Dal Massimo di Palermo all’Opera di Roma: potrebbe essere Francesco Giambrone, il nuovo sovrintendente del vecchio Costanzi, il teatro lirico della Capitale. Dalla Fondazione di piazza Verdi a quella di piazza Beniamino Gigli. L’indiscrezione è dell’edizione romana del “Corriere della Sera”. L’Opera capitolina è senza sovrintendente da quando Carlo Fuortes (che ha risanato il Costanzi sia dal punto di vista del bilancio che da quello artistico) è stato nominato ad della Rai.
Dal suo passaggio a viale Mazzini, di nomi dei successori per il teatro erano ne erano stati fatti diversi specie in vista delle elezioni amministrative romane. Anche il centrodestra aveva proposto i suoi. Ma dopo l’esito delle urne, favorevole al centrosinistra, e a Roberto Gualtieri primo cittadino, l’aspirante nuovo sovrintendente dovrà uscire da quell’area politica. E Giambrone sembra ben piazzato.
Gualtieri, infatti, nel giro d’orizzonte che sta effettuando per circondarsi di persone stimate di fiducia e qualità (ricordiamo che ogni sindaco, per legge, è anche presidente dei teatro lirico della propria città) pare incontrerà nei prossimi giorni Carlo Fuortes per un parere. E non è un mistero che l’ex sovrintendente romano sia molto amico di quello palermitano con il quale si è trovato in sintonia anche all’interno dell’Anfols (l’Associazione nazionale delle fondazioni lirico-sinfoniche che riunisce i dodici teatri d’opera italiani e di cui Giambrone è presidente). Le credenziali che su Giambrone potrebbe fornire Fuortes al neo-sindaco capitolino sarebbero dunque ottime.
A prescindere da quelle offerte dello stesso Giambrone. Medico cardiologo ma con la laurea chiusa in un cassetto da quando ha deciso di prestare le sue cure al mondo della cultura, oltre ad aver sostenuto l’incarico di assessore al ramo a Palermo, è stato, oltre due volte al comando del Teatro Massimo, sovrintendente del Maggio Musicale a Firenze, docente universitario di management teatrale, critico di danza per quotidiani e riviste, amico personale di grandissimi nomi internazionali della musica e della danza, da Claudio Abbado a Riccardo Muti, da Zubin Metha a Pina Bausch.
Legato a doppio filo a Leoluca Orlando (anche il fratello Fabio, ex senatore ed attuale vicesindaco di Palermo, è politicamente cresciuto all’ombra del sindaco), Francesco Giambrone potrebbe prepararsi all’incarico romano anche in vista delle prossime elezioni amministrative palermitane e al definitivo abbandono della poltrona di sindaco da parte di Orlando (non più rieleggibile) anche se, come ha detto in una recente intervista, «se ci fosse comunanza di visione con un nuovo sindaco, non avrei alcun problema ad andare avanti». Ma è indubbio che, al di là delle “appartenenze” di bandiera, Giambrone abbia saputo ben operare al Massimo, rilanciando l’immagine del teatro lirico a livello internazionale, riequilibrando i conti, mantenendo la pax sindacale, chiamando artisti di fama, valorizzando sia l’orchestra (alla quale ha dato un direttore musicale che mancava da anni) che il Corpo di ballo. Insomma, uno che se ne intende. E che adesso potrà prestare la sua esperienza tra i velluti e gli stucchi dell’Opera a Roma.