Nel braccio di ferro tra il ministro Adolfo Urso e il ceo di Ryanair, Michael O’Leary, la spunta l’irlandese. A inizio agosto il governo ha introdotto, su iniziativa dell’esponente meloniano, un tetto al caro-voli sulle tratte che raggiungono o partono dalle isole, sull’onda emotiva degli aumenti del prezzo dei biglietti in piena estate. A settembre inoltrato, rientrato l’allarme, arriva la marcia indietro. Lo stesso governo ha presentato oggi un emendamento al decreto Asset – contenente il tetto ai prezzi sui voli ma anche un’altra norma particolarmente invisa ai mercati, la tassa sugli extraprofitti delle banche – che elimina il tetto fissato al 200% del costo medio. Ora, il tetto, non più vincolante, diventa un elemento del quale l’Antitrust potrà tenere conto nei suoi interventi a tutela dei consumatori. Ma nulla di obbligatorio. Una mossa, quella di Urso, che va incontro alle richieste delle compagnie – Ryanair in prima fila – e che segna una nuova retromarcia nella campagna dirigista del ministro delle Imprese e del Made in Italy di recente ribattezzato ironicamente “Adolfo Urss”, in omaggio ad alcune scelte, dal calmiere ai prezzi all’intervento sugli Npl, definite “filo-bolsceviche” persino dal Financial Times. Continua su Huffington Post