Balli, cene di gala, abiti fastosi e mecenatismo. No, non siamo in un episodio di Bridgerton o in una corte reale europea, bensì in un’ipercontemporanea Venezia, per la sua Biennale d’Arte 2022. Anche quest’anno, come nel 2019, a rendere più spettacolare l’evento ci ha pensato la Maison Christian Dior.
Alla cena dello scorso sabato sono stati molti i nomi patinati che, chiamati da Maria Grazia Chiuri, talento italiano alla direzione creativa di Dior, sono accorsi a questo evento crocevia di arte, innovazione, filantropia e heritage. Tra i nomi vi sono : Beatrice Borromeo, Laetitia Casta, Rosamund Pike, Catherine Deneuve, Bianca Brandolini e Mathilde Warnier, tutte elegantissime in abiti Dior Haute Couture.
Nei saloni dove si è svolta la cena, ciò che spiccava era l’attenzione al dettaglio e il voler legare indissolubilmente la moda all’arte, in quanto, si sa, l’arte è eterna e in questo periodo in cui la massificazione cresce e distinguersi è sempre più difficile, l’essere eterni rimane una buona strategia.
Così i tavoli erano impeccabilmente decorati da cascate di fiori e servizi di piatti ispirati a Venezia, il tutto era posato sopra ai pizzi, i merletti preziosi e tovaglie di lino confezionate da Jesurum, la più esclusiva biancheria per la casa Made In Italy. L’angolo dei tovaglioli riportava il ricamo CD prodotto dalle signore di Burano che hanno imparato il mestiere del merletto in quella che era una vera e propria scuola.
L’Italia ha dato mostra di essere una pioniera del fatto a mano, nonostante si sia voluta sottolineare l’amicizia indissolubile tra Dior e Venetian Heritage e quindi tra due paesi, Francia e Italia, che ancora una volta confermano un’unione profonda in nome di creatività, solidarietà e cultura.
La nuova Biennale chiuderà i battenti il 27 novembre e renderà omaggio a personalità creative come l’artista femminista Tomaso Binga, che ha lavorato alla scenografia delle sfilate Dior insieme a Maria Grazia Chiuri.
Ma ci saremo scordati qualcosa? Forse si, l’altro obiettivo della cena di gala organizzata da Dior era raccogliere fondi per preservare il patrimonio culturale di Venezia, contribuendo al restauro del Museo Ca’ d’Oro, uno dei palazzi più belli che si scorgono sul Canal Grande, oltre a aiutare i rifugiati ucraini in Italia in questo momento.
Questo obiettivo non è passato in secondo pino durante la serata, nonostante alcune voci abbiano avuto da ridire anche su quest’atto di collaborazione al fine di beneficienza. Se sia stato più marketing o pubblicità che disinteressata filantropia non lo sapremo di certo, fatto sta che la moda continua a sottolineare il suo ruolo decisivo in Italia, sia nel mondo dell’economia, che dell’arte, come delle relazioni internazionali, e ciò ci rende fieri.