gite scolastiche. Il ricorso ai franchi tiratori – ben riuscito, ancora una volta – ha suscitato le sdegno di Musumeci. E la dura replica di Giovanni Di Caro, capogruppo dei Cinque Stelle: “Comprendiamo che i momenti che sta vivendo il governo Musumeci non siano i migliori, che il presidente arrivi a definire in aula il voto segreto un ‘voto mafioso’ è però inaccettabile, pesantemente offensivo dei parlamentari, che esercitano una loro prerogativa. Musumeci compatti la sua maggioranza se vuole evitare problemi, ed eviti di offendere”.