Alla fine a cedere è stato il ministro Alberto Bonisoli. Ma la ratifica della nomina di Giambrone alla guida del Teatro Massimo di Palermo era nell’aria già dalla vigilia di Ferragosto, quando il consiglio d’indirizzo della Fondazione, all’unanimità, non aveva accolto i rilievi del Ministro ai Beni culturali, preoccupato dal grado di parentela tra Francesco Giambrone e il fratello Fabio, attuale vice-sindaco nella giunta Orlando. Non è bastato l’intervento del Movimento 5 Stelle all’Ars per alleggerire la responsabilità di Bonisoli, che si è ritrovato con le spalle al muro – anche il suo consigliere nel Cdi, per non sollevare crisi diplomatiche, ha approvato la scelta degli altri componenti – e si è visto “costretto” a firmare la nomina del nuovo sovrintendente.
“Rientra perfettamente tra le prerogative di un Ministro – avevano scritto i grillini in una nota – chiedere chiarimenti circa l’opportunità che a ricoprire l’incarico di sovrintendente del teatro Massimo di Palermo sia il fratello dello stesso vicesindaco. Anche mondo dell’arte, negli ultimi giorni, si era schierato compatto al fianco di Giambrone che aveva ricevuto il sostegno, fra gli altri, dell’etoile palermitana Eleonora Abbagnato, attuale direttrice del teatro dell’Opera di Roma. Ma si erano pronunciati a suo favore altre personalità importanti del mondo culturale, come Marco Betta, Roberto Andò, Desirée Rancatore e Davide Enia.