I cambi di rotta nell’immagine si percepiscono da molte cose, ma quando le nuove tendenze scendono al livello della comunicazione di massa significa che non sono piu’ tali: per questo, quando l’altro giorno, sfogliando il New Yorker (si, sono una snob), mi sono imbattuta nella nuova pubblicità della Honda Passport, ho capito che l’ora dei blogger era suonata. “Get there before the blogs do”, diceva la bodycopy stampata sopra l’immagine dell’auto, fotografata in un luogo spettacolare. “Vacci prima che arrivino i blog”. Cioe, era sottinteso, gli sfigati del mestiere dell’informazione. Sono passati meno di dieci anni, da quando il giornalismo che ricerca, scrive ed eventualmente paga per quanto ha scritto, si e’ trovato confuso con una massa di improvvisati del mestiere, che talvolta si sono evoluti in bravi professionisti (anche del commercio), ma molto piu’ spesso si sono accontentati di copiare-e-incollare comunicati e di strappare inviti, mantenendosi non si sa come. Nella moda, dopo un iniziale boom, sono sempre di meno: il direttore di Vogue America Anna Wintour ha posto loro sul capo di recente la pietra tombale, difendendo a spada tratta, lei figlia di un grande direttore di quotidiano, il giornalismo serio e di verifica, “unico baluardo contro le fake news”. Ricordo quando certe colleghe si dolevano per essere state scartate a favore di certi ragazzetti che non sapevano distinguere Picasso da Magritte. I ragazzetti sono gia’ spariti. Gli uffici stampa li hanno cancellati dalle liste. E mai cone adesso le “vecchie babe” sono vezzeggiate: la gente vuole certezze perfino quando legge di borsette.
Fabiana Giacomotti per Il Foglio
in La lettera scarlatta
Ahia, fare il blogger non è più fico
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