Funzionari Anas dell’area compartimentale di Catania e alcuni imprenditori di Palermo, Caltanissetta e Agrigento sono stati arrestati dalla Guardia di Finanza con l’accusa di “corruzione perpetrata nell’esecuzione dei lavori di rifacimento di strade statali della Sicilia orientale e centrale”. Si tratta della seconda parte dell’operazione “Buche d’oro”, eseguita sotto il coordinamento della Procura di Catania, che aveva già portato all’arresto di alcuni dirigenti Anas che, dopo l’esecuzione della misura, avevano iniziato a collaborare.
All’alba di oggi sono scattati gli arresti per otto persone: sette, di cui tre funzionari Anas, sono finiti ai domiciliari. Uno direttamente in carcere. Nel mirino degli investigatori la manutenzione straordinaria delle strade, pagata fior di milioni ma mai realizzata a dovere. Le indagini coordinate dal procuratore Carmelo Zuccaro, e dai sostituti Fabio Regolo e Fabrizio Aliotta, hanno svelato che i lavori venivano eseguiti a metà, ad esempio lasciando l’asfalto danneggiato sulle strade, che i funzionari dell’Anas di Catania attestavano il buon esito delle operazioni e nel giro di poco tempo era necessario programmare nuovi interventi.
La prima tranche di questa inchiesta, che aveva portato all’arresto dell’ingegnere Giuseppe Romano, responsabile della manutenzione programmata dell’Anas di Catania, serviva a ricostruire il modus operandi della “banda”. Nelle intercettazioni eseguite dal gruppo tutela finanza pubbliche li chiamavano “Lavori in economia”. Ma il “risparmio” del 20 % sull’importo era destinato alla spartizione fra dirigenti e funzionari. Quello che non veniva speso, si divideva in modo scientifico: due terzi all’azienda, un terzo ai funzionari corrotti. E le buche erano sempre lì, aperte.
L’INCHIESTA
I Pm parlano di “mercimonio e dazione di tangenti” con “illegittimi risparmi di costi consentiti alle imprese” che, in accordo con funzionari Anas compiacenti, “scovavano, tra le pieghe dei capitolati tecnici dei lavori loro affidati, ampi margini di ‘manovra’, individuando le lavorazioni da non effettuare o da realizzare soltanto in parte”. “I pubblici ufficiali coinvolti – accusa la Procura di Catania – piegavano i loro poteri discrezionali di vigilanza e controllo orientandoli al perseguimento di scopi criminali, in totale dispregio dei rilevanti interessi pubblici in gioco. Il profitto conseguito era pari a circa il 20% dei lavori appaltati e veniva assegnato per un terzo ai dipendenti Anas corrotti e, per la parte restante, restava nelle casse dei corruttori”. Complessivamente sarebbero state state versate tangenti per circa 93mila euro, e almeno in un caso con consegna di soldi avvolti nella carta stagnola, per chiudere gli occhi sui “lavori svolti in economia”. Come confermato da funzionari Anas coinvolti, i vantaggi per l’impresa era nella mancata rimozione di parte del manto stradale usurato, dichiarare falsamente di avere messo più strati di asfalto e nel risparmio delle spese di trasporto del materiale in discarica. E i funzionari dell’Anas collusi certificavano che i lavori erano stati eseguiti a regola d’arte, secondo il capitolato dell’appalto. Così, accusa la Procura di Catania, le ‘buche’ diventavano ‘d’oro’.
Gli arrestati. Militari della guardia di finanza hanno condotto in carcere il geometra Gaetano Trovato, di 54 anni, capo nucleo B del centro di manutenzione dell’area tecnica dell’Anas. Gli arresti domiciliari sono stati disposti tre funzionari dell’Ente già coinvolti in un blitz anticorruzione del 20 settembre scorso: Riccardo Carmelo Contino, di 51 anni, Giuseppe Panzica, di 48, e l’ingegnere Giuseppe Romano, di 48. Arresti domiciliari anche per quattro imprenditori: Salvatore Truscelli, di 56 anni, dell’omonima impresa di Caltanissetta; Pietro Matteo Iacuzzo, di 50 anni, dell’Isap di Termini Imerese (Pa); Roberto Priolo, 48 anni, dell’omonima azienda di Ciminna (Pa), Calogero Pullara, 40 anni, titolare dell’omonima ditta individuale, di Favara (Ag). Interdetto dai pubblici uffici per un anno, l’ingegnere Antonino Urso, di 39 anni, capo centro manutenzione A dell’area compartimentale Anas di Catania.