Non è soltanto il caro-voli. Il caos dei cieli, in Sicilia, è determinato da una compagnia che porta solo guai. Ai viaggiatori, s’intende. Il suo nome è Aeroitalia. Ieri, al debutto sulla tratta Comiso-Perugia, probabilmente non aveva gli aerei. E così ha utilizzato un velivolo impegnato su un’altra rotta (la Comiso-Bologna), partito con sette ore di ritardo, per caricare a bordo i pochi temerari che avevano scelto di recarsi a Perugia. Passeggeri obbligati al “cambio”, come avviene coi treni nella derelitta Sicilia. Al ritorno sarebbe dovuto accadere lo stesso – e già pensarlo è vergognoso. Così, per metterci una pezza, Aeroitalia ha cancellato il volo da Bologna e provveduto a riportare a casa i 22 che si sono imbarcati da Perugia. Uno scempio di fronte al quale nessuno ha deciso di mettere la faccia.
Né il capo della compagnia, Gaetano Intrieri, che a inizio mese annunciava l’abbandono dello scalo ibleo (salvo ripensarci); né l’amministratore della Sac, Nico Torrisi, che gestisce lo scalo di Comiso come fosse il figlio di un dio minore; tanto meno il presidente della Regione, Renato Schifani, il primo sponsor del “terzo vettore” che colleziona ritardi e figuracce, tramutando ogni volo in un potenziale incubo. Questa mattina Aeroitalia ha scelto di ridurre le frequenze da Catania e Palermo verso Bergamo. Qualche giorno fa aveva deciso di sostituire la tratta Comiso-Bologna con Parma. Nel frattempo continuava a lasciare a piedi centinaia di passeggeri, fra voli cancellati (su Fiumicino) e ritardi abissali e intollerabili. Eppure la politica li prega di restare e li premia pure: Aeroitalia è una delle due compagnie ad aver aderito alla scontistica della Regione per i residenti e i nati in Sicilia. Ottiene fondi pubblici per garantire una sforbiciata ai prezzi al momento della prenotazione. Peccato che poi lasci tutti a piedi.