Dividersi a Palermo avrebbe effetti nefasti per il futuro della coalizione di centrodestra. Ma è sulla proposta “unitaria e vincente” per le Amministrative che i partiti rischiano di lacerarsi. Il clima di questi giorni, ancorché aprire ragionamenti su liste e programmi, richiederebbe un ripassino delle regole. Perché se è vero che la mala amministrazione di Orlando ha aperto una prateria ai rivali, è lampante che i veti incrociati rischiano di inquinare la scelta di un candidato comune: quelli ufficialmente in corsa sono cinque o sei, ma potrebbero addirittura moltiplicarsi.
Gianfranco Micciché, a nome di Forza Italia, ha già fatto trapelare i propri desiderata: Francesco Cascio, ex presidente dell’Ars; l’avvocato Francesco Greco e, dulcis in fundo, Roberto Lagalla, che in questa fase gode dei favori del pronostico. L’attuale assessore all’Istruzione, infatti, beneficia del sostegno dell’Udc, dov’è approdato di recente. Prima, però bisogna misurare il polso dei sovranisti, che hanno mal sopportato gli ultimi apparentamenti (vedi Forza Italia-Sicilia Futura) e non hanno più voglia di starsene buoni. Ieri a Palermo s’è riunita la delegazione della Lega al gran completo. Il commissario provinciale Vincenzo Figuccia, nei giorni scorsi, era stato molto duro nei confronti di Miccichè, reo di aver posto un veto su Francesco Scoma per il suo trascorso in Forza Italia (da cui è andato via per aderire a Italia Viva e, successivamente, alla Lega). Scoma, per una questione di competenze (è stato il vice di Diego Cammarata), resta il candidato ideale del Carroccio e di Nino Minardo. Della lista dei papabili, però, fanno parte lo stesso Figuccia, oltre a Marianna Caronia e all’assessore regionale ai Beni culturali, Alberto Samonà. Rappresentano tutti nomi spendibili, e verranno utilizzati – eventualmente – per raggiungere il miglior compromesso possibile.
Né la Lega né Forza Italia, che in questa fase appaiono distanti su molte cose (nonostante la reunion romana promossa da Berlusconi e Salvini), hanno intenzione di fare passi indietro. Una linea ribadita dallo stesso Micciché parlando di elezioni Regionali: “Forza Italia ha sempre accontentato gli alleati e lasciato la candidatura agli altri partiti. Deve essere chiaro a tutti, però, che stavolta Forza Italia non rinuncia”. Di Palermo e di tanto altro si è discusso, invece, mercoledì pomeriggio al Senato, durante un incontro fra Nino Minardo e Matteo Salvini. Dietro l’ambizione dell’ex Ministro di prendersi almeno una delle tre poltrone in palio (c’è anche quella di Palazzo degli Elefanti, a Catania, nel 2023), resiste la consapevolezza di non (poter) dividere la coalizione. Sarebbe un suicidio.
Lo sa pure Roberto Lagalla, costretto a intervenire nel dibattito per tenere a bada l’amico Gianfranco dopo le ultime stilettate a Musumeci: “Sarebbe un errore politico, di prospettiva, strategico ed elettorale. Il presidente Miccichè – ha detto l’assessore all’Istruzione, nonché candidato sindaco in pectore – è persona troppo intelligente e la coalizione gode di ampia responsabilità al suo interno. Quindi al di là delle inevitabili fibrillazioni e alla dialettica che precedono sempre i tempi elettorali, credo che la strada migliore sia quella di giungere ad intese e a soluzioni condivise tanto per le Amministrative che per le Regionali”. A proposito: il gruppo Banca Intesa ha smentito le voci su Gaetano Micciché, fratello di Gianfranco, che secondo l’Espresso sarebbe il nome buono per riunire il centrodestra nella corsa verso palazzo d’Orleans dopo aver archiviato la stagione di Musumeci.
Al momento è quasi impossibile separare il piano delle Amministrative da quello delle Regionali. Anche Fratelli d’Italia giocherà un ruolo decisivo in questi incastri. Oltre alla proposta di Carolina Varchi quale candidato ideale per il Comune di Palermo, che svela lo scarso interesse per Lagalla, c’è un’altra pulsione: risponde al nome di Giuseppe Milazzo. L’europarlamentare, nello scorso giugno, ha lasciato il gruppo di Forza Italia a Bruxelles per aderire a quello della Meloni. Conosce a menadito le dinamiche palermitane, avendo ricoperto un ruolo sia a palazzo delle Aquile, da consigliere comunale, che all’Ars. Ma si tratterebbe di una proposta fin troppo audace, dal momento che Milazzo – più di Scoma – ha voltato le spalle a Micciché e FI dopo aver riportato un risultato prodigioso (e l’elezione) poco più di due anni fa alle Europee con oltre 75 mila preferenze.
Ad ogni modo, trattandosi della quinta città d’Italia, le decisioni assunte nei caminetti di Palermo dovranno ottenere la ratifica di Roma. Il nome del candidato verrà ufficialmente deliberato da Salvini, Meloni e Berlusconi. Si spera entro la fine di novembre. Intanto i partiti centristi si interrogano sul proprio ruolo: dall’Udc al Cantiere Popolare, passando per la Democrazia Cristiana di Cuffaro, temutissima di questi tempi. Mentre Italia Viva sceglierà insieme a Forza Italia, dopo l’ingresso di Tamajo (soprattutto) e D’Agostino nella federazione centrista. Restano ai margini Azione di Calenda e Più Europa, che a Palermo vanta la figura di Fabrizio Ferrandelli. Entrambi i partiti stanno lavorando a un “campo largo” liberal-democratico, che spera di agganciare da un lato ciò che resta di Italia Viva, dall’altra il Pd (senza il traino dei Cinque Stelle: utopia). Ma libero dai sovranisti e senza Totò Cuffaro, come ribadito in un’intervista a Live Sicilia dal coordinatore regionale del partito di Calenda, Giangiacomo Palazzolo: “Non può essere un interlocutore”.
Mentre è tutto da decifrare il ruolo di Diventerà Bellissima. Dello stato maggiore del partito, solo Alessandro Aricò, il capogruppo all’Ars del movimento fondato da Musumeci, ha qualche velleità per entrare nel lotto dei pretendenti. Ha già corso da candidato sindaco nel 2012 e potrebbe riprovarci. Anche se la situazione del suo partito è in fieri e resta legata a un’ipotesi di federazione con Fratelli d’Italia che nelle ultime ore sembra aver perso quota. Qualcosa di più chiaro potrebbe emergere dalla direzione regionale di Db, in programma domenica all’Hotel delle Palme di Palermo. Ma soprattutto dalla visita in città di Giorgia Meloni, prevista per la fine del prossimo mese. A proposito di big: Silvio Berlusconi dovrebbe intervenire – almeno telefonicamente – all’appuntamento organizzato da Forza Italia per il prossimo 12-13-14 novembre a Mazara del Vallo. Salvini, invece, difficilmente tornerà in Sicilia prima del 17 dicembre, data della seconda udienza del processo Open Arms. A quel punto il nome del candidato sindaco sarà già nero su bianco. Forse.
Venerdì prossimo il primo incontro di coalizione per Palermo
“Dopo avere sentito tutti i partiti della maggioranza ho convocato per venerdì 5 novembre alle 18:00 in Assemblea regionale siciliana, la prima riunione del centrodestra. Si tratta di un primo incontro per capire chi saranno i protagonisti del centrodestra per le prossime elezioni comunali a Palermo. Sarà importante capire quali e quante saranno le liste in appoggio alla candidatura che verrà scelta dal cdx”. Lo scrive in una nota il coordinatore regionale di Forza Italia e Presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè.
“Sarebbe da coglioni consegnare la Città al PD dopo le macerie lasciate da Orlando – aggiunge Vincenzo Figuccia, segretario provinciale della Lega a Palermo -. Dopo aver passato due notti insonni ho deciso di chiamare tutti, perché Palermo chiede di essere liberata e per far questo serve unità e impegno. Con la classe dirigente del partito – aggiunge inoltre – organizzeremo a dicembre un incontro con Salvini, aperto a dirigenti e sostenitori, ma soprattutto a professionisti, volontari, imprenditori e cittadini comuni animati da spirito di partecipazione e voglia di cambiamento”.