Aver ridotto il numero dei parlamentari (da 90 a 70), all’Ars, non significa aver ridotto il numero degli incarichi. Anzi. In questi primi giorni d’ambientamento, anche i neo eletti hanno conosciuto la pratica – assodata – della spartizione di poltrone. Marianna Caronia, per citarne una, ne occuperà addirittura tre: quella di capogruppo della Lega, ma anche di vicepresidente della commissione Lavoro e segretaria della commissione Bilancio. Un bel bottino. Quasi nessuno è rimasto a mani vuote. Basti pensare che nove eletti sono stati indicati da Schifani nel ruolo di assessori. Cioè tre quarti della giunta, ad eccezione degli ospiti, ormai noti: Pagana, Scarpinato e Volo (l’unico tecnico).
Sui 70 deputati eletti, 57 hanno trovato un’altra poltrona da occupare: la new entry Giuseppe Castiglione, solo omonimo dell’ex sottosegretario, è il capogruppo dei Popolari e Autonomisti, ma anche vicepresidente della commissione Affari istituzionali. Il suo collega Carmelo Pace (DC Nuova), ha ottenuto la presidenza del gruppo parlamentare e la vicepresidenza della commissione Salute. Federica Marchetta, moglie del segretario dell’Udc Decio Terrana, eletta nel listino di Schifani nonostante un bottino misero di 25 preferenze nelle urne, oltre a essere entrata nel Consiglio di presidenza, è anche la segretaria della commissione V (Lavoro e Famiglia). Il giochino potrebbe continuare, ma rischia di stancare. Così andiamo dritti al dunque: chi è rimasto a spasso?
Alcuni deputati semplici sono anche tra i più celebri: in cima alla lista c’è Gianfranco Micciché che, una volta emarginato dalla compagine di governo, ha ceduto al fedelissimo Mancuso anche la guida del gruppo di Forza Italia (quello ufficiale). L’ex presidente dell’Ars, in questo modo, potrà interpretare al meglio il ruolo di battitore libero. Nelle sue stesse condizioni Tommaso Calderone, ex capogruppo di Fi all’Ars, che però è stato eletto anche alla Camera, dove ha già presentato una proposta di legge (ma secondo le ultime indiscrezioni se ne tornerà a Palermo per non indebolire troppo l’area del suo leader). Tra quelli rimasti con le mani in mano – si fa per dire – c’è Giusy Savarino, che dopo aver incassato la delusione dell’assessorato, non ha voluto compensazioni di alcun tipo. Giorgio Assenza, invece, ha pescato dal mazzo la presidenza del gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia. Che lo farà stare buono per un po’. Ancora a spasso Antonello Cracolici, che però aspetta la designazione a presidente dell’Antimafia. Un ruolo che, di fatto, ha già in tasca.
La sua commissione garantirà altre quattro poltrone. Così il contingente dei soldati semplici scenderà da 13 a 9: tra questi gli otto di Cateno De Luca, che non hanno accettato alcun compromesso, tirandosi fuori da qualsiasi incarico. Uno di loro, Giuseppe Lombardo, era stato eletto deputato segretario. Ma un minuto dopo s’è dimesso. Viva la libertà.