In questi tempi politicizzati in cui tutto è scontro, accanimento, opposizione, lotta, ci scopriamo orfani del piacere delle piccole cose.
Lo scrittore Antonio Scurati ha vinto il premio Strega e ha dedicato la vittoria a chi ha combattuto il fascismo. È una dedica, visti i tempi, importante, alta, meritoria: mi sembra quasi stupido sottolinearlo ma lo faccio lo stesso perché non si sa mai.
Però pensavo, nello stesso momento in cui leggevo le parole di Scurati, alle piccole cose perdute, alle dediche di un tempo magari un po’ sceme e ingenue ma che davano il senso pieno della nostra storia personale, del nostro percorso, delle nostre emozioni più vere e più intime.
Dedico questo premio a mio padre, a mia madre, a mio cugino, alla tata, ai nonni, al mio insegnante di scrittura, al mio professore di latino e greco: insomma c’era prima – prima di questi tempi bui in cui ci sembra quasi necessario dire sempre da che parte stiamo, in qualsiasi circostanza e in qualsiasi contesto – una genuinità che coincideva pienamente con noi stessi, con ciò che eravamo e che siamo via via diventati.
Così la dedica alla nonna o al professore di liceo ci sembra quasi buffa, infantile: ci parrebbe quasi di deludere l’uditorio che si aspetta da noi cose non banali e che, soprattutto, rispecchino l’attualità. È un peccato, perché a me un po’ mi mancano quelli che vincono un premio e dicono questo premio è per mia zia che mi introdusse al meraviglioso mondo della lettura e della scrittura.
Insomma viva gli antifascisti e chi è morto combattendo per la libertà, però se permettete questo premio lo dedico a mia zia Donata perché se un giorno lontano non mi avesse regalato Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi io non sarei qui su questo palco davanti a voi.