Mi è capitato di parlare con alcuni “no vax”. In genere se ne stanno ben mimetizzati e acquattati, ma con me, che sono vaccinato, ci parlano. Forse perché sanno che non hanno nulla da temere. Mi sono fatto alcune idee. Poche, ve le giro:
1) Additarli al pubblico ludibrio è una tattica che non funziona. Anzi, rafforza le loro convinzioni. Li fa sentire sotto assedio ed orgogliosi di essere minoranza.
2) Non serve richiamarli al valore della “Scienza”. Ti snocciolano le pessime figure che scienziati ed organismi vari hanno fatto proprio sul fronte vaccinale. A quel punto, non ti resta che balbettare.
3) Le minacce, tipo quella di Crisanti, di rifiutare le cure nel caso in cui dovessero prendersi il Covid. Di quelle se ne fottono. Non ne ho parlato con loro. Ma conosco l’argomento. Più volte, in passato, è stato agitato nei confronti di noi fumatori. Ogni tanto ritorna. Posso garantirvi che se ne fottono.
4) La persuasione. Quella gli produce le bolle. Parlano di predicozzi, di insopportabili ed urticanti “pipponi”.
Ora, considerato che, con la dottrina Macron, sta per scendere in campo (è questione di giorni) l’artiglieria pesante, la sola cosa che, a mio avviso, si può fare, è quella di lanciare ai no vax un appello ad un sano pragmatismo. Prendere atto che la loro è una partita persa in partenza e che non hanno una, una sola, speranza, di portare a casa il loro risultato, a meno di non voler accettare la morte civile. In una parola, arrendersi.
Del resto, non sarebbe una novità. Anche loro, come tutti noi, si sono già arresi alla forza debordante della pandemia accettando, senza riuscire a toccare palla, lockdown, distanziamento sociale, restrizioni, mascherine, dad, compromissioni di spazi di libertà e democrazia. Dovrebbero avere imparato che sono come le ciliegie. Una tira l’altra.