Agrigento capitale italiana (sgrammaticata) della cultura

Agrigento, eletta Capitale italiana della cultura 2025, vive un debutto tra strafalcioni e polemiche. Un cartello stradale sulla “Strada degli scrittori” è stato rimosso per errori grossolani come “Valle di Templi” e “Casa Pirandello contrata Caos”. I promotori, come racconta Gian Antonio Stella sul ‘Corriere della Sera’, si son dovuti precipitare a correggere: “Anas ha già provveduto alla sua rimozione. Il segnale sarà sostituito”. Questo episodio, però, si somma a una gestione approssimativa che rischia di trasformare un’opportunità storica in un disastro annunciato.

Pietrangelo Buttafuoco, presidente della Biennale di Venezia, ha invocato un commissariamento della città per salvare l’evento, criticando la mancanza di progettualità e programmazione: “Avevo un’idea ben precisa, che fosse l’occasione delle occasioni. Credo che ci siano tutti i presupposti affinché da Roma, quindi dal comando centrale, si abbia la consapevolezza di impugnare il tutto, anche a costo di essere sgarbati nei modi”. Il rischio, secondo lui, è che questa occasione si riduca alla solita distribuzione a pioggia di fondi, senza una visione a lungo termine. Le cronache confermano lo scenario: la recente finanziaria regionale ha distribuito 80 milioni di euro, circa un milione a deputato, per favori elettorali senza trasparenza. Con una eccezione, l’ex Iena Ismaele La Vardera, il quale ha rinunciato al plafond. Nel frattempo, la Sicilia rimane tra le regioni più povere d’Europa, con il 38% della popolazione a rischio povertà.

La questione della ‘Capitale della Cultura’, poi, rischia di sfuggire di mano. Agrigento, a pochi giorni dalla visita del presidente Mattarella, non ha ancora un programma concreto per il 2025. L’organizzazione sembra basarsi su rinvii, con il lancio ufficiale previsto a Roma il 14 gennaio assieme al ministro Giuli. E il Corriere arriva a citare Buttanissima, per aver scritto a più riprese dei finanziamenti regionali a eventi come il Capodanno Mediaset a Catania e il concerto natalizio con “Il Volo”, registrato mesi prima in condizioni surreali. Totale dell’operazione: 3 milioni di euro. Inoltre, anche la ricostruzione del Telamone, un’opera ritenuta una forzatura dagli archeologi, è stata considerata uno spreco di risorse e una violazione delle regole del restauro. Le polemiche, spiega Stella, dimostrano ancora una volta le difficoltà croniche della Sicilia nel valorizzare il proprio patrimonio culturale.

Paolo Cesareo :

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