Sull’onda lunga della Sicilia, anche a Roma si fa largo l’ipotesi di un rimpasto. Una sfida fra partiti che il premier Giuseppe Conte, a differenza di quanto accaduto in primavera, non riesce più a scongiurare. E sarebbe proprio la tendenza “accentratrice” del premier ad aver determinato lo scontento di Pd e Italia Viva: la nomina in solitaria del generale Vecchione a capo del Dis (il dipartimento delle informazioni per la sicurezza) e la decisione di affidare al commissario Arcuri ogni pratica che riguardi la pandemia (compresa la distribuzione dei vaccini), ha spinto i partiti a reclamare spazio.
Al netto del Movimento 5 Stelle, che per il momento resta ingessato a causa delle sue fortissime contraddizioni interne, e per l’assenza di un vero leader, Italia Viva alza la posta in palio. E pretende in ingresso di peso nel governo: secondo Repubblica, lo stesso Matteo Renzi avrebbe messo nel mirino il Ministero della Difesa, per fare un dispetto all’ex fedelissimo Lorenzo Guerini, apprezzatissimo però dai generali. Nel Pd c’è un pezzo di segreteria, capitanata da Andrea Orlando, il vice di Zingaretti, che spinge per nuovi innesti. E qualcuno, come Graziano Delrio, che aveva provato a immaginare un ingresso di Forza Italia. Ipotesi che al momento non prende corpo: potrebbe causare uno sconquasso nei gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle, e non è il momento di perdere pezzi.
Ma a tirare Conte per la giacchetta sono in tanti. Non piacciono gli atteggiamenti del premier, sempre più in simbiosi con Gualtieri, il ministro dell’Economia, e desideroso di controllare le decisioni sul Recovery Fund attraverso una “cabina di regia” da istituire a palazzo Chigi. Anche Peppe Provenzano ha chiesto scelte collegiali. Ma un’altra questione cruciale è quella che riguarda il Mes, il fondo salva-stati che il M5s osteggia da sempre, e sui cui pende, a livello europeo, il veto dell’Italia.
“Nelle trattative a Bruxelles – si legge su Repubblica – il ministro dell’Economia Gualtieri ha ottenuto il backstop, il sostegno del meccanismo di stabilità alle banche dei Paesi membri in caso di crisi. Era una delle condizioni considerate ineludibili da Di Maio e dovrebbe essere usata per convincere i grillini in Parlamento a dare il via libera”. Se non dovesse arrivare l’ok dei Cinque Stelle ci si può sempre affidare a Forza Italia e a Berlusconi, che già si apprestano a dare una mano sullo scostamento di bilancio. Solo un incidente parlamentare, però, potrebbe provocare la reazione a catena per cui tutti spingono.