Gli autobus dell’Ast, che a Natale hanno “scortato” a casa decine di siciliani (venti ore in bus a una cifra modica), sono rimasti in garage. Eppure qualcuno ha già rivolto un appello a Musumeci per ritirarli fuori come nel caso della deputata grillina Jose Marano. I prezzi imposti dall’unica compagnia aerea operante in Sicilia fino allo sblocco dei collegamenti tra Regioni (che potrebbe essere il 3 giugno, o forse il 7), sono eccessivi. Alitalia, all’inizio di questa Fase-2, opera in regime di monopolio e fa il cavolo che gli pare. Un volo andata/ritorno da Palermo (1-8 giugno) costa 255 euro. E’ tra quelli più convenienti, perché la cifra può impennarsi (dipende dai giorni e dagli orari prescelti). E comunque non scende quasi mai sotto le 200 euro.
La compagnia di bandiera è l’unica a garantire i collegamenti col continente: partono quattro voli al giorno da Punta Raisi, e quattro dal “Bellini” di Catania, tutti diretti a Roma-Fiumicino. Ovviamente a capienza ridotta, praticamente dimezzata. Chi deve mettersi in viaggio per motivi di salute, o di lavoro, o di necessità, deve sobbarcarsi dei prezzi che neanche per le Feste. Ed essendo chiusi gli scali di Comiso e Trapani, bisogna comunque spostarsi – con un aggravio di costi – verso gli scali maggiori dell’Isola.
Che fine hanno fatto le “tariffe sociali”, che avrebbero dovuto garantire trasporti “calmierati” per determinate fasce di popolazione? E la famosa continuità territoriale da Catania e Palermo, che a Natale era diventata l’unico proclama dei partiti? Si è persa traccia persino delle cazzìate di Musumeci, che sotto le Feste bofonchiava amaro di fronte alle condizioni poste dalle compagnie aeree. Sono sparite dai radar pure le battaglie per l’insularità di Gaetano Armao, che a tale scopo era stato eletto presidente dell’intergruppo regionale di Bruxelles, presso il comitato europeo delle Regioni. Il Virus ha inghiottito tutto: la voglia degli italiani di partire ma anche gli impegni dei politici, che hanno avuto altro cui dedicarsi. E che – statene certe – riapriranno il baule delle promesse non appena entrerà nel vivo l’estate e i siciliani bloccati al Nord – per studio o per lavoro – dovranno ritornare in Sicilia spendendo una fortuna. In quel momento rovesceranno sul tavolo l’intero armamentario: “facciamo questo, facciamo quell’altro…”.
Nel frattempo, chi potrà permetterselo, continuerà a volare su Roma. Mentre per recarsi a Milano bisognerà fare scalo e riemettere mano al portafogli. Da giugno dovrebbero ripartire i collegamenti con Malpensa e, una volta che il governo nazionale forzerà il blocco, anche con il resto d’Italia e d’Europa. Tutto bellissimo: ma a che prezzo?