Figlio di due magistrati antimafia, Roberto Scarpinato e Teresa Principato, Giuliano Scarpinato, palermitano classe ’83, è autore e regista di “Favola personale”, il trittico teatrale ispirato al cinema di Yorgos Lanthimos che andrà in scena al Teatro Biondo di Palermo da venerdì 25 febbraio, e al San Ferdinando di Napoli dall’8 marzo. Un “trittico per un mondo alla rovescia”, spiega al Corriere della Sera, nato “da una folgorazione legata al film The Lobster, straordinaria allegoria sulle relazioni amorose e sulla coppia intesa come imposizione di un modello sociale. Un filo rosso che attraversa tutta l’opera del cineasta greco, a partire dall’adolescenza, età che mi affascina in quanto “paesaggio della mente”. Una fascinazione legata anche alla mia storia personale”.
“I miei genitori erano nel pool di Falcone e Borsellino, ho vissuto da dentro gli anni dello stragismo mafioso, culminato con il tragico apice degli attentati – spiega Scarpinato -. Mio padre ha poi rappresentato l’accusa nel processo Andreotti, con tutte le ripercussioni che questa storia “grande” ha avuto sulla nostra famiglia. Una esperienza che racconterò nel nuovo progetto”. Scriverne non è stato facile: “Avevo forti resistenze, ma è stata catartica. Avevo nove anni quando Falcone è stato assassinato, la morte ha fatto irruzione nella vita della mia famiglia in modo così violento da porre fine al mio piccolo mondo di illusioni e fantasticherie. I miei genitori uscivano di casa e non sapevo se sarebbero tornati. Oggi la morte non mi fa paura, ci ho convissuto per anni, mi sono abituato alla sua presenza”.
Diversamente dai genitori, Giuliano non ha intrapreso la carriera giuridica: “Ho per mia madre e mio padre una stima straordinaria, il testo a cui sto lavorando è anche un omaggio a loro. Per scriverne mi sono rapportato a entrambi anche come figure della storia. Ecco, loro sì mi hanno parlato di rimpianto: quello di essersi persi il figlio di quegli anni. Stiamo cercando di recuperare ora, viaggiamo molto insieme”. Roberto Scarpinato, che nel 2013 era stato nominato procuratore generale presso la Corte d’Appello di Palermo, è andato in pensione il 14 gennaio scorso, nel giorno del suo settantesimo compleanno. Come la moglie, Teresa Principato, ex procuratore aggiunto di Palermo, poi passata alla Direzione nazionale antimafia, che invece ha guidato le indagini per la cattura di Bernardo Provenzano.
Dai sette anni in poi, sottolinea il figlio Giuliano, “ho visto i miei genitori solo tra le mura di casa, mai fuori e mai senza i ragazzi della scorta. Lo spettacolo che sto preparando parlerà soprattutto ai ragazzi di cosa sono stati” gli anni delle stragi, “ricordando da che parte sta il “giusto”, un concetto sempre più sfumato. Oggi abbiamo dimenticato chi sono i “giusti”. Non ho paura della retorica: per me Falcone e Borsellino sono stati degli eroi”.